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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Raffaele Lauro (del 07/04/2011 @ 18:55:16, in Il commento politico, linkato 731 volte)
SORRENTO. SETTIMANA SANTA.
In preparazione della Settimana Santa in Penisola Sorrentina, il senatore Raffaele Lauro presenta il libro “Miserere – Il canto dei penitenti redenti in Cristo” di don Francesco Saverio Casa e di Giovanni Petagna, edito dalla Stamperia Grafica Petagna. Venerdi 15 aprile, ore 16.00, presso la Chiesa dei Servi di Maria, in Via Sersale.
Venerdi 15 aprile 2011, alle ore 16.00, a Sorrento, nella Chiesa dei Servi di Maria, in via Sersale, in preparazione della Settimana Santa in Penisola Sorrentina, sarà presentato il libro di don Francesco Saverio Casa e di Giovanni Petagna, dal titolo "Miserere - Il canto dei penitenti redenti in Cristo", edito dalla Stamperia Grafica Petagna. Coordinerà i lavori il dott. Diodato Morvillo, confratello dell’Arciconfraternita della Morte. Porteranno i saluti il Priore del Sodalizio, ing. Antonino Persico, ed il Sindaco di Sorrento, avv. Giuseppe Cuomo. Interverranno don Francesco Saverio Casa ed il confratello professor Vincenzo Russo. Concluderà il senatore Raffaele Lauro. Questo libro, in una elegante veste tipografica, corredata da una preziosa documentazione fotografica, riguardante le processioni dell'Addolorata e del Cristo Morto, organizzate dalle Arciconfraternite della Penisola Sorrentina, non è un semplice ritorno al passato, ma, come scrive nella prefazione il Direttore dell'Ufficio Confraternite della Diocesi, don Antonino Minieri, può diventare "un'apertura al futuro, che permetta alle nostre care confraternite di essere ancora presenze significative nella chiesa locale e, più in generale, nella società. Le tradizioni non vanno perse, ma non possono neppure essere portate avanti senza un reale coinvolgimento di chi vi partecipa. L'opera di ricerca degli autori aiuterà chi canta il Miserere e chi ascolta a fare entrare nel cuore le parole del canto e ad andare in processione con un nuovo entusiasmo, dando alle nostre tradizioni la possibilità di essere ancora strumento di evangelizzazione per il nostro tempo."
LE PROCESSIONI DEL VENERDI SANTO E IL MISERERE
Le due principali processioni del Venerdì Santo, che si svolgono a Sorrento, sono la processione dell'Addolorata o della "Visita ai sepolcri", organizzata dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Monica, detta de' Cinturati, e la processione del Cristo Morto, organizzata dalla Venerabile Arciconfraternita della Morte. La sfilata è aperta da una banda musicale che suona solenni marce funebri: le musiche composte da diversi autori (tra cui Chopin) accompagnano l'incedere lento degli incappucciati. Il cuore delle processioni è il coro del Miserere: un gruppo di circa 200 cantori intona in stile gregoriano i versi in latino del salmo 50. Questa tradizione nasce a Sorrento nel 1500, quando si iniziò a cantare il Miserere che, originariamente, a Roma veniva declamato. La processione del Cristo Morto si svolge la sera, sfilando tra le strade, ed i fedeli portano a spalla la statua del Cristo Morto e Deposto, seguita dalla Addolorata che piange il figlio morto. Anche in questa processione sono esaltati i "martìri" di Cristo, come i chiodi della croce, la lancia che lo trafisse al costato, i trenta denari che portarono Giuda a tradirLo. Questi simboli vengono esaltati, ancora una volta, dall'eliminazione dell'identità del partecipante, a volto coperto, che indossa un saio nero. La Venerabile Arciconfraternita della Morte, di San Catello e Congregazione dei Servi di Maria, tra le Confraternite ancora esistenti in Penisola Sorrentina, è la più antica. La sua origine infatti risale al 1380 con il nome di "Confraternita di San Catello", in seguito aggregata all' Arciconfraternita di Santa Maria dell'Orazione e Morte di Roma nel 1586; ed, in questa occasione, affiancò alla sua vecchia denominazione quella della "Morte". Da quella data comincia l'attività propria delle Compagnie della Morte ed Orazione che tanto si sono sviluppate in Penisola Sorrentina. La sua sede cambiò nel corso dei secoli: nel 1568 passò dall' attuale refettorio di S.M. delle Grazie, alla chiesa di S. Marco, in via Pietà e, nel 1865, proprio la Chiesa della Congregazione dei Servi di Maria (eretta nel 1717) divenne la sede della Confraternità di San Catello e della Morte e, tre anni dopo, nel 1868 furono incorporati i due pii sodalizi. Il saio che viene indossato dai confratelli varia, a seconda che essi rappresentino la Congregazione dei Servi di Maria, oppure l' Arciconfraternita della Morte. Nel primo caso esso è bianco, con cordone azzurro, nel secondo caso, invece, il saio è completamente nero, con cordone dello stesso colore. La Chiesa dei Servi di Maria, nota anche come Congregazionella, custodisce, tra l'altro, la magnifica statua lignea (secolo XVI) del Cristo Morto, che viene portata in processione il Venerdi Santo, oggetto di grandissima devozione da parte dei fedeli sorrentini e dei fedeli di tutto il mondo.
