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Di Raffaele Lauro (del 30/11/2010 @ 21:31:38, in Il commento politico, linkato 484 volte)
ADN0094 3 POL 0 RTD POL NAZ WIKILEAKS: LAURO (PDL), DIETRO RIVELAZIONI REGIA OCCULTA DI TERRORISMO E MAFIE = Roma, 30 nov. - (Adnkronos) - In una allarmata dichiarazione, resa stamane al Senato, il senatore del Pdl Raffaele Lauro, membro della commissione parlamentare Antimafia, ha ipotizzato che dietro le rivelazioni di Wikileaks possano esserci i grandi nemici della democrazia occidentale, tatticamente alleati: terrorismo e mafie. "Sullo scenario epocale di una gravissima crisi politica, economica, finanziaria e sociale - ha dichiarato Lauro - i nemici della democrazia e della civilta' occidentale hanno colpito una seconda volta, dopo l'11 settembre, in una forma meno cruenta, ma piu' subdola". "L'indebolimento della leadership americana, la destabilizzazione delle relazioni internazionali, specie sul delicato fronte mediorientale, lo sfaldamento del sistema monetario europeo e una drammatica rottura della solidarieta' tra Usa e Europa - ha sottolineato Lauro - possono convenire soltanto ad una potentissima alleanza, nata da una convergenza di interessi illeciti: il terrorismo internazionale, non solo di matrice religiosa, e il network delle criminalita' organizzate trasnazionali, la rete di tutte le mafie, dedite ad ogni sorta di traffici illegali, dagli stupefacenti al riciclaggio di enormi capitali sporchi, che ora vogliono imboccare la strada piu' redditizia delle economie emergenti, destinate, nei calcoli criminali, a soppiantare la centralita' occidentale". "Lo stillicidio delle rivelazioni - ha aggiunto Lauro - che continuera' per settimane e forse per mesi, obbedisce ad una occulta regia, finalizzata ad indebolire, se non a sfaldare, il tessuto politico-istituzionale delle democrazie". (segue) (Rre/Pn/Adnkronos) 30-NOV-10 09:23 ADN0114 3 POL 0 RTD POL NAZ WIKILEAKS: LAURO (PDL), DIETRO RIVELAZIONI REGIA OCCULTA DI TERRORISMO E MAFIE (2) = (Adnkronos) - "Se non ci sara' una reazione, adeguata, unitaria e solidale, dei governi occidentali e delle classi politiche, evitando di cadere nella trappola delle divisioni, degli egoismi nazionali e delle ritorsioni - ha proseguito il senatore del Pdl - in termini di sicurezza e di ripresa di uno sviluppo sostenibile, dovremo presto aggiornare, come aveva profetizzato Oriana Fallaci, l'opera di Oswald Spengler, con un nuovo titolo 'Il suicidio dell'Occidente'". Sui rapporti futuri tra l'Italia e gli Usa, Lauro ha aggiunto: "La storica amicizia tra il popolo americano e il popolo italiano non sara' minimamente scalfita, al contrario essa e' destinata a rafforzarsi nell'auspicato quadro di una rinnovata solidarieta' europea ed atlantica, necessaria a fronteggiare questo attacco in atto ai valori della liberta' e della democrazia". "Strumentalizzare in maniera miope ed irresponsabile, da parte non soltanto dell'opposizione, queste rivelazioni, per puro calcolo di bottega, ed ipotizzare una crisi di governo, al buio - ha concluso Lauro - appartiene alla categoria del 'cupio dissolvi' e dell'autodistruzione dell'intera classe politica italiana". Wikileaks, Lauro (Pdl): Asse tra terrorismo internazionale e mafie Roma, 30 NOV (Il Velino) - "Sullo scenario epocale di una gravissima crisi politica, economica, finanziaria e sociale i nemici della democrazia e della civilta' occidentale hanno colpito una seconda volta, dopo l'11 settembre, in una forma meno cruenta, ma piu' subdola". Lo dichiara il senatore del Pdl Raffaele Lauro, che aggiunge: "L'indebolimento della leadership americana, la destabilizzazione delle relazioni internazionali, specie sul delicato fronte mediorientale, lo sfaldamento del sistema monetario europeo e una drammatica rottura della solidarieta' tra Usa e Europa possono convenire soltanto a una potentissima alleanza, nata da una convergenza di interessi illeciti: il terrorismo internazionale, non solo di matrice religiosa, e il network delle criminalita' organizzate trasnazionali, la rete di tutte le mafie, dedite ad ogni sorta di traffici illegali, dagli stupefacenti al riciclaggio di enormi capitali sporchi, che ora vogliono imboccare la strada piu' redditizia delle economie emergenti, destinate, nei calcoli criminali, a soppiantare la centralita' occidentale. Lo stillicidio delle rivelazioni - ha aggiunto Lauro -, che continuera' per settimane e forse per mesi, obbedisce a una occulta regia, finalizzata ad indebolire, se non a sfaldare, il tessuto politico-istituzionale delle democrazie. Se non ci sara' una reazione, adeguata, unitaria e solidale, dei governi occidentali e delle classi politiche, evitando di cadere nella trappola delle divisioni, degli egoismi nazionali e delle ritorsioni, in termini di sicurezza e di ripresa di uno sviluppo sostenibile, dovremo presto aggiornare, come aveva profetizzato Oriana Fallaci, l'opera di Oswald Spengler, con un nuovo