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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Raffaele Lauro (del 18/11/2010 @ 14:55:01, in Il commento politico, linkato 379 volte)
SENATO DELLA REPUBBLICA
AS ....
———– XVI LEGISLATURA ———–
DISEGNO DI LEGGE
d’iniziativa del senatore LAURO
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Norme in materia di regolamentazione e controllo della prostituzione
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Onorevoli colleghi. - Il presente disegno di legge si compone di un unico articolo e propone la non facile regolamentazione della attività della prostituzione sessuale esercitata liberamente, in forma autonoma e a domicilio.
Quale premessa alla presente relazione si ritiene utile illustrare, a fini comparativi, la legislazione che disciplina la prostituzione in alcuni paesi europei.
In Francia, la prostituzione è un'attività libera e non regolamentata.
Tuttavia, le "maisons de tolérance" sono state chiuse nel 1946, come conseguenza dell'approvazione della c.d. legge Marthe Richard, e sono oggi vietate dall'art. 225-10 del codice penale che prevede 10 anni di reclusione e 750.000 euro di multa per chi possiede, gestisce, sfrutta, dirige, fa funzionare, finanzia o contribuisce a finanziare una casa d'appuntamenti.
Inoltre, il codice penale sanziona - in alcuni casi molto duramente - le condotte di favoreggiamento e adescamento.
Tale apparato sanzionatorio è stato rafforzato dalla legge sulla sicurezza interna del 2003 (c.d. legge Sarkozy II).
Per quanto riguarda in particolare lo sfruttamento, l'art. 225-5 del codice penale prevede 7 anni di reclusione e una multa di 150.000 euro per coloro: 1) che aiutano, assistono o proteggono la prostituzione altrui; 2) che traggono profitto dalla prostituzione altrui, che ne condividono i proventi o che sono mantenuti da una persona che si dedica abitualmente alla prostituzione; 3) che avviano un'altra persona alla prostituzione o che esercitano pressione su un'altra persona finalizzata a farla prostituire. Il successivo art. 225-6 elenca una serie di condotte che sono equiparate ai fini sanzionatori al favoreggiamento.
Il codice penale prevede poi numerose aggravanti (ad esempio, nel caso in cui il fatto sia compiuto nei confronti di un minore o di una persona particolarmente vulnerabile o da parte di una associazione per delinquere). Nel caso più grave - quando il fatto è commesso facendo ricorso ad atti di tortura o di barbarie - la pena prevista è la reclusione e la multa di 4.500.000 euro.
La suddetta legge sulla sicurezza interna del 2003 ha reso penalmente rilevante l'adescamento ("racolage"), introducendo il nuovo art. 225-10-1 che prevede due mesi di reclusione e una multa di 3.750 euro per chi, con qualsiasi mezzo, ivi inclusa una attitudine passiva, procede in un luogo pubblico ad adescare qualcuno in vista di incitarlo a relazioni sessuali a pagamento.
Per quanto riguarda i clienti, la legge francese in linea di massima non li sanziona, salvi i casi in cui il soggetto che si prostituisce sia un minore o un soggetto che si trova in condizioni di vulnerabilità individuate dall'art. 225-12-1 del codice penale (gravidanza, malattia, invalidità, ecc.). Le sanzioni sono identiche in questi due casi (tre anni di reclusione e una multa da 45.000 a 100.000).
In Germania, nel 2002 è entrata in vigore la nuova legge sulla prostituzione (Gesetz zur Regelung der Rechtsverhältnisse der Prostituierten del 20 dicembre 2001), finalizzata a migliorare lo status legale, la posizione sociale e le condizioni di lavoro delle persone che esercitano la prostituzione. In particolare, la legge in questione ha voluto rimuovere lo stigma dell'immoralità nei confronti della prostituzione e delle persone che la esercitano.
Ciò è stato perseguito, in primo luogo, prevedendo che l'accordo in base al quale viene concordato un compenso in cambio di prestazioni sessuali giustifica una pretesa giuridicamente efficace e, quindi, l'attuazione in giudizio del diritto. Mentre in passato la giurisprudenza riteneva che gli accordi fra prostitute e clienti fossero nulli per contrarietà al buon costume, ai sensi dell'art. 138 del codice civile, la persona che esercita la prostituzione può oggi agire in giudizio per ottenere il compenso pattuito, in caso di inadempimento del cliente.
È stato inoltre stabilito che l'esercizio della prostituzione come attività dipendente costituisce un'occupazione soggetta ad assicurazione obbligatoria ed al diritto previdenziale vigente.
Infine, sono state apportate modifiche conseguenti agli articoli del codice penale in materia di favoreggiamento della prostituzione. In particolare, il favoreggiamento della prostituzione è stato riformulato al fine di circoscriverlo ai soli casi in cui la persona che esercita la prostituzione si trova ad essere in una condizione di dipendenza personale o economica rispetto ad un terzo.
Si ricorda inoltre che i comuni possono individuare zone della città o orari della giornata in cui la prostituzione di strada non è consentita.
Per quanto riguarda la pubblicità, essa costituisce un illecito amministrativo qualora non sia effettuata in maniera discreta e violi, ad esempio, la sensibilità dei minori.
Anche in Inghilterra la prostituzione non è illegale, ma sono illegali numerose attività ad essa connesse.
In particolare, i reati connessi alla prostituzione sono sanzionati da una serie di Sexual Offences Acts, l'ultimo dei quali risale al del 2003.
Ai sensi dei suddetti provvedimenti costituiscono reato: il favoreggiamento della prostituzione; la gestione di case di appuntamento; l'adescamento; il fatto di consentire che un bene immobile sia utilizzato per la prostituzione; il traffico di persone finalizzato allo sfruttamento sessuale.
Anche in Inghilterra novità normative in materia di prostituzione sono state apportate da un recente provvedimento in materia di pubblica sicurezza: il Policing and Crime Act del 2009. In particolare, tale provvedimento ha esteso i casi di responsabilità penale del cliente.
In primo luogo, è stato modificato il suddetto Sexual Offences Act del 2003, introducendo un paragrafo ai sensi del quale il cliente è perseguibile se la prostituta svolge tale attività non di sua spontanea volontà ma perchè costretta da un terzo. Il reato si configura anche quando il cliente ignora tale circostanza.
È stata inoltre prevista la nuova fattispecie definita "soliciting" (sollecitazione), che punisce la condotta di colui che in un luogo pubblico o in un veicolo sollecita un'altra persona ad offrirgli servizi sessuali a pagamento. La nuova fattispecie sostituisce due fattispecie precedenti ("kerb-crawling" e "soliciting"), che richiedevano però la persistenza della condotta e il fatto che essa fosse idonea a danneggiare la quiete pubblica. Tali condizioni non sono più richieste.
In Svizzera la disciplina della prostituzione trova il suo fondamento nell'art. 199 del codice penale. Tale disposizione prevede infatti che l'infrazione delle prescrizioni cantonali sul luogo, tempo e modalità dell'esercizio della prostituzione sia sanzionata con una multa. Ne deriva che la prostituzione è un attività libera e che essa viene regolamentata a livello cantonale, nei limiti tracciati dal codice penale confederale.
Oltre al suddetto art. 199, assumono rilevanza l'art. 182 (in materia di tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento sessuale) e l'art. 195 (in materia di sfruttamento di atti sessuali / promovimento della prostituzione).