Di Raffaele Lauro (del 08/04/2011 @ 15:01:01, in Il commento politico, linkato 475 volte)
Unità d’Italia e Terronismo. Lauro (PdL): Tra l’orgoglio nordista e l’orgoglio sudista deve prevalere, specie presso le giovani generazioni, l’orgoglio italiano. Nell’ambito della ricerca storica hanno legittima cittadinanza, sul piano culturale, anche i revisionismi, come quello neoborbonico, ma disperdere il patrimonio ideale del nostro Risorgimento nazionale rappresenta un suicidio, in grado di pregiudicare il futuro stesso del nostro Paese.
“Tra l’orgoglio nordista e l’orgoglio sudista deve prevalere l’orgoglio italiano. Bisogna abbattere gli steccati creati dai pregiudizi del terronismo. Nell’ambito della ricerca storica possono avere legittima cittadinanza, sul piano culturale, anche i revisionismi, come quello neoborbonico, ma disperdere il patrimonio ideale del nostro Risorgimento nazionale rappresenta un suicidio, in grado di pregiudicare il futuro stesso del nostro Paese. Non abbiamo alcuna nostalgia di Casa Savoia, di Garibaldi o di Francesco II di Borbone, ma dobbiamo guardare avanti, nella consapevolezza che il Nord e il Sud d’Italia sono legati, oggi più di ieri, da un unico destino e da identica prospettiva storica.” Con queste considerazioni, il sen. Raffaele Lauro (PdL) ha annunziato, stamane, al Senato, la sua partecipazione, nell’ambito del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, al convegno nazionale di riflessione storico-politica, che si terrà a Massa Lubrense, sabato 16 aprile 2011, alle ore 11.00, presso “Villa Murat – La dimora su Capri”, nel centro storico dell’Annunziata di Massa Lubrense, sul tema: "Celebrare o festeggiare i 150 anni dell'Italia unita?", organizzato dall’Amministrazione Comunale di Massa Lubrense. L’incontro sarà coordinato dal giornalista Angelo Ciaravolo. Dopo i saluti del Sindaco, Leone Gargiulo, dell’Assessore, Donato Iaccarino, e del manager di Villa Murat, Raffaele Esposito, interverranno, nell’ordine: Liliana De Curtis, attrice e scrittrice; Lorenzo Del Boca, giornalista e scrittore e Nicola Todisco, delegato della Real Casa Savoia per la Campania. Concluderà il sen. professor Raffaele Lauro. Al termine della manifestazione, nei giardini di Villa Murat, seguirà un brindisi di auguri per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Di Raffaele Lauro (del 10/04/2011 @ 22:07:00, in Il commento politico, linkato 419 volte)
"Ora che le carte dell'accusa sono state depositate e sappiamo, per certo, che il governatore della Sicilia risulta indagato, insieme con il fratello, per un reato gravissimo di matrice mafiosa, la Commissione Antimafia deve affrontare, senza indugi, il caso Lombardo, chiedendo ed esaminando gli atti con urgenza, nonostante i tanti amici della sinistra e non, che lo sostengono e, contro ogni pudore, lo difendono, per convenienze politiche locali. Non e' più tollerabile che i professionisti dell'antimafia usino due pesi e due misure." Lo dichiarato questa sera il sen. Raffaele Lauro (PdL), membro della Commissione Antimafia.