titolo 'Il suicidio dell'Occidente'". Sui rapporti futuri tra l'Italia e gli Usa, Lauro ha concluso: "La storica amicizia tra il popolo americano e il popolo italiano non sara' minimamente scalfita, al contrario essa e' destinata a rafforzarsi nell'auspicato quadro di una rinnovata solidarieta' europea ed atlantica, necessaria a fronteggiare questo attacco in atto ai valori della liberta' e della democrazia. Strumentalizzare in maniera miope ed irresponsabile, da parte non soltanto dell'opposizione, queste rivelazioni, per puro calcolo di bottega, ed ipotizzare una crisi di governo, al buio, appartiene alla categoria del 'cupio dissolvi' e dell'autodistruzione dell'intera classe politica italiana". (com/chc) WIKILEAKS, LAURO (PDL): ALLEANZA TRA TERRORISMO E MAFIE (9Colonne) Roma, 30 nov - "Sullo scenario epocale di una gravissima crisi politica, economica, finanziaria e sociale, i nemici della democrazia e della civiltà occidentale hanno colpito una seconda volta, dopo l'11 settembre, in una forma meno cruenta, ma più subdola". Lo afferma il senatore del Pdl, Raffaele Lauro che punta il dito contro una "potentissima alleanza, nata da una convergenza di interessi illeciti: il terrorismo internazionale, non solo di matrice religiosa, e il network delle criminalità organizzate transnazionali". "Lo stillicidio delle rivelazioni - aggiuge -, che continuerà per settimane e forse per mesi, obbedisce ad una occulta regia, finalizzata ad indebolire, se non a sfaldare, il tessuto politico-istituzionale delle democrazie. Se non ci sarà una reazione, adeguata, unitaria e solidale, dei governi occidentali e delle classi politiche, evitando di cadere nella trappola delle divisioni, degli egoismi nazionali e delle ritorsioni, in termini di sicurezza e di ripresa di uno sviluppo sostenibile, dovremo presto aggiornare, come aveva profetizzato Oriana Fallaci, l'opera di Oswald Spengler, con un nuovo titolo 'Il suicidio dell'Occidente'". Sui rapporti futuri tra l'Italia e gli Usa, Lauro conclude: "La storica amicizia tra il popolo americano e il popolo italiano non sarà minimamente scalfita, al contrario essa è destinata a rafforzarsi nell'auspicato quadro di una rinnovata solidarietà europea ed atlantica, necessaria a fronteggiare questo attacco in atto ai valori della libertà e della democrazia. Strumentalizzare in maniera miope ed irresponsabile, da parte non soltanto dell'opposizione, queste rivelazioni, per puro calcolo di bottega, ed ipotizzare una crisi di governo, al buio, appartiene alla categoria del 'cupio dissolvi' e dell'autodistruzione dell'intera classe politica italiana". WIKILEAKS. LAURO (PDL): ALLEANZA TRA TERRORISMO E MAFIE (DIRE) Roma, 30 nov. - "Sullo scenario epocale di una gravissima crisi politica, economica, finanziaria e sociale, i nemici della democrazia e della civilta' occidentale hanno colpito una seconda volta, dopo l'11 settembre, in una forma meno cruenta, ma piu' subdola". Lo dice il senatore del Pdl, Raffaele Lauro, sottolineando che questa situazione puo' "convenire soltanto ad una potentissima alleanza, nata da una convergenza di interessi illeciti: il terrorismo internazionale, non solo di matrice religiosa, e il network delle criminalita' organizzate trasnazionali, la rete di tutte le mafie". "Lo stillicidio delle rivelazioni- aggiunge Lauro- che continuera' per settimane e forse per mesi, obbedisce ad una occulta regia, finalizzata ad indebolire, se non a sfaldare, il tessuto politico-istituzionale delle democrazie. Se non ci sara' una reazione, adeguata, unitaria e solidale, dei governi occidentali e delle classi politiche, dovremo presto aggiornare, come aveva profetizzato Oriana Fallaci, l'opera di Oswald Spengler, con un nuovo titolo 'Il suicidio dell'Occidente'". "Strumentalizzare in maniera miope ed irresponsabile- prosegue- da parte non soltanto dell'opposizione, queste rivelazioni, per puro calcolo di bottega, ed ipotizzare una crisi di governo, al buio, appartiene alla categoria del 'cupio dissolvi' e dell'autodistruzione dell'intera classe politica italiana". (Com/Vid/ Dire) WIKILEAKS: LAURO (PDL), VOGLIONO SFALDARE DEMOCRAZIE = (AGI) - Roma, 30 nov - "Sullo scenario epocale di una gravissima crisi politica, economica, finanziaria e sociale - ha dichiarato il senatore del Pdl, Raffaele Lauro -, i nemici della democrazia e della civilta' occidentale hanno colpito una seconda volta, dopo l'11 settembre, in una forma meno cruenta, ma piu' subdola. L'indebolimento della leadership americana, la destabilizzazione delle relazioni internazionali, specie sul delicato fronte mediorientale, lo sfaldamento del sistema monetario europeo e una drammatica rottura della solidarieta' tra USA e Europa possono convenire soltanto ad una potentissima alleanza, nata da una convergenza di interessi illeciti: il terrorismo internazionale, non solo di matrice religiosa, e il network delle criminalita' organizzate trasnazionali, la rete di tutte le mafie, dedite