Per quanto riguarda in particolare la materia dello sfruttamento, con la riforma dei reati sessuali avvenuta nel 1992, sono state eliminate le due disposizioni penali riguardanti in modo specifico il lenocinio e lo sfruttamento passivo della prostituzione. Ad essere rilevante ai fini della punibilità è, invece, ora la violazione del diritto all'autodeterminazione sessuale, ad esempio per mezzo della prostituzione forzata. Attualmente, l'art. 195 del codice penale prevede infatti la reclusione sino a dieci anni o una pena pecuniaria per:
- chi sospinge alla prostituzione un minorenne;
- chi, profittando di un rapporto di dipendenza o per trarne un vantaggio patrimoniale, sospinge altri alla prostituzione;
- chi lede la libertà d'azione di una persona dedita alla prostituzione sorvegliandola in questa sua attività o imponendole il luogo, il tempo, l'estensione o altre circostanze inerenti all'esercizio della prostituzione;
- chi mantiene una persona nella prostituzione.
Tornando quindi al disegno di legge in titolo, va sottolineata la circostanza che la maggior parte dei disegni di legge presentati al Senato sulla materia, ed in corso di esame presso le Commissioni riunite Giustizia e Affari costituzionali, nel mentre prevedono il divieto di esercizio della prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico, lo consentono, a determinate condizioni, nelle abitazioni private.
Altri disegni di legge, compreso quello del Governo (AS. 1079) affrontano la problematica prevalentemente con un'ottica di tipo penalistico, introducendo nel codice del reato di prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico e le relative misure sanzionatorie nei confronti sia di chi esercita la prostituzione che dei clienti. Si tratta di una soluzione condivisibile e auspicabile, soprattutto considerando le condizioni di miseria sociale e morale in cui si consuma prevalentemente il fenomeno della prostituzione. Occorre che lo Stato intervenga per tutelare la libertà della persona e la sua libertà di autodeterminazione. Occorre quindi punire chi esercita la prostituzione in luogo pubblico, allo scopo di eliminare la prostituzione di strada come fenomeno di maggiore allarme sociale. Nello stesso tempo si deve contrastare lo sfruttamento della prostituzione, in quanto è soprattutto in luogo pubblico che si perpetrano le più gravi fattispecie criminose finalizzate allo sfruttamento sessuale.
Se questo è vero, al legislatore non può al contempo sfuggire il dovere di disciplinare "il mestiere più antico del mondo" che, probabilmente, nessuna norma penale riuscirà mai a cancellare.
In questo solco "regolamentare" si muove il disegno di legge sottoposto all'esame : il Governo, nell'esercizio della delega conferita, dovrà prevedere l'obbligo di controlli sanitari, l'obbligo di registrazione fiscale dell'attività, e definire le modalità con le quali il soggetto che esercita la prostituzione possa, a determinate condizioni, pubblicizzare la propria attività.
L'abrogazione dell'articolo 7 della legge Merlin, che fa divieto alle autorità di pubblica sicurezza, sanitarie e amministrative di registrazione di donne che esercitano o siano sospettate di esercitare la prostituzione, è conseguenza delle disposizioni precedenti.
Si ritiene in conclusione che il testo proposto corrisponda al principio di tutela la dignità e i valori della persona umana e al contempo possa costituire un utile strumento sia per prevenire le cause del diffuso allarme per l'ordine e la sicurezza che il fenomeno determina nonché il duro colpo che può essere inflitto all'attività criminosa dello sfruttamento.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1.
1. Con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro centottanta giorni dall’approvazione della presente legge, il Governo disciplina l’esercizio della prostituzione, svolto, da chi abbia conseguito la maggiore età, liberamente e in forma autonoma, a domicilio, prevedendo:
a) l’obbligo di controlli sanitari periodici, annotati in apposito registro dalle autorità sanitarie nel rispetto del diritto alla riservatezza, e le sanzioni per la sua violazione;
b) l’obbligo di registrazione fiscale delle prestazioni, effettuata nel rispetto del diritto alla riservatezza, ai fini della determinazione dell’imposta sul reddito;
c) le modalità con le quali alla persona che si prostituisce è consentito pubblicizzare la propria attività, nel rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 527, 528, 725 e 726 del codice penale e in forme che non siano lesive della dignità umana, stabilendo le eventuali sanzioni amministrative pecuniarie.
2. Gli schemi di regolamento sono trasmessi alle Camere, perché su di essi sia espresso il parere delle Commissioni parlamentari competenti, entro trenta giorni dalla trasmissione. Decorso il termine per l’espressione del parere, i regolamenti possono essere comunque adottati.
3. L’articolo 7 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, è abrogato.».
Di Raffaele Lauro (del 22/11/2010 @ 11:02:33, in Il commento politico, linkato 375 volte)
RELAZIONE SUI PROFILI DEL RICICLAGGIO
CONNESSI AL GIOCO LECITO E ILLECITO, TRASFORMATA IN ODG LAURO SU PATTO DI
STABILITA'(NOVEMBRE 2010)
1. Nel corso dei lavori del VI Comitato (Riciclaggio e misure patrimoniali e finanziarie di contrasto) istituito in seno alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, è apparso opportuno muoversi lungo una duplice linea di approfondimento, declinando:
a) lo studio dei fenomeni che determinano la creazione di bacini di liquidità finanziaria frutto di attività illecita e la conseguente immissione nel mercato finanziario di tali ingenti capitali, ripuliti attraverso l’acquisizione di beni o con la rilevazione ovvero creazione di imprese; nonchè dei fenomeni conseguenziali connotati dalla gestione di ingenti capitali di provenienza illecita riciclati in una realtà socio-economica in maniera tale da determinare la “confusione” e, quindi, la difficoltà di individuare le attività economiche nate nell'osservanza delle regole di mercato rispetto a quelle geneticamente viziate e, perciò, "favorite" dalla utilizzazione di risorse di provenienza illecita;
b) l’elaborazione di interventi normativi, di rango primario o secondario, diretti a consentire il contenimento e l’aggressione ai capitali che, proprio per essere frutto di attività illecite, alterano e inquinano il mercato.
In relazione al punto a), si è ritenuto di orientare l'attenzione al fenomeno del gioco lecito e di quello illecito, quale possibile canale di produzione di enormi risorse finanziarie.