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Agenzie di stampa e Il Mattino
MAFIA: LAURO (PDL), IN ANTIMAFIA SUBITO CASO LOMBARDO =
ATTI VANNO ESAMINATI CON URGENZA
Roma, 9 apr. (Adnkronos) - ''Ora che le carte dell'accusa sono
state depositate e sappiamo, per certo, che il governatore della
Sicilia risulta indagato, insieme con il fratello, per un reato
gravissimo di matrice mafiosa, la commissione antimafia deve
affrontare, senza indugi, il caso Lombardo, chiedendo ed esaminando
gli atti con urgenza, nonostante i tanti amici della sinistra e non,
che lo sostengono e, contro ogni pudore, lo difendono, per convenienze
politiche locali''. Lo ha dichiarato all'Adnkronos questa sera
Raffaele Lauro, senatore PdL, membro della commissione antimafia.
''Non e' piu' tollerabile -ha sottolineato- che i professionisti
dell'antimafia usino due pesi e due misure."
(Rre/Ct/Adnkronos)
09-APR-11 20:39
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MAFIA: LAURO(PDL), COMMISSIONE ANTIMAFIA SI OCCUPI CASO LOMBARDO =
(AGI) - Roma, 9 apr. - "Ora che le carte dell'accusa sono state
depositate e sappiamo, per certo, che il governatore della
Sicilia risulta indagato, insieme con il fratello, per un reato
gravissimo di matrice mafiosa, la Commissione Antimafia deve
affrontare, senza indugi, il caso Lombardo, chiedendo ed
esaminando gli atti con urgenza, nonostante i tanti amici della
sinistra e non, che lo sostengono e, contro ogni pudore, lo
difendono, per convenienze politiche locali". Lo ha dichiarato
questa sera il Raffaele Lauro (PdL), membro della Commissione
Antimafia. "Non e' piu' tollerabile - ha aggiunto - che i
professionisti dell'antimafia usino due pesi e due misure".
(AGI)
Red/Ila
092110 APR 11
NNNN
INCHIESTA IBLIS: LAURO"COMMISSIONE ANTIMAFIA SI OCCUPI DI CASO LOMBARDO"
ROMA (ITALPRESS) - "Ora che le carte dell'accusa sono state
depositate e sappiamo, per certo, che il governatore della Sicilia
risulta indagato, insieme con il fratello, per un reato gravissimo
di matrice mafiosa, la Commissione Antimafia deve affrontare,
senza indugi, il caso Lombardo, chiedendo ed esaminando gli atti
con urgenza, nonostante i tanti amici della sinistra e non, che lo
sostengono e, contro ogni pudore, lo difendono, per convenienze
politiche locali". Lo sostiene in una nota il senatore del Pdl
Raffaele Lauro, membro della Commissione Antimafia.
"Non e' piu' tollerabile - conclude Lauro - che i professionisti
dell'antimafia usino due pesi e due misure".
(ITALPRESS).
gas/com
09-Apr-11 21:56
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Di Raffaele Lauro (del 14/04/2011 @ 19:53:26, in Il commento politico, linkato 447 volte)
"La religiosità e la pietà popolare, nei riti della Settimana Santa, a Sorrento e in Penisola Sorrentina"
di
Raffaele Lauro
Sorrento, 15 aprile 2011
Nel concludere questo intenso ed emozionante incontro sul bel libro di don Francesco Saverio Casa e di Giovanni Petagna, desidero, da subito, esprimere un sentimento di gratitudine, con la mente e con il cuore, al Priore, Antonino Persico, a tutti i Confratelli e, in particolare, agli amici Diodato Morvillo e Pasquale Ferraiuolo, per aver consentito di organizzare, in questo tempio di fede e di bellezza, una presentazione, che per il tema trattato, il Canto del Miserere, non poteva avere altro luogo che questo, che è la sintesi più alta del patrimonio religioso, storico, civile ed anche estetico, della nostra amata città di Sorrento.