ad ogni sorta di traffici illegali, dagli stupefacenti al riciclaggio di enormi capitali sporchi, che ora vogliono imboccare la strada piu' redditizia delle economie emergenti, destinate, nei calcoli criminali, a soppiantare la centralita' occidentale." "Lo stillicidio delle rivelazioni - ha aggiunto Lauro -, che continuera' per settimane e forse per mesi, obbedisce ad una occulta regia, finalizzata ad indebolire, se non a sfaldare, il tessuto politico-istituzionale delle democrazie. Se non ci sara' una reazione, adeguata, unitaria e solidale, dei governi occidentali e delle classi politiche, evitando di cadere nella trappola delle divisioni, degli egoismi nazionali e delle ritorsioni, in termini di sicurezza e di ripresa di uno sviluppo sostenibile, dovremo presto aggiornare, come aveva profetizzato Oriana Fallaci, l'opera di Oswald Spengler, con un nuovo titolo 'Il suicidio dell'Occidente'. Sui rapporti futuri tra l'Italia e gli USA, Lauro ha concluso: "La storica amicizia tra il popolo americano e il popolo italiano non sara' minimamente scalfita, al contrario essa e' destinata a rafforzarsi nell'auspicato quadro di una rinnovata solidarieta' europea ed atlantica, necessaria a fronteggiare questo attacco in atto ai valori della liberta' e della democrazia. Strumentalizzare in maniera miope ed irresponsabile, da parte non soltanto dell'opposizione, queste rivelazioni, per puro calcolo di bottega, ed ipotizzare una crisi di governo, al buio, appartiene alla categoria del 'cupio dissolvi' e dell'autodistruzione dell'intera classe politica italiana".(AGI) Mal 301409 NOV 10
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SENATO DELLA REPUBBLICA AS .... ———– XVI LEGISLATURA ———– DISEGNO DI LEGGE d’iniziativa del senatore LAURO ———– Delega al Governo per l'abolizione del valore legale del titolo di studio ———– Onorevoli Senatori. - Come noto, i titoli rilasciati alle autorità scolastiche a conclusione di un ciclo di studi, sotto il profilo giuridico, sono volti a comprovare il compimento del percorso formativo prescritto dalle norme in vigore e sono rilasciati a seguito di esami o valutazioni finali. Essi producono effetti sia nell’ambito dell’ordinamento scolastico, sia in ambito extrascolastico, sulla base delle prescrizioni di legge che contemplano le modalità di rilascio e di utilizzo e che ne definiscono gli effetti. In particolare, per quanto concerne l’ambito scolastico, il possesso di un titolo riconosciuto è, quasi sempre, la condizione necessaria per il proseguimento degli studi. In ambito extrascolastico il valore legale ha significato principalmente in due direzioni: a) per l’accesso alle professioni liberali (secondo le regole stabilite da ciascun ordinamento professionale), spesso dopo il superamento di un esame di stato (per l’abilitazione professionale), per il quale il titolo specifico è condizione necessaria ma non esaustiva; b) per accedere ai soli pubblici impieghi che richiedono il possesso di un apposito titolo di istruzione. Il 9 gennaio 2009, in sede di esame, presso la Camera dei deputati, del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 180 del 2008 recante "Diritto allo studio, valorizzazione del merito e qualità del sistema universitario e della ricerca", approvato dal Senato, il rappresentante del Governo dichiarava di accogliere l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1966/56, una volta riformulato il dispositivo, nel quale le parole: "abolire il requisito del valore legale del titolo di studio" furono sostituite dalle seguenti: "un graduale superamento del valore legale del titolo di studio". Nelle motivazioni premesse al suddetto ordine del giorno, si specifica che l’attuale titolo di studio, legalmente riconosciuto, sarebbe alla base della trasformazione degli atenei in "laureifici": la sua abolizione indurrebbe, al contrario, una concorrenza virtuosa tra gli atenei che darebbero sempre maggiore importanza alla qualità della didattica. La mancanza, inoltre, della necessità del "pezzo di carta" per accedere al mercato del lavoro, implicherebbe la frequenza delle scuole e delle università solo da parte dei ragazzi veramente motivati, con un conseguente miglioramento dell'offerta formativa. La richiesta abolizionista si rifà sostanzialmente al modello statunitense, dove non vi è alcun controllo statale sui contenuti di studi svolti, come sulla competizione tra le istituzioni formative, sulla valutazione del valore dei titoli affidata interamente al mercato. Coloro che si oppongono all’abolizione del titolo di studio sostengono che una misura di tal genere condurrebbe verso un sicuro declino culturale a ragione del fatto che essa determinerebbe esclusivamente una liberalizzazione del sistema formativo che, accompagnata dalla sua privatizzazione, comporterebbe un'esplosione di corsi privati dall'incerta qualificazione in un "mercato formativo" fatalmente influenzabile, in maniera esclusiva, da logiche