Nella relazione annuale (dicembre 2009) della Direzione nazionale antimafia, si legge alle pagg. 317/319:
«La criminalità non si è lasciata sfuggire l’occasione di insinuarsi anche in attività relativamente recenti, come la gestione delle Sale Bingo. Le scommesse clandestine e le Sale Bingo continuano a rappresentare settori di interesse per la criminalità organizzata, sia per quanto riguarda le infiltrazioni nelle società di gestione delle Sale Bingo, che si prestano costituzionalmente ad essere un facile veicolo di infiltrazioni malavitose e di riciclaggio, sia per quanto riguarda le società concessionarie della gestione della rete telematica, dove si è assistito ad un duplice fenomeno, da un lato l’aggiudicazione a prezzi non economici di talune concessioni e, dall’altro, al proliferare dei punti di scommessa, i c.d. “corner”, alcuni dei quali chiaramente inseriti in una rete territoriale dominata dalla presenza di un circuito criminale (…) Queste nuove modalità di inserimento della criminalità organizzata nel gioco, si coniugano con le tradizionali forme di intervento, attraverso l’imposizione del noleggio di apparecchi di videogiochi, la gestione di bische clandestine e la pretesa di esigere le relative quote di utili, la presenza di un’organizzazione per scommesse illegali nel c.d. toto e lotto nero e clandestino. Tutto ciò fa del “gioco” un settore molto appetibile per le organizzazioni criminali e, perciò, tanto la magistratura antimafia quanto le forze di polizia centrali e interprovinciali e gli organi specializzati di polizia giudiziaria, non possono sottovalutare tali fenomeni che, si prestano tra l’altro a mimetizzarsi facilmente. Basti pensare che nei primi tre mesi del 2009, parlando solo dei giochi legali, il superenalotto ha fatto girare 628 milioni di euro, le slot machine 6 miliardi e le Sale Bingo 389 milioni (…)
In molti casi peraltro i gestori dei locali dove sono installati gli apparecchi in questione sono le vittime di attività estorsive esercitate da organizzazioni criminali inserite a pieno titolo in associazioni di stampo mafioso o contigue ad esse. I metodi usati sono infatti tipici delle attività mafiose e si consumano in due diversi modi, soprattutto nel meridione ma anche in altre zone d’Italia
a) imposizione ai gestori di locali pubblici o privati di installare nei propri spazi apparecchi elettronici di intrattenimenti – i c.d. videogiochi, non necessariamente alterati nel loro funzionamento – pretendendo poi di introitare tutti i relativi ricavi o imponendo la consegna di una larga percentuale;
b) imposizione ai gestori e noleggiatori che già hanno ottenuto la licenza per l’installazione degli apparecchi elettronici nei loro locali di una tangente sui guadagni».
2. Il Comitato ha altresì ritenuto opportuno compulsare gli atti della Commissione di indagine per la verifica della regolarità e della trasparenza delle procedure di rilascio delle autorizzazioni relative ad apparecchiature e congegni da divertimento ed intrattenimento, e per l’analisi del funzionamento dei meccanismi, anche tecnologici, volti a garantire la regolarità dei giochi, la quale ha relazionato così come di seguito riportato:
«Il gettito fiscale proveniente dagli apparecchi ex art. 110 c. 6 T.U.L.P.S., progressivamente collegati in rete a partire dalla fine del 2004, mostra un andamento crescente.
Per il 2006, secondo dati AAMS (Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato), a fronte di un volume d’affari, ovvero la “raccolta del gioco”, pari a circa 15.400.000.000 euro (di cui la quasi totalità derivante da apparecchi con vincite in denaro), vi è stato un gettito fiscale pari a 2.072.331.107 euro, con circa 200.000 apparecchi risultanti attivati.
Peraltro, l’effettiva “raccolta di gioco” sarebbe di molto superiore alla cifra sopra citata. Secondo stime della Guardia di Finanza, rese pubbliche sulla stampa in sostanziale accordo con testimonianze di vari operatori del settore: produttori, concessionari e gestori), la predetta raccolta di gioco ammonterebbe a 43,5 miliardi di euro.
Tale stima deve essere inoltre correlata al fatto, anch’esso testimoniato da più parti, che, a fronte di circa 200.000 apparecchi risultanti “ufficialmente attivati”, vi sarebbero almeno altrettanti apparecchi “illegali”».
Significativo appare il seguente dato (pag. 34 del Doc. 192.1 XV Leg.):
«Con riferimento a questo problema, si fa presente che, con nota n. 2005/4713 del 25.10.2005, indirizzata ad uno dei concessionari, “Atlantis World Group of Companies”, AAMS comunicava che “a far data dal 1.11.05, ogni apparecchio dotato di nulla osta per la messa in esercizio e non ancora collegato alla rete telematica dovrà essere obbligatoriamente collocato in magazzino”; “il cambio di ubicazione di cui trattasi, da effettuarsi secondo vigenti procedure amministrative, costituirà condizione essenziale per il mantenimento del summenzionato nulla osta, relativamente a ciascun apparecchio non ancora collegato”.
Con questa nota, di fatto, sembrerebbero “regolarizzate” le collocazioni in “magazzino” di apparecchi comma 6 del citato concessionario.
Risulta al sistema centrale di SOGEI che il suddetto concessionario avrebbe “collocato” in un esercizio pubblico in Sicilia circa 27.000 apparecchi (tutti insieme, alla stessa data), creando, di fatto, un vero e proprio magazzino “virtuale”».
3. Il Comitato ha, inoltre, esaminato gli esiti di una indagine svolta dall’Osservatorio sulla Criminalità Economica istituito presso il CNEL, dalla quale è emersa una realtà sintetizzata in un documento consegnato agli atti della Commissione :
«Nel fenomeno del gioco illegale risultano coinvolte circa un milione di persone come avventori. La stima si ritiene per difetto.
La “filiera” del gioco c.d. “legale” comprende attualmente l’Amministrazione dei Monopoli di Stato, i concessionari, i gestori e gli esercenti. L’Amministrazione fornisce ai concessionari il benestare dell’operatività che questi espletano attraverso gli esercenti. Non necessaria ma ormai indispensabile risulta l’interposizione dei gestori, proprietari delle macchine da gioco.
Poco meno della metà di tutte le entrate da giochi rinviene dal giro d’affari determinato dalle “videolotteries” e dalle “newslots”; questo è particolarmente ricco e si è dimostrato, nell’ultimo decennio, una importante fonte di entrate per l’Erario.
Nell’interposizione dei gestori viene ritenuto esserci un problema di “abusivismo”, “truffa ai danni dello Stato”, “usura e riciclaggio”.
Si ritiene, anche grazie alle informazioni (non segretate) fornite dalla Guardia di Finanza (Nucleo Speciale Tutela Entrate), che i gestori, che acquistano il parco macchine dai produttori e poi le noleggiano agli esercenti, siano frequentemente dediti al “taroccamento” (attraverso un sistema denominato dagli investigatori “schedino”) delle macchine stesse (onde evitarne la corretta responsistica ai Monopoli; ad oggi risulterebbe un danno erariale da mancato prelievo di circa 55 miliardi di euro)».
4. Nel corso del 2010, risultano (ma il dato è stimato per difetto) una trentina di indagini dell'autorità giudiziaria ed operazioni delle forze di polizia in materia di “gioco” lecito ed illecito direttamente riferibili alla criminalità organizzata (con arresti e sequestri a Siracusa, Napoli, Agrigento, Palermo, Reggio Calabria, Catanzaro, Enna, Avellino, Siena, Arezzo, Firenze, La Spezia, Padova, Milano, Salerno, Lecce, Imperia, Caserta e L'Aquila).
5. Occorre altresì ricordare che il Senatore Raffaele Lauro, in un comunicato alla stampa del 5.10.2010 , ha in poche parole inquadrato un aspetto di drammatico rilievo, come di seguito testualmente riportato:
«L’Italia sta diventando la bengodi europea del gioco, una fabbrica di illusioni e di disperazione che, come un cancro, divora quotidianamente i redditi delle famiglie italiane, specie di quelle meno abbienti».
Appare, peraltro, utile allegare a questa relazione l’integrale intervento del Sen. Raffaele Lauro fatto in Commissione Antimafia il 13 gennaio 2009 e allegato al resoconto stenografico della seduta.
Significativo è l’incipit:
«La stampa quotidiana, in inserti specializzati o in articoli a tutta pagina, con un’assillante continuità, esalta, in maniera acritica, con toni trionfalistici e, a mio giudizio, irresponsabili, il grande business, in crescita esponenziale, del gioco d’azzardo, il cui giro d’affari sarebbe stato, nel 2008, pari a tre finanziarie dello Stato.
