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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
COMUNICATO STAMPA (11 novembre 2009) COSTITUZIONE. ABOLIZIONE ART. 59. LAURO (PdL): L’istituto dei senatori a vita costituisce un retaggio ottocentesco. Per coloro che hanno illustrato la Patria nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario, che sono di certo più di cinque, può essere riconosciuto un’altissima onorificenza, istituita ad hoc, senza costi aggiuntivi per l’erario” Stamane, il sen. Raffaele Lauro (PdL) ha presentato al Senato un disegno di legge costituzionale, in un unico articolo, finalizzato all’abolizione dell’istituto dei senatori a vita. Nella relazione di accompagnamento, Lauro ricorda che, durante l'elevato dibattito che si svolse in seno all'Assemblea costituente, non poche furono le voci critiche che si levarono contro il mantenimento, in un ordinamento costituzionale completamente mutato, di membri del Parlamento non direttamente eletti dal popolo. In particolare, Terracini, il quale affermò che ogni designazione dall'alto, sia pure di pochi membri, costituiva, in regime democratico, una mostruosità, da cui occorreva assolutamente rifuggire: ogni autorità doveva provenire direttamente dai cittadini. Lauro, a tal proposito, ha dichiarato: “ A ormai più di sessant'anni dell'entrata in vigore della Costituzione, appare necessaria ed urgente l'abolizione di questo istituto, in quanto, oltre a costituire un retaggio ottocentesco, rappresenta una ingiustificata deroga al principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, sancito, in via generale, all'articolo 3, comma 1, della Costituzione e ribadito, per quanto riguarda più strettamente l'accesso al Parlamento, agli articoli 56 e 57 della Costituzione. La presenza di Senatori a vita non risulta, pertanto, più giustificata, configurandosi ormai come una forma di immotivato privilegio, non più come il giusto riconoscimento per l'opera svolta da alcune insigni personalità”. Lauro ha precisato: “ Nelle democrazie repubblicane, tra tutte basti pensare agli Stati Uniti d'America, i Presidenti della Repubblica, una volta terminato il loro mandato, tornano a essere privati cittadini, senza godere di alcun privilegio, né di alcuno status particolare. Allo stesso modo, alle personalità che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario, che sono di certo più di cinque, può essere riconosciuto una altissima onorificenza, istituita ad hoc, senza costi aggiuntivi per l'erario.” “ Una tale riforma – ha concluso Lauro - sarebbe sicuramente un importante segnale di rigore e di sobrietà, sulla strada di una significativa riduzione di privilegi e prebende, di cui ancora godono i membri del Parlamento e che contribuiscono ad alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e di chi le rappresenta.”
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SENATO DELLA REPUBBLICA AS .... ———– XVI LEGISLATURA ———– DISEGNO DI LEGGE d’iniziativa del senatore LAURO ———– Abrogazione dell'articolo 59 della Costituzione ———– Onorevoli Colleghi. - Il presente disegno di legge costituzionale è volto a abolire l'istituto dei Senatori a vita. L'origine di questa figura risale alla composizione del Senato del Regno, del quale facevano parte tutti Senatori di nomina regia. Durante l'elevato dibattito che si svolse in seno all'Assemblea costituente, non poche furono le voci critiche che si levarono contro il mantenimento, in un ordinamento costituzionale completamente mutato, di membri del Parlamento non direttamente eletti dal popolo. Come non ricordare in proposito l'intervento di Terracini, il quale affermò che ogni designazione dall'alto, sia pure di pochi membri, costituiva, in regime democratico, una mostruosità, da cui occorreva assolutamente rifuggire. In un sistema democratico - secondo Terracini - ogni autorità doveva provenire direttamente dai cittadini. Nonostante molti autorevoli esponenti dell'Assemblea costituente espressero le proprie riserve, prevalse la decisione di mantenere in ogni caso, nel nuovo assetto costituzionale, l'istituto dei Senatori a vita, che doveva garantire la presenza, nella seconda Camera, di personalità non elette, ma che pure, per diverse ragioni, si riteneva dovessero far parte del Parlamento: occorreva, in altre parole, garantire l'accesso al Senato di personalità di prestigio che, con un sistema esclusivamente elettivo, non avrebbero trovato posto. L'articolo 59 della Costituzione prevede che, oltre ai Presidenti emeriti della Repubblica, che sono di diritto Senatori a vita, possono essere nominati, fino a un numero massimo di