Aggiungerò poche riflessioni sul rapporto tra religiosità e pietà popolare, nei riti della Settimana Santa, a Sorrento e nella Penisola Sorrentina, in considerazione dei preziosi, interessanti e colti interventi degli illustri relatori che mi hanno preceduto: il coordinatore, Diodato Morvillo; il Priore, Antonino Persico; il Sindaco, Giuseppe Cuomo; il coautore, don Francesco Saverio Casa; il Direttore Diocesano dell'Ufficio Confraternite, don Antonino Minieri e il collega professor Vincenzo Russo, che ci ha donato un'altra prova della sua straordinaria preparazione scientifica e della sua elevata sensibilità culturale verso la storia della nostra terra.
La religiosità popolare, come si invera nei riti della Settimana Santa a Sorrento e in Penisola Sorrentina, rappresenta una lente di ingrandimento che permette di meglio vedere e misurare alcune dimensioni della fede cristiana.
La fede cristiana è un fatto relazionale: il donarsi di Dio a noi che suscita una risposta libera. Entrambi i poli sono essenziali, quello di Dio che chiama, e quello dell'uomo chiamato che risponde. I teologi preferiscono dare evidenza all’iniziativa di Dio. È il polo primario e il più facile da definire. Ma può anche risultare il più astratto e generico. Esso lascia in ombra l’articolarsi della fede nei soggetti, in ciascuna persona, nei luoghi e nei riti, che si stratificano nelle diverse culture. La religiosità popolare, invece, sottolinea maggiormente le esigenze dell’implicazione soggettiva, le dimensioni personali della fede e ci mette in gioco in prima persona, con le nostre scelte, con le nostre cadute e con le nostre attese dell'assoluto.
Nel suo bisogno di concretezza, la religiosità popolare dà molto risalto alla tangibilità degli effetti di Dio nella storia. Essa vuole “vedere” Dio, sperimentarne l’agire salvifico. La teologia, da parte sua, approfondisce il riferimento agli eventi generatori della fede, quelli conclusi, una volta per tutte, nella Rivelazione di Dio in Cristo Gesù.
La religiosità popolare, quindi, vive una fede che si trova a suo agio con la convinzione che Dio sia tuttora, e sempre, all’opera nella storia, non solo in quella “grande”, ma nella “piccola storia” di ogni vita, di ogni esistenza umana e, nel nostro caso, di coloro che partecipano alla processione del Cristo Morto, come incappucciati, di quelli che, nel coro, cantano il Miserere e di quanti, non tutti purtroppo, assistono, come spettatori, allo sfilare della processione tra le strade di Sorrento.
La religiosità popolare rivendica un’esistenza tutta intera coinvolta nella fede e il bisogno che essa interessi tutta la corporeità, l’affettività e la stessa emozione, come avviene nella sera del Venerdì Santo, in quella unità di sentimento religioso, di devozione e di radicamento dei condivisi valori della comunità, che esprime l'anima vera, autentica e più nobile della nostra città.
Questa definizione della religiosità popolare nell’orizzonte della teologia fondamentale, ci invita a non dimenticare, nel discernimento sulle forme di fede cristiana, che ogni atto autenticamente religioso o di fede, per quanto imperfetto, tende ad un “agere” che è anche un “pati”, un agire, ma per ricevere.
Il sospetto nei riguardi della religiosità popolare, come forma di agire utilitaristico se non magico (che oscura la trascendenza di Dio e ne fa una proiezione dei propri bisogni) dovrebbe essere verificato a partire dalla considerazione che l’agire religioso popolare ha, spesso, pur nei suoi limiti e nelle sue contaminazioni, il significato di un fare per essere “agiti” da Dio.
Ecco perché un aspetto essenziale per la valutazione della religiosità popolare trova il suo baricentro nella Pasqua di morte e di risurrezione del Signore.
Ed il Venerdì Santo costituisce lo snodo di questa sofferenza, di questo patire, di questo essere insieme, perché il popolo si riconosce nel Gesù della passione, nel Gesù sofferente, nel Gesù morto in croce, nel Gesù deposto, immagine e riscatto della nostra unica possibilità di salvezza.