Dei costi umani e sociali di questo grande business, nessuno discute. Dell’alimentazione finanziaria alla società criminale, nessuno si preoccupa».
Inoltre:
«In una prima fase, una grande sala da gioco o, ancor più, un distretto del divertimento genera un impatto – inizialmente incrementativo – sull’apprezzamento del patrimonio immobiliare, sulla domanda del terziario dei servizi e sull’occupazione locale.
Alla prova dei fatti e cioè su un periodo di media lunghezza, è stato dimostrato che il gioco d’azzardo ha un effetto depressivo proprio a causa dell’indotto criminale che si forma in un’area più vasta dello stesso distretto (…) Sin dalla loro costituzione, gli organismi internazionali di azione contro il riciclaggio di capitali sporchi hanno indicato il pericolo rappresentato dal ricorso a “intermediari finanziari non tradizionali”, da parte della criminalità organizzata (…) Con la “legalizzazione” delle slot machine (legge finanziaria 2003), si è riprodotto quell’effetto d’incorporamento del legale nell’illegale che, avviene quando il modello di business non è corredato da una effettiva capacità regolativa dello Stato. Così l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, ha sempre meno controllato e sempre più offerto opportunità (indesiderate e inintenzionali, manco a dirlo) ai trust dell’illegalità, sia sotto forme di lobbies corruttrici, sia sotto forma diretta di criminalità organizzata (…) Lo Stato ha abbandonato la funzione regolativa/contenitiva e ha generato una fiscalità regressiva sul reddito (si incamera di più, percentualmente, da chi ha reddito più basso); quindi ha “superato” le finalità fiscali per preferire le finalità di modello di business (…) L’introduzione delle slot-machine (250 mila istallazioni, prevista già con provvedimento legislativo del 2003) ha provocato un impatto capillare sul territorio economico con almeno sei drammatiche conseguenze: la scarsa controllabilità dei flussi delle giocate, perché l’interconnessione delle apparecchiature con la centrale dell’AAMS è del tutto teorica e, di contro, facilmente manipolabile; la formazione di un circuito di installatori e manutentori delle postazioni, occupato da società collegate o emanazioni della criminalità organizzata, grazie alla sovrapposizione della nuova opportunità di business (le macchine e le sale da gioco) sui precedenti cicli di affari legali (mercato della protezione, fornitura di merci e attrezzature ai pubblici esercizi: es. bar e caffè); l’attivazione di un sistema di pressioni corruttive correlato alla necessità di monopolizzare i mercati locali delle postazioni da gioco; la moltiplicazione dei punti caldi nel tessuto delle città, intesi come luoghi di concentrazione quotidiana di denaro contante che necessita di spostamento fisico, con conseguente esposizione al rischio di rapina; l’incentivazione ai micro-mercati locali di prestito a usura per il finanziamento, oltre che delle elementari esigenze di volano per la continuità di partecipazione al gioco, anche di attività di gestione delle postazioni e delle sale; il generarsi di percorsi di particolare esposizione alla criminalità di strada da parte dei giocatori, in particolare di quanti raccolgono vincite di un rilievo apprezzabile; la partecipazione al gioco d’azzardo quotidiano da parte di minori di anni diciotto, con costante e pervasiva violazione della norma penale che vieta di offrire ad essi la possibilità di puntare soldi e di scommettere, in qualsiasi forma».
* * * *
6. Quanto ai profili di possibile intervento normativo, il Comitato ha approfondito, preliminarmente, la elaborazione giurisprudenziale relativa alla disciplina delle concessioni e delle licenze in materia di giochi e scommesse, allorquando tale attività venga esercitata da agenzie che sul territorio italiano si limitano a raccogliere le scommesse ed a convogliarle telematicamente a società straniere. La disamina degli approcci interpretativi dei giudici di merito, del giudice di legittimità e della Corte di giustizia delle Comunità europee si è rivelata indispensabile, poiché è emerso in questo settore un contrasto fra l'ordinamento interno, secondo il quale, ai sensi dell'aricolo 88 TULPS , è necessaria la licenza e i principi di libertà di stabilimento e libera prestazione dei servizi previsti, rispettivamente, agli articoli 43 e 49 del Trattato Ce.
Alla luce dell'ampia discussione svolta è stata ritenuta opportuna l'elaborazione di una proposta normativa di modifica, in sede legislativa o regolamentare, della materia, al fine di armonizzare il TULPS con i principi comunitari.
Si impone pertanto una riformulazione o comunque un’integrazione dell’articolo 88 del TULPS attualmente vigente, che tenga conto delle pronunzie interpretative della Corte di Giustizia Europea, fatte proprie dalla stessa Corte di Cassazione. Potrebbe all’uopo introdursi, dopo il primo, il secondo comma, che, riconosciuta alla società estere di capitale azionario anonimo, costituite legittimamente secondo le prescrizioni degli altri stati membri, la facoltà di organizzare e gestire le scommesse sul territorio italiano, subordini, tuttavia, per ragioni di ordine pubblico e sicurezza pubblica, il rilascio della licenza di polizia di cui al comma primo ai necessari controlli sulla persona degli amministratori, nonché ad accurati controlli dei bilanci di esercizio e delle rendicontazione contabili delle società, accompagnati da apposite relazioni di certificazione redatte da primarie società di revisione contabile sui bilanci della società. Tanto, al fine di scoraggiare e prevenire pericoli di riciclaggio. Intuitivamente, poi, il venir meno delle condizioni che avevano consentito il rilascio della licenza comporterebbe la revoca della licenza stessa.
La proposta di modifica normativa, che viene esplicitata nell’allegato 1 alla presente relazione (cfr. all. 1) appare opportuna, anche perché risulta evidente il contrasto stridente tra le esigenze di difesa dell'ordine pubblico (necessità dei controlli prodromici al rilascio delle concessioni), cui certamente non è estranea la tutela del risparmio delle famiglie italiane, ed il massiccio ricorso dello Stato al settore del gioco, attraverso il quale persegue l'obiettivo di incrementare il gettito fiscale.
In questo nuovo contesto, al di là della previsione di una normativa rigorosa per gli sviluppi futuri del settore, sarà altresì necessario individuare gli strumenti idonei per riesaminare le concessioni e le licenze fino ad ora assegnate affinché si adeguino al nuovo quadro normativo. Si potrebbe anche valutare di introdurre forme di controllo telematico e rafforzare il quadro sanzionatorio con il ricorso alla revoca della concessione nei casi di infrazioni più gravi.
7. La materia nel suo complesso sarà oggetto di ulteriori approfondimenti da parte del Comitato. Sin d'ora appare, comunque, in tutta evidenza come il settore del “gioco” costituisca il punto di incontro di plurime, gravi distorsioni dell'assetto socio-economico quali, in particolare, l’esposizione dei redditi degli italiani a rischio di erosione; l’interesse del crimine organizzato; la vocazione “truffaldina” di taluni concessionari che operano, sovente, in regime di quasi monopolio; il germe di altri fenomeni criminali come usura, estorsione, riciclaggio; infine, la sottrazione di ingenti risorse destinate all’erario.
Il paradosso più evidente si ravvisa nel fatto che lo Stato, per un verso, recuperi risorse finanziarie attraverso la diffusa "tassazione indiretta" dei redditi e, per altro verso, sia esso stesso sistematicamente “depredato” dalla contestuale esistenza di meccanismi truffaldini di gioco non censito.