economiche. Come si vede il dibattito è aperto, anzi non si è ancora concluso da quando lo stesso Einaudi, coerentemente con la sua ispirazione liberale, chiedeva allo Stato di fare un decisivo passo indietro, rinunciando alla pretesa di definire sistemi di istruzione fondati su schemi e regole valevoli per tutti. Il disegno di legge, proponendo la abolizione del valore legale del titolo accademico, riprende l'impostazione liberale einaudiana e la aggiorna rispetto alla evoluzione della società e del mercato: si, lo Stato deve fare un decisivo passo indietro, rinunciando ad un criterio che imporrebbe un livellamento dei sistemi d’istruzione, limitando l’innovazione e la concorrenza, con l’imposizione di schemi rigidi e di regole comuni applicate a tutti gli istituti scolastici operanti sul territorio nazionale. L'acquisizione di un titolo di studio non può avere il valore di certificazione burocratica. Infatti non è il pezzo di carta che nel mondo reale, ovvero quello delle imprese e delle professioni, orienta i criteri di selezione delle risorse umane, semmai è l’affidabilità di quel pezzo di carta, ovvero la reputazione ed il rating dell’ateneo che l’ha rilasciato. A ben vedere, peraltro, la distinzione tra qualifiche accademiche e qualifiche professionali, pur avendo radici nella stessa Costituzione che, all'articolo 33, prescrive l'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio professionale, determina come conseguenza che il possesso della sola qualifica accademica non sia sufficiente per l'accesso alle professioni pubbliche e private; la legge prescrive, infatti, in aggiunta al titolo di studio, ulteriori accertamenti di preparazione professionale, tirocini pratici e, in alternativa agli esami di Stato, esami di concorso per l'accesso al pubblico impiego con funzione selettiva e comparativa degli aspiranti. Possiamo concludere quindi che il valore del titolo legale, in Italia, si esaurisce nella legittimazione a sostenere esami di abilitazione per determinate professioni o a partecipare a concorsi per l'accesso alla pubblica amministrazione. La sua abolizione può consentire di differenziare il prodotto offerto dai singoli atenei, facendo entrare le università in concorrenza tra loro, creando così un circolo virtuoso. Art. 1. 1. Il Governo è delegato ad adottare, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo volto ad abolire il valore legale del diploma di laurea e degli altri diplomi universitari. 2. Il decreto legislativo di cui al comma 1 è adottato nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi: a) abrogazione delle disposizioni di legge in vigore che conferiscono valore legale al diploma di laurea e agli altri diplomi universitari; b) adozione delle necessarie disposizioni di coordinamento in materia di accesso alle professioni e agli impieghi pubblici. 3. Lo schema di decreto legislativo di cui al comma 1 è trasmesso alle Camere per l'espressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari, che deve essere reso entro quarantacinque giorni dalla data di trasmissione.
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UNIVERSITA'. Lauro (PdL): Delega al Governo per l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Una "scelta enaudiana" più efficace di mille riforme per rinnovare e per riqualificare l'università italiana Con un disegno di legge, in un articolo unico, presentato stamane al Senato, il sen. Raffaele Lauro (PdL) propone di conferire una delega al Governo per l'abolizione del valore legale del titolo di studio, facendo riferimento all'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1966/56, accolto dal Governo il 9 gennaio 2009, presso la Camera dei deputati, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n.180 del 2008, recante "Diritto allo studio, valorizzazione del merito e qualità del sistema universitario e delle ricerca", con il quale il Governo si impegnava a superare "gradualmente" il valore legale del titolo di studio. "Le resistenze conservatrici, autoreferenziali ed opportunistiche del mondo accademico, di fronte a qualsiasi tentativo di riforma universitaria, confermate in queste ultime settimane di scioperi e di tensioni sulla riforma Gelmini, dovrebbero convincere il Governo e il Parlamento - ha dichiarato Lauro - della necessità di abolire, al più presto, il valore legale del titolo di studio, che ha trasformato i nostri atenei in autentici laureifici. L' abolizione indurrebbe, al contrario, una concorrenza tra gli atenei che darebbero esclusiva importanza alla qualità della didattica. La mancanza, inoltre, del ricorso al pezzo di carta per accedere al mercato del lavoro, implicherebbe la frequenza delle scuole e delle università solo da parte dei ragazzi veramente motivati, con un conseguente miglioramento dell'offerta formativa. Nè può valere oltre l'obiezione strumentale che una liberalizzazione del sistema formativo comporterebbe un'esplosione di corsi privati dall'incerta qualificazione