Per tale ragione la passione di Gesù ha sviluppato la maggior parte delle devozioni proprie della religiosità popolare: le vesti degli incappucciati, i segni dei martiri, le croci e, infine, le statue del Cristo Morto e dell'Addolorata, diventano strumento di intense emozioni.
Non a caso la sofferenza del Cristo viene associata sempre alla sofferenza della Madre, che vive la tragicità della morte del Figlio. Così avviene che il popolo, nel nostro caso il popolo sorrentino, si identifica, da centinaia di anni, col dolore del Cristo, vivendo quello della Madre, che in fondo è il dolore di ogni donna.
È alquanto semplice, naturalmente, riconoscere i limiti di questa “cristologia popolare”: senza la risurrezione, la fede perde il suo dinamismo e porta ad un atteggiamento passivo della vita. In una logica di
imitazione passiva, la fede non manifesta la sua forza ultima di liberazione. Nello stesso tempo, occorre ricordare che Cristo Risorto è sempre il Crocifisso e porta i segni della sua passione nelle mani e nel costato.
Per tale ragione, Paolo VI nella enciclica "Evangelii Nuntiandi" preferì, a quella di religiosità popolare, l'espressione di pietà popolare, perché in un rapporto più diretto con la liturgia.
La liturgia esprime e mantiene ciò che è centrale nella vita cristiana. Evidenzia, celebrandolo, il fondamento sorgivo della fede: il mistero pasquale.
La pietà popolare, quindi, cerca di esprimere la fede all’interno delle varie circostanze concrete della vita e attraverso i sentimenti che esse suscitano. Il mistero di Cristo che la liturgia celebra, infatti, eccede ogni espressione. Esso irradia di luce tutti i frammenti della vita umana, nelle esperienze personali e comunitarie, come quella della processione del Cristo Morto.
La pietà popolare non ha un contenuto diverso dalla liturgia: è sempre il mistero pasquale, ma cercato nei suoi effetti salvifici dentro l’orizzonte quotidiano.
La pietà popolare invita la liturgia a recuperare tutta la dimensione affettiva del celebrare, vale a dire di far sperimentare il sentimento di essere “affetti” da Dio, raggiunti perennemente dalla grazia. La liturgia, di contro, non celebra le emozioni, ma il mistero pasquale che ci “emoziona” e in questo modo essa educa la pietà popolare a non ridursi a un effimero spettacolo, magari per i turisti, privo di contenuto partecipe, come ha sottolineato don Antonino Minieri, nella prefazione.
Il senso di identificazione nelle sofferenze della passione di Cristo e il continuo bisogno di espiare i peccati, per i quali l'Agnello di Dio si è immolato sulla croce, salvando così l'umanità intera, trovano, nella dimensione della pietà popolare, la loro massima espressione nel Miserere.
Il Miserere è il canto nel quale la pietà popolare viene esaltata nel suo massimo grado.
Il Miserere è una delle preghiere più recitate e famose del Cristianesimo. Il suo testo è quello di un salmo (Salmo 51), stilisticamente inferiore ad altri più belli del Libro dei Salmi, che, secondo la tradizione, fu scritto dal re Davide, come pentimento per una colpa di natura carnale, commessa con Betsabea, la moglie di un ufficiale dell’esercito.
Il Miserere esprime, quindi, il senso di colpa e la richiesta di perdono. Quello che colpisce immediatamente nella trama degli avvenimenti che precedono e motivano questa composizione penitenziale, è che la trasgressione sembra essere la via maestra per raggiungere se stessi e Dio. L’unica vera colpa sarebbe non rendersene conto: ecco la funzione coscienziale del profeta Natan, che illumina la mente di Davide.
Dopo che il profeta ha aperto gli occhi a Davide, la richiesta di perdono del re appare come la volontà di legittimare e di integrare il nuovo che ha acquisito, come un appello alla misericordia di Dio, per sancire l’ammissibilità dei propri desideri, anche quelli più inopportuni.
Davide prega di essere lavato dalle scorie del propellente che è servito a compiere l’indegno gesto, ma non lo rinnega, poiché talvolta si deve essere indegni, per riuscire a vivere pienamente. Dal proseguimento dell’amore di Davide per Betsabea nascerà il futuro re d’Israele, Salomone, colui che diventerà l’emblema del retto agire e del giusto decidere.