La diffusione estesa sul territorio delle più fantasiose forme di "tassazione indiretta” (derivanti dal cosiddetto "gratta e vinci", dal lotto e sue varianti, dalle slot machine, dalle sale bingo, dal gioco via “internet”, dal videopoker), in verità alimentano la "malattia del gioco", invece di curarla.
Nei periodi di crisi economica si denota ancor più tale fenomeno degenerativo, in quanto, nella impossibilità di un aumento della tassazione, si accentua il ricorso ad incentivazioni della "malattia del gioco", un meccanismo che, quanto più cresce, tanto più è destinato a favorire forme occulte di prelievo dalle tasche dei cittadini, mascherando tale prelievo con l’ammiccante definizione di gioco, divertimento e intrattenimento.
Si teme che l’attuale fase di difficoltà economica del Paese possa, per l’appunto, indirizzare la ricerca di risorse verso ulteriori forme di incentivazione dei meccanismi di gioco legale.
Il VI Comitato ha ritenuto, pertanto, che sia necessario fermare questa deriva e segnalare con forza quanto possano risultare effimere tali siffatte “entrate” da "tassazione indiretta” e quanto, invece, siano progressivamente devastanti i danni ed i costi per i singoli e per la collettività.
La Commissione parlamentare antimafia, facendo proprio il lavoro del Comitato, intende, con il documento in esame, manifestare profondo allarme per le ipotesi di incremento degli strumenti del gioco per le ragioni dianzi esposte.
Allegato 1
Proposta di modifica normativa dell’articolo 88 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, (Regio Decreto 18 giugno 1931, n. 773) con l’aggiunta dei seguenti nuovi commi 2, 3 e 41
2. La licenza può essere concessa altresì ai soggetti di cui al comma 1, che gestiscono, per conto di terzi, con qualunque mezzo, anche telematico, concorsi pronostici o scommesse di qualsiasi genere. La disposizione si applica agli intermediari di società anonime ovvero con sede ubicata all’estero.
3. L'intermediario operante sul territorio nazionale produce all'organo di pubblica sicurezza la documentazione idonea, la cui individuazione è rimessa ad un regolamento interministeriale da emanarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze e del Ministro della Giustizia.
4. La norma di cui al comma 2 si applica altresì alle società con sede all'estero operanti sul territorio italiano senza intermediari".
______________________
1 Si riporta il testo del comma 1 vigente, cui non sono proposte modifiche:
“1. La licenza per l'esercizio delle scommesse può essere concessa esclusivamente a soggetti concessionari o autorizzati da parte di Ministeri o di altri enti ai quali la legge riserva la facoltà di organizzazione e gestione delle scommesse, nonché a soggetti incaricati dal concessionario o dal titolare di autorizzazione in forza della stessa concessione o autorizzazione.”
Di Raffaele Lauro (del 22/11/2010 @ 13:43:17, in Il commento politico, linkato 413 volte)
Mafia. Prostituzione. Lauro (Pdl): Oltre a reprimere, come reato, la prostituzione, esercitata in pubblico o in luogo pubblico, sottraendola al racket della criminalità organizzata e comune, bisogna regolamentare e controllare il fenomeno della prostituzione libera, esercitata in forma autonoma e a domicilio, provvedendo ai controlli sanitari e fiscali. Si porrebbe fine così ad una ipocrisia tipicamente italiana.
Stamane, al Senato, il sen. Raffaele Lauro, membro della Commissione Antimafia, ha comunicato di aver presentato un disegno di legge, in un articolo unico, che si propone, attraverso una delega al Governo, di disciplinare e di controllare il fenomeno della prostituzione libera, esercitata in forma autonoma e a domicilio, prevedendo obblighi sanitari e fiscali. Il disegno di legge parte da un'analisi comparata delle legislazioni, anche recenti, in materia di prostituzione, vigenti negli altri paesi europei, con particolare riferimento alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Germania e alla Svizzera. "Quasi tutti i disegni di legge, presentati al Senato - ha dichiarato Lauro - compreso quello del Governo (AS 1079), sul divieto e sulla repressione della prostituzione in luogo pubblico od aperto al pubblico, affrontano il problema in un'ottica di tipo penalistico, prevedendo le relative misure sanzionatorie nei confronti sia di chi esercita la prostituzione e sia di chi la sfrutta, nonché dei clienti. Si tratta di una soluzione sostanzialmente condivisibile ed auspicabile, soprattutto considerando le condizioni di miseria sociale e morale in cui si consuma prevalentemente il fenomeno della prostituzione. Lo Stato deve intervenire per tutelare la libertà della persona e la sua libertà di autodeterminazione. Occorre, quindi, punire chi esercita la prostituzione in luogo pubblico, allo scopo di eliminare la prostituzione di strada, come fenomeno di maggiore allarme sociale. Nello stesso tempo, si deve contrastare lo sfruttamento della prostituzione, in quanto è soprattutto in luogo pubblico, che si perpetrano le più gravi fattispecie criminose, finalizzate allo sfruttamento sessuale. Ma tutto questo non basta ed è una ipocrisia tipicamente italiana limitarsi alla fase repressiva." "Il legislatore - ha aggiunto Lauro - non può sottrarsi al dovere di disciplinare il fenomeno della prostituzione libera, esercitata in forma autonoma e a domicilio, che, probabilmente, nessuna norma penale riuscirà mai a cancellare. Non si può abbandonare a se stessa questa realtà, destinata ad ampliarsi a causa della repressione della prostituzione di strada, mettendo a rischio la salute dei cittadini, specie dei giovani, e sottraendo all'imposizione fiscale questa attività. Secondo la mia proposta, il Governo, nell'esercizio della delega conferita, dovrà prevedere l'obbligo di controlli sanitari e l'obbligo di registrazione fiscale dell'attività, nonché definire le modalità con le quali la persona che esercita la prostituzione possa, a determinate condizioni, pubblicizzare la propria attività." "Disciplinando e controllando - ha concluso Lauro - la prostituzione libera si tutelerebbe la dignità della persona umana, si provvederebbe a contenere le cause del diffuso allarme per l'ordine e la sicurezza, che il fenomeno determina, e si assesterebbe un duro colpo all'attività criminosa dello sfruttamento."
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PROSTITUZIONE: LAURO (PDL), DDL PER OBBLIGHI SANITARI E FISCALI =
ATTIVITA' DEVE ESSERE ESERCITATA IN FORMA AUTONOMA E A DOMICILIO
Roma, 22 nov. - (Adnkronos) - Il senatore del Pdl Raffaele
Lauro, membro della Commissione Antimafia, ha presentato un disegno di
legge, in un articolo unico, che si propone, attraverso una delega al
Governo, di disciplinare e di controllare il fenomeno della
prostituzione libera, esercitata in forma autonoma e a domicilio,
prevedendo obblighi sanitari e fiscali. Il disegno di legge parte da
un'analisi comparata delle legislazioni, anche recenti, in materia di
prostituzione, vigenti negli altri paesi europei, con particolare
riferimento alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Germania e alla
Svizzera.
''Quasi tutti i disegni di legge, presentati al Senato - ha
dichiarato Lauro - compreso quello del Governo (As 1079), sul divieto
e sulla repressione della prostituzione in luogo pubblico o aperto al
pubblico, affrontano il problema in un'ottica di tipo penalistico,
prevedendo le relative misure sanzionatorie nei confronti sia di chi
esercita la prostituzione e sia di chi la sfrutta, nonche' dei
clienti. Si tratta di una soluzione sostanzialmente condivisibile e
auspicabile, soprattutto considerando le condizioni di miseria sociale
e morale in cui si consuma prevalentemente il fenomeno della
prostituzione''.