in un mercato formativo fatalmente influenzabile, in maniera esclusiva, da logiche economiche." " La mia proposta dell'abolizione del valore legale del titolo accademico - ha aggiunto il sen. Lauro -, riprende l'impostazione liberale einaudiana e la aggiorna rispetto alla evoluzione della società e del mercato: si, lo Stato deve fare un decisivo passo indietro, rinunciando ad un criterio che imporrebbe un livellamento dei sistemi d’istruzione, limitando l’innovazione e la concorrenza, con l’imposizione di schemi rigidi e di regole comuni applicate a tutti gli istituti scolastici operanti sul territorio nazionale." "L'acquisizione di un titolo di studio - ha coincluso Lauro - non può avere il valore di certificazione burocratica. Non è il pezzo di carta che, nel mondo reale, ovvero quello delle imprese e delle professioni, orienta i criteri di selezione delle risorse umane, semmai è l’affidabilità di quel pezzo di carta, ovvero la reputazione ed il rating dell’ateneo che l’ha rilasciato. Solo così sarà possibile differenziare il prodotto offerto dai singoli atenei, facendo entrare le università in concorrenza tra loro, creando un circolo virtuoso, indispensabile alla ripresa della crescita culturale ed economica del nostro Paese"
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ADN0094 5 POL 0 RTD POL NAZ UNIVERSITA': LAURO (PDL), DELEGA A GOVERNO PER ABOLIZIONE VALORE LEGALE TITOLO STUDIO = PRESENTATO DDL AL SENATO, SCELTA 'ENAUDIANA' PIU' EFFICACE DI MILLE RIFORME PER RINNOVARE E RIQUALIFICARE SISTEMA Roma, 3 dic. (Adnkronos) - Conferire al Governo una delega per l'abolizione del valore legale del titolo di studio. E' quanto prevede un disegno di legge, in un articolo unico, presentato stamane al Senato, da Raffaele Lauro (PdL), facendo riferimento ad un ordine del giorno a firma Grimoldi, accolto dal Governo il 9 gennaio 2009, presso la Camera dei deputati, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge sul "Diritto allo studio, valorizzazione del merito e qualita' del sistema universitario e delle ricerca", con il quale il Governo si impegnava a superare "gradualmente" il valore legale del titolo di studio. "Le resistenze conservatrici, autoreferenziali ed opportunistiche del mondo accademico, di fronte a qualsiasi tentativo di riforma universitaria, confermate in queste ultime settimane di scioperi e di tensioni sulla riforma Gelmini - ha evidenziato Lauro - dovrebbero convincere il Governo e il Parlamento della necessita' di abolire, al piu' presto, il valore legale del titolo di studio, che ha trasformato i nostri atenei in autentici laureifici''. ''L' abolizione - ha spiegato - indurrebbe, al contrario, una concorrenza tra gli atenei che darebbero esclusiva importanza alla qualita' della didattica. La mancanza, inoltre, del ricorso al pezzo di carta per accedere al mercato del lavoro, implicherebbe la frequenza delle scuole e delle universita' solo da parte dei ragazzi veramente motivati, con un conseguente miglioramento dell'offerta formativa''. (segue) (Sin-Bis/Gs/Adnkronos) 03-DIC-10 08:47 ADN0101 5 POL 0 RTD POL NAZ UNIVERSITA': LAURO (PDL), DELEGA A GOVERNO PER ABOLIZIONE VALORE LEGALE TITOLO STUDIO (2) = (Adnkronos) - Secondo Lauro non puo' nemmeno piu' ''valere l'obiezione strumentale che una liberalizzazione del sistema formativo comporterebbe un'esplosione di corsi privati dall'incerta qualificazione in un mercato formativo fatalmente influenzabile, in maniera esclusiva, da logiche economiche". "La mia proposta dell'abolizione del valore legale del titolo accademico - ha aggiunto Lauro - riprende l'impostazione liberale einaudiana e la aggiorna rispetto alla evoluzione della societa' e del mercato: si, lo Stato deve fare un decisivo passo indietro, rinunciando ad un criterio che imporrebbe un livellamento dei sistemi d'istruzione, limitando l'innovazione e la concorrenza, con l'imposizione di schemi rigidi e di regole comuni applicate a tutti gli istituti scolastici operanti sul territorio nazionale". "L'acquisizione di un titolo di studio - ha concluso Lauro - non puo' avere il valore di certificazione burocratica. Non e' il pezzo di carta che, nel mondo reale, ovvero quello delle imprese e delle professioni, orienta i criteri di selezione delle risorse umane, semmai e' l'affidabilita' di quel pezzo di carta, ovvero la reputazione ed il rating dell'ateneo che l'ha rilasciato. Solo cosi' sara' possibile differenziare il prodotto offerto dai singoli atenei, facendo entrare le universita' in concorrenza tra loro, creando un circolo virtuoso, indispensabile alla ripresa della crescita culturale ed economica del nostro Paese". (Sin-Bis/Gs/Adnkronos) 03-DIC-10 08:57 Universita', Lauro (Pdl): Abolire valore legale titolo di studio Roma, 03 DIC (Il Velino) - Con un disegno di legge, in un articolo unico, presentato stamane al Senato, il senatore Raffaele Lauro (Pdl) propone di conferire una delega al governo per l'abolizione del valore