La preghiera di Davide, come hanno dimostrato sagacemente gli autori di questo prezioso volume, Francesco Saverio e Giovanni, coincide con la nostra stessa richiesta, dolorosamente colpevole, di essere accettati con comprensione per ciò che siamo e per quello che siamo costretti a fare per non tradire noi stessi.
Il pentimento è la consapevolezza della inevitabile ambivalenza dell'agire umano, ma è pur sempre, secondo un’espressione di Nietzsche, un “dire sì alla vita”.
Il compito della fede, in conclusione, è quello di assumere il dolore affettivo dei sentimenti di colpevolezza, messi in movimento dalla contrizione, e di trasformare questi in coscienza della responsabilità davanti a Dio.
Per ogni cristiano Dio è non soltanto creatore, ma è anche colui che ci ha redenti in Cristo, con quell’amore che Cristo stesso ha modellato su Dio Padre. La redenzione compiuta da Cristo nella sua Pasqua e liberamente accolta dal credente nel sacramento del mistero pasquale e vissuta come fedeltà di alleanza contratta nel sacramento del battesimo, determina, per l’uomo, perdono e liberazione dal peccato. Ma anche dono della vita di Dio attraverso lo Spirito, che comporta l’essere figli nel Figlio in comunione con il Padre, per sempre.
Il peccato non offende né denigra Dio, bensì intacca l’essere dell’uomo, poiché, essendo infedeltà a quell’alleanza fondata in Cristo e già accolta nella fede, costituisce un disprezzo dell’amore di Dio e del dono di se stesso.
Gli eventi, in quanto azioni storico-salvifiche, compiute da Cristo, sono tutti incentrati nel compimento della Pasqua: passione, morte, risurrezione, ascensione al Padre. Agendo simbolicamente, il rito liturgico ne fa il memoriale in quanto momento significativo, rivelato dalla Parola, e in quanto momento attuativo, come presenza incorporata nel simbolo della realtà rivelata significativamente.
In tal modo si attua la liturgia sacramentale che postula l’azione della Chiesa. In essa, l’azione credente del soggetto interpellato e agente simbolicamente nel rito, la cui partecipazione è condivisione, diventa necessaria all’attuazione piena del sacramento.
Rinnovo i miei ringraziamenti al Priore per questa ospitalità, nel luogo più caro alla fede cristiana dei sorrentini, e a tutti voi per la vostra attenta partecipazione.
Questi riti, i nostri riti della Settimana Santa, costituiscono le nostre radici, il nostro DNA spirituale, che dobbiamo difendere, custodire e consapevolmente praticare, se, oltre alla salvezza oltremondana, aspiriamo a salvaguardare, per le future generazioni, la nostra identità religiosa e civile, dalle tempeste che si addensano sul nostro orizzonte.
Pregiudicare queste radici significherebbe pregiudicare l'identità stessa del popolo sorrentino!
L'ascolto del canto del Miserere, nella versione indimenticabile ed insuperata del Maestro Ambrosini, rappresenta la degna conclusione di questo incontro, così soffuso di grazia e così pregno di consapevolezza comune sulla nostra indeclinabile ed insostituibile dimensione spirituale, come singoli e come comunità.
Di Raffaele Lauro (del 17/04/2011 @ 16:59:35, in Il commento politico, linkato 503 volte)
Amministrative. Codice Antimafia. Lauro (PdL): Convocare in Commissione Antimafia tutti i candidati sindaci di Milano, Torino, Bologna e Napoli per illustrare loro il codice etico antimafia e renderli garanti della trasparenza delle candidature, nelle rispettive liste.