''Lo Stato - ha continuato - deve intervenire per tutelare la
liberta' della persona e la sua liberta' di autodeterminazione.
Occorre, quindi, punire chi esercita la prostituzione in luogo
pubblico, allo scopo di eliminare la prostituzione di strada, come
fenomeno di maggiore allarme sociale. Nello stesso tempo, si deve
contrastare lo sfruttamento della prostituzione, in quanto e'
soprattutto in luogo pubblico, che si perpetrano le piu' gravi
fattispecie criminose, finalizzate allo sfruttamentoá sessuale. Ma
tutto questo non basta ed e' una ipocrisia tipicamente italiana
limitarsi alla fase repressiva''. (segue)
(Rre/Ct/Adnkronos)
22-NOV-10 12:59
PROSTITUZIONE, LAURO (PDL) PRESENTA DDL: "SOTTRARLA ALLA MALAVITA"
(9Colonne) Roma, 22 nov - Il senatore del Pdl Raffaele Lauro, membro della
Commissione Antimafia, ha presentato un disegno di legge che si propone,
attraverso una delega al Governo, di disciplinare e di controllare il fenomeno
della prostituzione libera, esercitata in forma autonoma e a domicilio,
prevedendo obblighi sanitari e fiscali. Il disegno di legge parte da
un'analisi comparata delle legislazioni, anche recenti, in materia di
prostituzione, vigenti negli altri paesi europei, con particolare riferimento
alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Germania e alla Svizzera.
"Quasi tutti i disegni di legge, presentati al Senato - ha dichiarato Lauro -
compreso quello del Governo (AS 1079), sul divieto e sulla repressione della
prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico, affrontano il problema
in un'ottica di tipo penalistico, prevedendo le relative misure sanzionatorie
nei confronti sia di chi esercita la prostituzione e sia di chi la sfrutta,
nonché dei clienti. Si tratta di una soluzione sostanzialmente condivisibile
ed auspicabile, soprattutto considerando le condizioni di miseria sociale e
morale in cui si consuma prevalentemente il fenomeno della prostituzione. Lo
Stato deve intervenire per tutelare la libertà della persona e la sua libertà
di autodeterminazione. Occorre, quindi, punire chi esercita la prostituzione
in luogo pubblico, allo scopo di eliminare la prostituzione di strada, come
fenomeno di maggiore allarme sociale. Nello stesso tempo, si deve contrastare
lo sfruttamento della prostituzione, in quanto è soprattutto in luogo
pubblico, che si perpetrano le più gravi fattispecie criminose, finalizzate
allo sfruttamento sessuale. Ma tutto questo non basta ed è una ipocrisia
tipicamente italiana limitarsi alla fase repressiva."
(SEGUE)
PROSTITUZIONE: LAURO (PDL), DDL PER OBBLIGHI SANITARI E FISCALI (2) =
(Adnkronos) - ''Il legislatore - ha aggiunto Lauro - non puo'
sottrarsi al dovere di disciplinare il fenomeno della prostituzione
libera, esercitata in forma autonoma e a domicilio, che,
probabilmente,á nessuna norma penale riuscira' mai a cancellare. Non
si puo' abbandonare a se stessa questa realta', destinata ad ampliarsi
a causa della repressione della prostituzione di strada, mettendo a
rischio la salute dei cittadini, specie dei giovani, e sottraendo
all'imposizione fiscale questa attivita'''.
''Secondo la mia proposta - ha continuato - il Governo,
nell'esercizio della delega conferita, dovra' prevedere l'obbligo di
controlli sanitari e l'obbligo di registrazione fiscale
dell'attivita',á nonche' definire le modalita' con le quali la persona
che esercita la prostituzione possa, a determinate condizioni,
pubblicizzare la propria attivita'''.
''Disciplinando e controllando - ha concluso Lauro - la
prostituzione libera si tutelerebbe la dignita' della persona umana,
si provvederebbe a contenere le cause del diffuso allarme per l'ordine
e la sicurezza, che il fenomeno determina, e si assesterebbe un duro
colpo all'attivita' criminosa dello sfruttamento''.
(Rre/Ct/Adnkronos)
22-NOV-10 13:06
DIRE, lunedì 22 novembre 2010, 13.29.38
PROSTITUZIONE. LAURO (PDL) : DDL PER DISCIPLINARE QUELLA LIBERA
OBBLIGHI SANITARI E FISCALI, NON BASTA SOLO FASE REPRESSIVA
(DIRE) Roma, 22 nov. - Il senatore del Pdl Raffaele Lauro, membro
della Commissione Antimafia, ha presentato un disegno di legge
che si propone, attraverso una delega al Governo, di disciplinare
e di controllare il fenomeno della prostituzione libera,
esercitata in forma autonoma e a domicilio, prevedendo obblighi
sanitari e fiscali. Il disegno di legge parte da un' analisi
comparata delle legislazioni, anche recenti, in materia di
prostituzione, vigenti negli altri paesi europei, con particolare
riferimento alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Germania e
alla Svizzera.
"Quasi tutti i disegni di legge, presentati al Senato- ha
dichiarato Lauro- compreso quello del governo, sul divieto e
sulla repressione della prostituzione in luogo pubblico o aperto
al pubblico, affrontano il problema in un' ottica di tipo
penalistico, prevedendo le relative misure sanzionatorie nei
confronti sia di chi esercita la prostituzione e sia di chi la
sfrutta, nonche' dei clienti. Si tratta di una soluzione
sostanzialmente condivisibile ed auspicabile, soprattutto
considerando le condizioni di miseria sociale e morale in cui si
consuma prevalentemente il fenomeno della prostituzione. Lo Stato
deve intervenire per tutelare la liberta' della persona e la sua
liberta' di autodeterminazione".(SEGUE)
(Com/Rai/ Dire)
13:22 22-11-10
NNN
DIRE, lunedì 22 novembre 2010, 13.29.40
PROSTITUZIONE. LAURO (PDL) : DDL PER DISCIPLINARE QUELLA LIBERA - 2 -
(DIRE) Roma, 22 nov. - Occorre, quindi, ha sottolineato, "punire
chi esercita la prostituzione in luogo pubblico, allo scopo di
eliminare la prostituzione di strada, come fenomeno di maggiore
allarme sociale. Nello stesso tempo, si deve contrastare lo
sfruttamento della prostituzione, in quanto e' soprattutto in
luogo pubblico, che si perpetrano le piu' gravi fattispecie
criminose, finalizzate allo sfruttamento sessuale. Ma tutto
questo non basta ed e' una ipocrisia tipicamente italiana
limitarsi alla fase repressiva."
"Il legislatore - ha aggiunto Lauro - non puo' sottrarsi al
dovere di disciplinare il fenomeno della prostituzione libera,
esercitata in forma autonoma e a domicilio, che, probabilmente,
nessuna norma penale riuscira' mai a cancellare. Non si puo'
abbandonare a se stessa questa realta', destinata ad ampliarsi a
causa della repressione della prostituzione di strada, mettendo a
rischio la salute dei cittadini, specie dei giovani, e sottraendo
all' imposizione fiscale questa attivita'. Secondo la mia
proposta, il governo, nell' esercizio della delega conferita,
dovra' prevedere l' obbligo di controlli sanitari e l' obbligo di
registrazione fiscale dell' attivita', nonche' definire le
modalita' con le quali la persona che esercita la prostituzione
possa, a determinate condizioni, pubblicizzare la propria
attivita'".