cinque, cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. A ormai più di sessant'anni dell'entrata in vigore della Costituzione, si ritiene necessaria e urgente l'abolizione di questo istituto, in quanto, oltre a costituire un retaggio ottocentesco, esso rappresenta una ingiustificata deroga al principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, sancito, in via generale, all'articolo 3, comma 1, della Costituzione e ribadito, per quanto riguarda più strettamente l'accesso al Parlamento, agli articoli 56 e 57 della Costituzione. La presenza di Senatori a vita non appare, pertanto, più giustificata, configurandosi ormai come una forma di ingiustificato privilegio, non più come il giusto riconoscimento per l'opera svolta da alcune insigni personalità. Inoltre, il limite di cinque Senatori, fissato dalla Costituzione, presenta non pochi profili di ingiustizia sostanziale, in quanto la scelta di alcune personalità - scelta peraltro insindacabile del Capo dello Stato - ne esclude inevitabilmente altre, che pure potrebbero ugualmente meritare la nomina. Nelle democrazie repubblicane - tra tutte basti pensare agli Stati Uniti d'America - i Presidenti della Repubblica, una volta terminato il loro mandato, tornano a essere privati cittadini, senza godere di alcun privilegio né di alcuno status particolare. Allo stesso modo, alle personalità che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario, che sono di certo più di cinque, può essere riconosciuto una altissima onorificenza, istituita ad hoc, senza costi aggiuntivi per l'erario. Tale riforma sarebbe sicuramente un importante segnale di rigore e di sobrietà, sulla strada di una significativa riduzione di privilegi e prebende, di cui ancora godono i membri del Parlamento e che contribuiscono ad attenuare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e di chi le rappresenta. Art. 1. “L'articolo 59 della Costituzione è abrogato".
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Di Raffaele Lauro (del 09/11/2009 @ 22:24:05, in Il commento politico, linkato 382 volte)
Comunicato stampa Stamane, il sen. Raffaele Lauro (PdL) si è sottoposto, presso i laboratori di analisi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai test antidroga, risultando, al drug test rapido, negativo ad ogni tipo di sostanze stupefacenti (THC, oppiacei, cocaina, anfetamine). Lauro, all’uscita, ha esibito ai giornalisti i risultati ed ha dichiarato: “Tutto questo non basta. E’ necessario rendere, per legge, obbligatori e periodici, i controlli per tutti gli eletti nel Parlamento e nei consigli regionali, provinciali e comunali, come ho proposto con il mio disegno di legge A.S. 1853.” Rassegna stampa del 9/10 novembre 2009: ADN/KRONOS, Il Giornale (intervista), Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, Il Mattino, Metropolis e Il Giornale (intervista).
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Di Raffaele Lauro (del 09/11/2009 @ 22:24:05, in Il commento politico, linkato 398 volte)
Comunicato stampa Stamane, il sen. Raffaele Lauro (PdL) si è sottoposto, presso i laboratori di analisi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai test antidroga, risultando, al drug test rapido, negativo ad ogni tipo di sostanze stupefacenti (THC, oppiacei, cocaina, anfetamine). Lauro, all’uscita, ha esibito ai giornalisti i risultati ed ha dichiarato: “Tutto questo non basta. E’ necessario rendere, per legge, obbligatori e periodici, i controlli per tutti gli eletti nel Parlamento e nei consigli regionali, provinciali e comunali, come ho proposto con il mio disegno di legge A.S. 1853.” Rassegna stampa: ADN/KRONOS, Il Giornale (intervista)
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La questione meridionale - una questione nazionale Intervento del Sen. RaffaeleLAURO Napoli, 28 settembre 2009 LA NUOVA QUESTIONE MERIDIONALE Desidero dire soltanto una parola conclusiva di ringraziamento ai Presidenti per questo documento prezioso sul tema del nostro incontro di Napoli, a Palazzo Reale, elaborato dai Gruppi parlamentari di Camera e Senato. Si tratta di una prima analisi, degna di ulteriore riflessione, perché rappresenta una radiografia realistica, abbastanza completa, della questione meridionale, come questione nazionale. La questione criminale, tuttavia, occupa, nel documento, uno spazio troppo angusto, rispetto alla complessità del problema e alla diseconomia che essa, la questione criminale, provoca non solo per il Mezzogiorno, ma per l’intero Sistema Paese. La questione criminale è anch’essa questione nazionale! Se Giuseppe Zanardelli, primo ministro del Re d’Italia, tornasse a fare una visita