legale del titolo di studio, facendo riferimento all'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1966/56, accolto dal governo il 9 gennaio 2009, presso la Camera dei deputati, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n.180 del 2008, recante "Diritto allo studio, valorizzazione del merito e qualita' del sistema universitario e delle ricerca", con il quale il governo si impegnava a superare "gradualmente" il valore legale del titolo di studio. "Le resistenze conservatrici, autoreferenziali ed opportunistiche del mondo accademico, di fronte a qualsiasi tentativo di riforma universitaria, confermate in queste ultime settimane di scioperi e di tensioni sulla riforma Gelmini, dovrebbero convincere il governo e il Parlamento - ha dichiarato Lauro - della necessita' di abolire, al piu' presto, il valore legale del titolo di studio, che ha trasformato i nostri atenei in autentici laureifici. L' abolizione indurrebbe, al contrario, una concorrenza tra gli atenei che darebbero esclusiva importanza alla qualita' della didattica. La mancanza, inoltre, del ricorso al pezzo di carta per accedere al mercato del lavoro, implicherebbe la frequenza delle scuole e delle universita' solo da parte dei ragazzi veramente motivati, con un conseguente miglioramento dell'offerta formativa. Ne' puo' valere oltre l'obiezione strumentale che una liberalizzazione del sistema formativo comporterebbe un'esplosione di corsi privati dall'incerta qualificazione in un mercato formativo fatalmente influenzabile, in maniera esclusiva, da logiche economiche. La mia proposta dell'abolizione del valore legale del titolo accademico - ha aggiunto il senatore Lauro -, riprende l'impostazione liberale einaudiana e la aggiorna rispetto alla evoluzione della societa' e del mercato: si, lo Stato deve fare un decisivo passo indietro, rinunciando ad un criterio che imporrebbe un livellamento dei sistemi d'istruzione, limitando l'innovazione e la concorrenza, con l'imposizione di schemi rigidi e di regole comuni applicate a tutti gli istituti scolastici operanti sul territorio nazionale. L'acquisizione di un titolo di studio - ha coincluso Lauro - non puo' avere il valore di certificazione burocratica. Non e' il pezzo di carta che, nel mondo reale, ovvero quello delle imprese e delle professioni, orienta i criteri di selezione delle risorse umane, semmai e' l'affidabilita' di quel pezzo di carta, ovvero la reputazione ed il rating dell'ateneo che l'ha rilasciato. Solo cosi' sara' possibile differenziare il prodotto offerto dai singoli atenei, facendo entrare le universita' in concorrenza tra loro, creando un circolo virtuoso, indispensabile alla ripresa della crescita culturale ed economica del nostro Paese". (com/sbm) 031037 DIC 10 NNNN UNIVERSITA', LAURO (PDL): DELEGA PER FINE VALORE LEGALE TITOLO STUDIO (9Colonne) Roma, 3 dic - Con un disegno di legge, in un articolo unico, presentato stamane al Senato, il senatore Raffaele Lauro (Pdl) propone di conferire una delega al Governo per l'abolizione del valore legale del titolo di studio, facendo riferimento all'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1966/56, accolto dal Governo il 9 gennaio 2009, presso la Camera, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n.180 del 2008, recante "Diritto allo studio, valorizzazione del merito e qualità del sistema universitario e delle ricerca", con il quale il Governo si impegnava a superare "gradualmente" il valore legale del titolo di studio. "Le resistenze conservatrici, autoreferenziali ed opportunistiche del mondo accademico, di fronte a qualsiasi tentativo di riforma universitaria, confermate in queste ultime settimane di scioperi e di tensioni sulla riforma Gelmini, dovrebbero convincere il Governo e il Parlamento - ha dichiarato Lauro - della necessità di abolire, al più presto, il valore legale del titolo di studio, che ha trasformato i nostri atenei in autentici laureifici. L' abolizione indurrebbe, al contrario, una concorrenza tra gli atenei che darebbero esclusiva importanza alla qualità della didattica. La mancanza, inoltre, del ricorso al pezzo di carta per accedere al mercato del lavoro, implicherebbe la frequenza delle scuole e delle università solo da parte dei ragazzi veramente motivati, con un conseguente miglioramento dell'offerta formativa. Nè può valere oltre l'obiezione strumentale che una liberalizzazione del sistema formativo comporterebbe un'esplosione di corsi privati dall'incerta qualificazione in un mercato formativo fatalmente influenzabile, in maniera esclusiva, da logiche economiche". "L'acquisizione di un titolo di studio - ha concluso Lauro - non può avere il valore di certificazione burocratica. Non è il pezzo di carta che, nel mondo reale, ovvero quello delle imprese e delle professioni, orienta i criteri di selezione delle risorse umane, semmai è l'affidabilità di quel pezzo di carta, ovvero la reputazione ed il rating dell'ateneo che l'ha rilasciato. Solo