"Disciplinando e controllando- ha concluso Lauro- la
prostituzione libera si tutelerebbe la dignita' della persona
umana, si provvederebbe a contenere le cause del diffuso allarme
per l' ordine e la sicurezza, che il fenomeno determina, e si
assesterebbe un duro colpo all' attivita' criminosa dello
sfruttamento".
(Com/Rai/ Dire)
13:22 22-11-10
PROSTITUZIONE: LAURO PRESENTA AL SENATO DDL "SOTTRARLA ALLA MALAVITA"
ROMA (ITALPRESS) - Il senatore del Pdl Raffaele Lauro, membro
della Commissione Antimafia, ha presentato un disegno di legge che
si propone, attraverso una delega al Governo, di disciplinare e di
controllare il fenomeno della prostituzione libera, esercitata in
forma autonoma e a domicilio, prevedendo obblighi sanitari e
fiscali. Il disegno di legge parte da un'analisi comparata delle
legislazioni, anche recenti, in materia di prostituzione, vigenti
negli altri paesi europei, con particolare riferimento alla
Francia, alla Gran Bretagna, alla Germania e alla Svizzera.
"Quasi tutti i disegni di legge, presentati al Senato - ha
dichiarato Lauro - compreso quello del Governo, sul divieto e
sulla repressione della prostituzione in luogo pubblico o aperto
al pubblico, affrontano il problema in un'ottica di tipo
penalistico, prevedendo le relative misure sanzionatorie nei
confronti sia di chi esercita la prostituzione e sia di chi la
sfrutta, nonche' dei clienti. Si tratta di una soluzione
sostanzialmente condivisibile ed auspicabile, soprattutto
considerando le condizioni di miseria sociale e morale in cui si
consuma prevalentemente il fenomeno della prostituzione. Lo Stato
deve intervenire per tutelare la liberta' della persona e la sua
liberta' di autodeterminazione. Occorre, quindi, punire chi
esercita la prostituzione in luogo pubblico, allo scopo di
eliminare la prostituzione di strada, come fenomeno di maggiore
allarme sociale. Nello stesso tempo, si deve contrastare lo
sfruttamento della prostituzione, in quanto e' soprattutto in
luogo pubblico, che si perpetrano le piu' gravi fattispecie
criminose, finalizzate allo sfruttamento sessuale. Ma tutto
questo non basta ed e' una ipocrisia tipicamente italiana
limitarsi alla fase repressiva." "Il legislatore - ha aggiunto Lauro - non puo' sottrarsi al dovere
di disciplinare il fenomeno della prostituzione libera, esercitata
in forma autonoma e a domicilio, che, probabilmente, nessuna norma
penale riuscira' mai a cancellare. Non si puo' abbandonare a se
stessa questa realta', destinata ad ampliarsi a causa della
repressione della prostituzione di strada, mettendo a rischio la
salute dei cittadini, specie dei giovani, e sottraendo
all'imposizione fiscale questa attivita'. Secondo la mia proposta,
il Governo, nell'esercizio della delega conferita, dovra'
prevedere l'obbligo di controlli sanitari e l'obbligo di
registrazione fiscale dell'attivita', nonche' definire le
modalita' con le quali la persona che esercita la prostituzione
possa, a determinate condizioni, pubblicizzare la propria
attivita'."
"Disciplinando e controllando - ha concluso Lauro - la
prostituzione libera si tutelerebbe la dignita' della persona
umana, si provvederebbe a contenere le cause del diffuso allarme
per l'ordine e la sicurezza, che il fenomeno determina, e si
assesterebbe un duro colpo all'attivita' criminosa dello
sfruttamento".
Di Raffaele Lauro (del 24/11/2010 @ 21:49:53, in Il commento politico, linkato 566 volte)
Senato. Lauro (PdL): La profanazione del Senato è anche il frutto avvelenato di una pubblicistica, che alimenta l'antiparlamentarismo.
In relazione all'irruzione fatta da un gruppo di studenti facinorosi nell'ingresso di Palazzo Madama, prontamente contrastata dal personale del Senato e dalle forze dell'ordine, il sen. Raffaele Lauro (PdL), nell'esprimere piena solidarietà e gratitudine a coloro che hanno impedito la violazione di un luogo sacro della democrazia e della sovranità popolare, ha dichiarato: "Questa profanazione è anche il frutto avvelenato di una pubblicistica, che investe i grandi quotidiani nazionali, la quale, con tenace continuità, alimenta, in modo irresponsabile, il vento dell'antiparlamentarismo, pubblicando articoli diffamatori nei confronti dei lavori del Parlamento e dell'attività dei parlamentari, giudicati fannulloni ed approfittatori di regime. Gli studenti rischiano di essere plagiati da questo antiparlamentarismo, che, in passato, ha prodotto la dittatura fascista. A questo disagio bisogna rispondere con il senso delle istituzioni e con la repressione di ogni illegalità, ma anche con scelte politiche che abbiano il coraggio di abolire scandalosi privilegi, in modo da restituire dignità e rispetto alla classe politica e parlamentare, specie da parte delle giovani generazioni."
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Università: Lauro (Pdl), profanazione senato frutto pubblicistica avvelenata
Roma, 24 nov. (Adnkronos) - "Questa profanazione è anche il frutto avvelenato di una pubblicistica, che investe i grandi quotidiani nazionali, la quale, con tenace continuità, alimenta, in modo irresponsabile, il vento dell'antiparlamentarismo, pubblicando articoli diffamatori nei confronti dei lavori del Parlamento e dell'attività dei parlamentari, giudicati fannulloni ed approfittatori di regime". E' quanto dichiara Raffaele Lauro, senatore del Pdl.
"Gli studenti -prosegue- rischiano di essere plagiati da questo antiparlamentarismo, che, in passato, ha prodotto la dittatura fascista. A questo disagio bisogna rispondere con il senso delle istituzioni e con la repressione di ogni illegalità, ma anche con scelte politiche che abbiano il coraggio di abolire scandalosi privilegi, in modo da restituire dignità e rispetto alla classe politica e parlamentare, specie da parte delle giovani generazioni." .
(Pol//Adnkronos)
Di Raffaele Lauro (del 26/11/2010 @ 17:57:30, in Il commento politico, linkato 522 volte)
La “Legge di Stabilità 2011” non è sufficiente a rianimare la ripresa della sviluppo economico (1)
di Raffaele Lauro (2)
L’economia italiana, lungi dall’accelerare il passo della crescita per recuperare le ingenti perdite di produzione e di reddito accusate nella recessione dell’ultimo biennio, è di nuovo in una fase di rallentamento. La crescita del PIL nel terzo trimestre è, infatti, scesa dallo 0,5% allo 0,2 %, il fatturato dell’industria a settembre è calato dello 0,3% , gli ordinativi dell’1,2% e la produzione industriale del 2,1%. Sull’onda di questi rilevamenti, si dovrà rivedere al ribasso la crescita prevista del PIL per il 2010 dal già modesto 1,3 % ad appena l’ 1%, risultato del tutto insoddisfacente. Di riflesso, si allarga il distacco della nostra economia dai maggiori paesi europei, che marciano quest’anno a ritmi tra il 3,9 % della Germania, il 2,8% del Regno Unito e l’ 1,8% della Francia.