ispettiva nel Mezzogiorno, come la fece nel 1902, riferendo, oggi, in Parlamento – non più Parlamento del Regno! – indicherebbe problemi ben più complessi da risolvere, rispetto al 1902. Non a caso, cari amici del PdL, i meridionalisti degli anni settanta, i più avvertiti, quando stava per essere applicata la Costituzione e stava per essere introdotto l’istituto regionale ordinario, misero in guardia da alcuni rischi: che le Regioni a statuto ordinario si trasformassero in piccoli centri oligarchici di potere; che, invece di articolare e rendere funzionale, sul territorio, i diversi livelli di governo, diventassero, esse stesse, un ulteriore ostacolo, un laccio, rispetto alla libertà di impresa e alla possibilità di intraprendere nel Mezzogiorno. Dobbiamo riconoscere che quei paventati rischi, definiti, nei dibattiti tra i meridionalisti, come il neocentralismo regionale, si sono inverati in pieno, in forme addirittura perverse in alcuni settori, come la sanità. Quando riparliamo, quindi, di questione meridionale, non possiamo generalizzare. Dobbiamo scendere nel dettaglio, perché non esiste una questione Sud, che possa essere ancora affrontata unitariamente, con politiche che non siamo diversificate ed insieme complementari. Paradossalmente, a causa di questo neocentralismo regionale, si constata, quotidianamente, che un assessore comunale o un sindaco veniva ricevuto, in passato, più rapidamente da un sottosegretario o da un dirigente generale di ministero, piuttosto che, oggi, da un assessore regionale. Non appaia, questa, una semplice battuta! Il neocentralismo regionale ha creato delle isole burocratiche nel Mezzogiorno, per cui esiste una questione campana, una questione pugliese, una questione calabrese, una questione Basilicata e una questione siciliana. E, quindi, non si può più schematizzare. Bisogna uscire dai vecchi schemi ed intervenire con strumenti diversificati, flessibili e complementari. Abbiamo di fronte, in poche parole, una nuova questione meridionale. Il ministro Tremonti ha indicato un percorso, che potrebbe essere efficace, se superasse, appunto, la schematizzazione del passato: il percorso delle risorse che restino sul territorio; il percorso di una progettualità che venga dal centro, dal CNR. Cosa significa questo: Banca del Sud, CNR? Il riferimento di carattere nazionale appare al ministro l’unica alternativa. Praticamente, mi chiedo, si tratta di un ritorno alle origini? Tutto ciò, proprio a causa delle Regioni meridionali, che, con il loro neocentralismo, si sono chiuse in se stesse, come apparati autoreferenziali, come burocrazie fameliche e non sono riuscite neppure a dialogare, a progettare e a realizzare connessioni operative tra di esse. Questo è l’altro aspetto negativo della nuova questione meridionale. Mentre le Regioni del Nord hanno mostrato una capacità di intesa, di coordinamento e di programmazione, che le rende più affini e omogenee nelle progettazioni e nelle realizzazioni interregionali, le Regioni del Sud non hanno mostrato di avere neppure questa capacità. Ciascuna per proprio conto. Quanti e quali dei grandi progetti per il Mezzogiorno sono stati realizzati dalle Regioni del Mezzogiorno nel loro insieme? Il neocentralismo e la mancanza di coordinamento tra le Regioni del Sud rinviano al problema dei problemi: la classe dirigente meridionale. Lo ha detto l’amico e collega Ferrara. Non possiamo non affrontare e sciogliere, preliminarmente, questo nodo. Ne dobbiamo discutere fino in fondo. Un partito nazionale non può affrontare solo il problema del candidato governatore o presidente. Il rinnovamento e la trasparenza della classe dirigente, nel suo insieme, nelle diverse Regioni del Sud, sono diventati passaggi strategici per la soluzione della nuova questione meridionale. Altrimenti ci creiamo altri alibi, per non affrontare, a monte, l’aspetto politico. Un grande partito nazionale, l’unico partito nazionale – perché il nostro è l’unico partito veramente nazionale! – non può rinunciare, quindi, a porsi, da subito, la dimensione etico-politica della nuova questione meridionale, come enunciava Ferrara. La soluzione della nuova questione meridionale passa, direttamente, dal rinnovamento della classe dirigente locale, che dovrà rinunziare al gattopardismo, al familismo e alle concentrazioni di potere personale del passato. Solo così sarà edificato anche un adeguato antemurale alle infiltrazioni della criminalità organizzata e di quella borghesia mafiosa, la zona grigia, che attendono in agguato il fiume di risorse economiche, destinate allo sviluppo del Mezzogiorno.
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