In relazione alle imminenti elezioni amministrative di maggio e all'applicazione del codice etico antimafia per la trasparenza delle candidature e per la prevenzione dai rischi di infiltrazioni e di condizionamenti della criminalità organizzata nella vita amministrativa, il sen. Raffaele Lauro (PdL) ha illustrato stamane, al Senato, la proposta avanzata al Presidente dell'Antimafia, sen. Giuseppe Pisanu, di concordare con il Ministro dell'Interno una giornata, nella quale i Prefetti della Repubblica convochino tutti candidati sindaci sul territorio per illustrare loro il codice etico antimafia ed investirli della responsabilità, politica e morale, di garanti dell'applicazione del codice e della trasparenza delle candidature, nelle rispettive liste. Nella stessa giornata, con le stesse modalità e finalità, la Commissione dovrebbe incontrare, a Roma, tutti i candidati sindaci di Milano, Torino, Bologna e Napoli. "In attesa che una legge obblighi i partiti all'osservanza del codice - ha sottolineato Lauro - , questa iniziativa, che si fonda sull'etica della responsabilità dei futuri vertici delle amministrazioni locali, potrebbe sopperire alle carenze, verificatesi nell'ultima tornata del 2008, e mobilitare l'attenzione della pubblica opinione e dell'elettorato su di una questione vitale per la convivenza civile e democratica del nostro Paese".
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Agenzie di stampa
Amministrative, Lauro: Convocare in Antimafia i candidati sindaci
Roma, 15 APR (Il Velino) - In relazione alle imminenti
elezioni amministrative di maggio e all'applicazione del
codice etico antimafia per la trasparenza delle candidature e
per la prevenzione dai rischi di infiltrazioni e di
condizionamenti della criminalita' organizzata nella vita
amministrativa, Raffaele Lauro (PdL) ha illustrato, al
Senato, una proposta avanzata al Presidente dell'Antimafia,
Giuseppe Pisanu. Il senatore Lauro ha chiesto di concordare
con il ministro dell'Interno una giornata, nella quale i
prefetti della Repubblica convochino tutti candidati sindaci
sul territorio per illustrare loro il codice etico antimafia
ed investirli della responsabilita', politica e morale, di
garanti dell'applicazione del codice e della trasparenza
delle candidature, nelle rispettive liste. Nella stessa
giornata, con le stesse modalita' e finalita', la Commissione
dovrebbe incontrare, a Roma, tutti i candidati sindaci di
Milano, Torino, Bologna e Napoli. "In attesa che una legge
obblighi i partiti all'osservanza del codice - ha
sottolineato Lauro - , questa iniziativa, che si fonda
sull'etica della responsabilita' dei futuri vertici delle
amministrazioni locali, potrebbe sopperire alle carenze,
verificatesi nell'ultima tornata del 2008, e mobilitare
l'attenzione della pubblica opinione e dell'elettorato su di
una questione vitale per la convivenza civile e democratica
del nostro Paese". (com/riv)
151326 APR 11 NNNN
Amministrative/ Pdl chiede audizione Antimafia candidati sindaci
Lauro:Dovranno essere resi responsabili del rispetto codice etico
Roma, 15 apr. (TMNews) - Il senatore del Pdl, Raffele Lauro, ha
proposto di convocare in commissione Antimafia tutti i candidati
a sindaco di Milano, Torino, Bologna e Napoli per illustrare loro
il codice etico antimafia e renderli garanti della trasparenza
delle candidature, nelle rispettive liste. E' quanto si legge in
una nota.
Il senatore Lauro - si legge ancora nel comunicato - ha chiesto
di concordare con il ministro dell'Interno una giornata, nella
quale i prefetti della Repubblica convochino tutti candidati
sindaci sul territorio per illustrare loro il codice etico
antimafia ed investirli della responsabilità, politica e morale,
di garanti dell'applicazione del codice e della trasparenza delle
candidature, nelle rispettive liste. Nella stessa giornata, con
le stesse modalità e finalità, la Commissione dovrebbe
incontrare, a Roma, tutti i candidati sindaci di Milano, Torino,
Bologna e Napoli.
"In attesa che una legge obblighi i partiti all'osservanza del
codice - ha sottolineato Lauro - questa iniziativa, che si fonda
sull'etica della responsabilità dei futuri vertici delle
amministrazioni locali, potrebbe sopperire alle carenze,
verificatesi nell'ultima tornata del 2008, e mobilitare
l'attenzione della pubblica opinione e dell'elettorato su di una
questione vitale per la convivenza civile e democratica del
nostro Paese".
Red/Bac
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