In un quadro così preoccupante, si innesta la manovra finanziaria, contenuta nel disegno di “Legge di stabilità per il 2011”, in discussione al Senato, che sarebbe dovuta intervenire per correggere la deriva in atto verso la stagnazione economica. In particolare, più volte ho sottolineato l’urgenza di fare della finanza pubblica uno strumento per lo sviluppo, pur mantenendo fermo il rispetto del vincolo di riassorbimento del disavanzo di bilancio e di riduzione dell’incidenza del debito sul PIL.
Non credo che il disegno di legge dia pienamente corpo a questo indirizzo, perché non va né verso un maggiore rigore nel risanamento dei conti pubblici, né nel senso di promuovere un ritorno a una robusta espansione dell’economia. Appare una mera misura di mantenimento dell’insoddisfacente status quo, con una stretta sui saldi di bilancio, che, comunque, va approvata, di necessità e con urgenza, per il semplice motivo che i mercati finanziari, da cui il Paese dipende per coprire i suoi disavanzi e debito pubblici, sono molto inquieti a causa dei timori di dissesto di paesi europei meno indebitati del nostro. Non si possono sottacere, tuttavia, le intrinseche debolezze di questo provvedimento, nella speranza che, con i successivi provvedimenti finanziari, il Governo Berlusconi voglia mettere mano alla correzione di rotta auspicata.
Si tratta, a mio giudizio, di una manovra debole sotto i profili sia della stabilità che dello sviluppo.
Sotto il primo profilo, si nota che a fronte di un incremento della spesa per 5,7 miliardi non stanno nuove fonti di entrata di certa corrispondenza. Mentre gran parte delle risorse, ovvero 2,4 miliardi, dovrebbero provenire dalla vendita delle frequenze derivanti dal passaggio al sistema televisivo digitale terrestre, la stima dei proventi pecca per eccesso per diversi motivi. Solo un modesta parte delle frequenze disponibili è vendibile, data la legge esistente; la cerchia dei potenziali interessati all’acquisto si è ristretta; e la propensione dei grandi operatori a sborsare ingenti somme per l’acquisto sembra essersi attenuata per le difficili condizioni dell’economia nell’attuale fase congiunturale. Si sottolinea, inoltre, che si tratta di una entrata straordinaria, che non è ripetibile nel tempo e che, quindi, va sostituita negli anni successivi con altri prelievi, per non aggravare il disavanzo strutturale di bilancio.
Un’altra consistente parte delle maggiori entrate per il 2011 (500 milioni) dovrebbe derivare dalla lotta all’evasione fiscale. Anche qui, tuttavia, si tratta di ipotesi difficili a realizzarsi, perché è ben noto che solo una piccola frazione di quanto viene accertato come imposta evasa viene recuperato ed, in aggiunta, in tempi non brevi. Sui 500 e più milioni che si intende trarre dalla ulteriore (ed irresponsabile!) espansione dei giochi e delle scommesse, andrebbero tenuti presenti i rilievi ed i suggerimenti approvati all’unanimità dalla Commissione Antimafia, rimasti finora inascoltati.
Per coprire le maggiori spese del 2011 non resterebbe, quindi, che affidarsi a una crescita al di sopra delle attese, una possibilità che appare alquanto remota in un periodo in cui, da un lato, l’economia mondiale si espande a tassi nettamente più bassi del passato per via del diffondersi di manovre di stabilizzazione delle finanze pubbliche tra le economie dell’OCSE, e, dall’altro lato, sul fronte interno, non si vedono impulsi significativi al rilancio economico né da parte del bilancio pubblico, né in termini di competitività esterna. Ma da dove dovrebbe provenire il tanto desiderato slancio di una nuova crescita, in un contesto di rigore sui saldi finanziari di bilancio?
La risposta più plausibile, come ho dichiarato di recente in Aula al Senato, potrebbe ricercarsi nel miglioramento della qualità della spesa pubblica, comprimendo quella che meno contribuisce al potenziale di crescita ed espandendo la restante parte. I progressi in questa direzione appaiono, tuttavia, anch’essi insufficienti nel provvedimento in esame, se si fa un’analisi attenta dei diversi incrementi di spesa previsti.
Un’economia come quella italiana può ritrovare una maggiore crescita solo attraverso una decisa spinta all’innovazione, alla Ricerca e Sviluppo e agli investimenti in infrastrutture strategiche per l’economia, in quanto sono i presupposti necessari per quel salto di competitività e produttività di cui le nostre imprese hanno bisogno per tornare ad affermarsi sui mercati interni ed esteri.
Per la ricerca è invece previsto un credito di imposta di portata limitata, mentre non viene rinnovato il credito di imposta generalizzato, che è stato in vigore nello scorso triennio. Per gli investimenti pubblici si prevedono solo finanziamenti aggiuntivi per la linea ferroviaria Torino-Lione, mentre permangono le limitazioni sui finanziamenti per opere pubbliche agli enti territoriali, che sono responsabili per la maggior quota (72%) degli investimenti pubblici. Per gli investimenti nel Mezzogiorno, si confida nel Piano per il Sud, varato dal Governo, che non solo permetta di non perdere i fondi comunitari rimasti inutilizzati, ma che rilanci l’attività d’investimento, dopo il dirottamento di risorse del FAS verso altre urgenze del Paese, durante la recessione economica. L’estensione al 2011 della detassazione dei contratti di produttività è una misura positiva, ma è l’unica che va verso la promozione di incrementi di produttività e competitività. Per l’università, in un’ottica di valorizzazione del merito nella ricerca, si ripristinano alcune delle risorse tagliate, ma ben più consistenti meccanismi premianti andrebbero previsti, se si vuole veramente promuovere la ricerca in funzione del rinnovamento tecnologico del nostro sistema produttivo.
Sul fronte dell’occupazione sono state rinnovate molte delle misure a sostegno al reddito o alla rioccupazione dei lavoratori in difficoltà. Tuttavia, si tratta di interventi a carattere meramente di tutela, come nel caso della cassa integrazione in deroga o dei “lavoratori socialmente utili”, non provvedimenti volti a creare nuovi e stabili posti di lavoro, che abbiano una loro genuina giustificazione in una crescente domanda di lavoro delle imprese per cogliere le opportunità del mercato. Al tempo stesso, si rileva che, soprattutto al Nord, un gran numero di offerte di lavoro delle imprese rimangono inevase per carenze gravi di lavoratori specializzati, di tecnici, di professionalità, di artigiani, di cui il Paese aveva un tempo ampia disponibilità. Su questo problema è evidente che si richiedono interventi più incisivi del piccolo sostegno all’apprendistato, che è stato previsto.
Mentre si sarebbe potuto fare di più e meglio per innalzare il potenziale di crescita economica, si individuano, nel provvedimento in discussione, diversi rivoli di spesa corrente che non danno un significativo contributo allo sviluppo dell’economia. Mi riferisco, ad esempio, ai vari contributi all’editoria e agli incentivi per l’emittenza televisiva locale e per l’emittenza radiofonica.
Considerato, quindi, il grave momento economico che attraversa l’economia sia italiana che europea, non dovrà mancare il pieno sostegno della maggioranza parlamentare a questo provvedimento, nell’interesse superiore di offrire una immagine di stabilità dei nostri conti pubblici. Ma i seri problemi di stimolo allo sviluppo economico, specie del Mezzogiorno, dovranno ricevere maggiore attenzione ed essere affrontati subito dal Governo, a partire dai provvedimenti previsti per la fine dell’anno.
(1) Pubblicato sul Corriere della Sera-Corriere del Mezzogiorno del 27 novembre 2011
(2) Senatore della Repubblica (PdL)