così sarà possibile differenziare il prodotto offerto dai singoli atenei, facendo entrare le università in concorrenza tra loro, creando un circolo virtuoso, indispensabile alla ripresa della crescita culturale ed economica del nostro Paese". UNIVERSITA': LAURO "DELEGA A GOVERNO PER ABOLIRE VALORE LEGALE TITOLO" ROMA (ITALPRESS) - Con un disegno di legge, in un articolo unico, presentato stamane al Senato, il senatore del Pdl Raffaele Lauro, propone di conferire una delega al Governo per l'abolizione del valore legale del titolo di studio. "Le resistenze conservatrici, autoreferenziali e opportunistiche del mondo accademico, di fronte a qualsiasi tentativo di riforma universitaria, confermate in queste ultime settimane di scioperi e di tensioni sulla riforma Gelmini, dovrebbero convincere il Governo e il Parlamento - ha dichiarato Lauro - della necessita' di abolire, al piu' presto, il valore legale del titolo di studio, che ha trasformato i nostri atenei in autentici laureifici. L'abolizione indurrebbe, al contrario, una concorrenza tra gli atenei che darebbero esclusiva importanza alla qualita' della didattica. La mancanza, inoltre, del ricorso al pezzo di carta per accedere al mercato del lavoro, implicherebbe la frequenza delle scuole e delle universita' solo da parte dei ragazzi veramente motivati, con un conseguente miglioramento dell'offerta formativa. Ne' puo' valere oltre l'obiezione strumentale che una liberalizzazione del sistema formativo comporterebbe un'esplosione di corsi privati dall'incerta qualificazione in un mercato formativo fatalmente influenzabile, in maniera esclusiva, da logiche economiche". "La mia proposta dell'abolizione del valore legale del titolo accademico - ha concluso Lauro - riprende l'impostazione liberale einaudiana e la aggiorna rispetto alla evoluzione della societa' e del mercato. L'acquisizione di un titolo di studio non puo' avere il valore di certificazione burocratica. Solo cosi' sara' possibile differenziare il prodotto offerto dai singoli atenei, facendo entrare le universita' in concorrenza tra loro, creando un circolo virtuoso, indispensabile alla ripresa della crescita culturale ed economica del nostro Paese". (ITALPRESS).
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SENATO DELLA REPUBBLICA AS .... ———– XVI LEGISLATURA ———– DISEGNO DI LEGGE d’iniziativa del senatore LAURO ———– Abrogazione dell'ordine dei giornalisti ———– Onorevoli senatori. - Il disegno di legge pone all'attenzione del Senato la soppressione dell'ordine dei giornalisti, come disciplinato dalla legge n. 69 del 1963 e che compone quella parte della legislazione statale che nel corso dei decenni si è stratificata in materia di comunicazione e di informazione. Tale intento soppressivo deriva sostanzialmente dai profondi ed irreversibili mutamenti che i processi telematici e di Internet hanno determinato sul versante della liberalizzazione dei sistemi di comunicazione. La rivoluzione informatica, già nei fatti, ha determinato uno spostamento radicale dalla "materialità" della carta stampata al mondo del web, determinando di conseguenza anche concettualmente una coincidenza tra il concetto di libertà di stampa con quello di libertà di opinione. Se questo è il processo in atto, in fase già avanzata, allora la difesa dell'ordine dei giornalisti, così come il permanere delle provvidenze a favore dell'editoria ed anche l'attuale assetto della RAI, concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, risultano essere ormai strumenti obsoleti da superare. Per quanto riguarda l'ordine dei giornalisti, la legge istitutiva che qui si intende abrogare, a parere del presentatore, ma anche di una vasta porzione di opinione pubblica, ha garantito e tutelato, fin dal suo nascere, più che la libertà di stampa, la stampa, intesa come «corporazione» giornalistica. Già nel 1945, dalle colonne di "Risorgimento liberale", Luigi Einaudi aveva levato la sua voce contro l’istituzione di un ordine dei giornalisti: “L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha, e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti”. Una previsione, quella del primo Presidente della Repubblica, che trova drammatico riscontro nella realtà odierna. La legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, che qui si intende abrogare, ha garantito non la libertà di stampa di tutti i cittadini, quindi, ma la libertà della stampa, intesa come corporazione giornalistica. Il dettato costituzionale e la lettera stessa dell’articolo 21 della Costituzione (libertà di pensiero e di stampa) consentono a tutti i cittadini l'esercizio della libertà di stampa; la legge n. 69 del 1963 ha stabilito al contrario, che «nessuno può assumere il titolo, né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell'albo professionale». Con la soppressione dell'Ordine della proposta di legge, che qui si illustra, viene a cadere un'anomalia italiana all'interno dell'Unione europea e si restituisce piena dignità professionale a chi svolge la professione di giornalista. Ogni singolo professionista risponde della sua capacità di esercitare la professione nei termini di legge: avremmo professionisti che non vedrebbero minato il loro diritto alla libertà di opinione od espressione semplicemente, perché un ordine impone, come etica collettiva, quella che invece dovrebbe essere un’ etica individuale. Resta ovviamente salvo il diritto per ogni categoria di organizzarsi come ritiene più opportuno, ad esempio con associazioni di categoria o associazioni parasindacali, ma non tramite ordini, ai quali è obbligatorio iscriversi. Nel resto d’Europa la professione è governata da logiche prevalentemente associativo-sindacali, anche se non mancano iniziative di regolazione professionale con il concorso di autorità pubbliche. In Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Regno Unito il giornalismo non è considerata una professione. In Belgio, Francia, Norvegia, Portogallo è attività professionalizzata ma l’abilitazione è affidata alle organizzazioni sindacali, in alcuni casi attraverso commissioni miste in cui sono presenti gli editori (Belgio e Francia) o solo i giornalisti (Norvegia, Portogallo). In Austria, il titolo abilitante è rilasciato da una Commissione mista editori-giornalisti con il visto del Ministero degli Interni. Rispetto all’Italia, nel resto d’Europa dunque il giornalismo non è considerato una libera professione alla stregua dell’avvocatura, della medicina, dell’ingegneria. In particolare, in Francia l’attività giornalistica è regolamentata da norme di legge, con il rilascio di un documento di identificazione da parte di una commissione statale. Non esiste un Ordine professionale; per esercitare il lavoro di giornalista non viene richiesto un titolo di studio specifico, mentre è necessario aver svolto un periodo di praticantato di almeno due anni. L’art. 762‑1 del codice del lavoro francese dà la definizione legale del giornalista. “Giornalista è colui che ha per professione principale, abituale e retribuita, l’esercizio della sua professione in una o più pubblicazioni, quotidiane e periodiche o in una o più agenzie di stampa e da cui ricava la sua entrata principale”. In conclusione l’esercizio della professione giornalistica in Francia è libero. In Germania non è presente alcuna forma di regolazione della professione da parte dello Stato, né forme di protezione del titolo professionale di giornalista. Chiunque può titolarsi giornalista e può svolgere attività giornalistica professionalmente. Non è richiesto dalla legge alcun titolo di studio né generale né specifico. Anche nel Regno Unito e in Irlanda la professione giornalistica non è sottoposta ad un controllo normativo di natura pubblica, mentre esistono associazioni private di categoria. Queste associazioni hanno una identità organizzativa complessiva a metà strada tra il sindacato e il club. Di fatto non è previsto un vincolo di adesione ad un’organizzazione specifica per l’esercizio della professione giornalistica, anche se le varie strutture associative mettono in atto specifiche iniziative di promozione e di tirocinio per i propri i scritti. In sostanza si vede chiaramente che nel resto d’Europa l’attività giornalistica è concepita secondo logiche di mercato, associativo-sindacali e organizzative proprie delle aziende editoriali in cui viene svolto il lavoro vero e proprio. Da una parte gli editori, dall’altra i giornalisti (tutelati da uno o più sindacati). Lo Stato interviene in rari casi, partecipando alle commissioni che abilitano i giornalisti alla professione. In altri casi, come in Gran Bretagna o in Germania, lo Stato non c’entra affatto. Conclusivamente, alle considerazioni già esposte in premessa si aggiunge quella ulteriore per la quale non si vede come possa sussistere un Ordine in aperto contrasto con gli indirizzi prevalenti in Europa circa la modalità della professione giornalistica. La scarsa fiducia nella categoria dei giornalisti, che l’Ordine, recepito come un organismo che tutela i loro interessi corporativi, è poi un elemento che dovrebbe spingere verso il modello più avanzato europeo e aprire l’esercizio della professione a tutti coloro che la esercitano di fatto. Il lungo dibattito sulla riforma dell’Ordine, dibattito che non è arrivato a nulla, dimostra probabilmente l’impossibilità di riformarlo, mentre il coraggio di proporne l'abolizione, unitamente al depotenziamento di posizioni di rendita e di potere di pochi comporterebbe di sicuro una maggiore responsabilizzazione di coloro che scrivono. PROPOSTA DI LEGGE Art. 1. (Abrogazione) 1. La legge 3 febbraio 1963, n. 69, e successive modificazioni, sull'ordinamento della professione di giornalista, e il relativo regolamento di esecuzione, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 4 febbraio 1965, n. 115, e successive modificazioni, sono abrogati.
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