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Intervento del Sen. Lauro sulla questione meridionale (Napoli, Palazzo Reale, 28 settembre 2009)
Di Raffaele Lauro (del 28/09/2009 @ 22:32:59, in il commento politico, linkato 584 volte)
INTERVENTO DEL SEN. LAURO
Parlando, a conclusione dei lavori del convegno nazionale su “Questione meridionale, come questione nazionale”, organizzata, presso il Palazzo Reale di Napoli, dai Gruppi PdL della Camera e del Senato, il sen. Raffaele Lauro ha affrontato il nodo del neocentralismo regionale e del rinnovamento della classe dirigente: “Se Zanardelli tornasse a visitare il Mezzogiorno, come fece, nel 1902, da primo ministro del Regno d’Italia, troverebbe la questione meridionale ancor più complicata da affrontare di allora. I condizionamenti allo sviluppo civile ed economico del Mezzogiorno, al di là delle apparenze, sono oggi ancor più difficili da risolvere: il dualismo economico tra Nord e Sud si è accentuato; moltissime risorse sono state dilapidate; la questione criminale è diventata, anch’essa, questione nazionale; le classi dirigenti del Sud sembrano incapaci di uscire dalle logiche gattopardesche; il Mezzogiorno è segmentato e non omogeneo. Il documento di base, presentato dai Gruppi per la discussione, è un’eccellente radiografia della situazione, tuttavia non mette nella dovuta evidenza il pericolo già denunziato dai meridionalisti democratici, alla vigilia dell’introduzione, in applicazione della Costituzione, dell’istituto regionale: il neocentralismo. Ad uno Stato centralizzato ed inaccessibile, si sono sostituiti i governi regionali della Campania, della Puglia, della Calabria, della Basilicata e della Sicilia, altrettanto, quanto ancor più, inaccessibili. Era più facile ad un Sindaco farsi ricevere da un dirigente ministeriale, che, oggi, da un dirigente regionale. Le istituzioni regionali del Sud sembrano rocche impenetrabili, non collegate tra loro da un progetto strategico, ma bramose di impegnare le risorse disponibili in una perversa logica padronale e meramente conservatrice del potere personale, familistico o di gruppi collegati, che prescinde da una filosofia macroregionale dello sviluppo, che il centro e il nord del paese praticano con efficacia. Manca un progettualità prospettica, finalizzata a sciogliere i nodi infrastrutturali, in un’ottica non meramente localistica od egoistica. Quindi si pone il problema non tanto di scegliere i candidati governatori, quanto quello, più arduo, di rinnovare l’intera classe dirigente regionale, che ha fallito. Questo è un problema totalmente politico e di etica politica, che solo i partiti nazionali possono tentare di sciogliere. Se non si rinnova la classe dirigente altre risorse saranno dilapidate, con pochi tangibili risultati per le comunità meridionali, alla vigilia dell’introduzione di un federalismo che non lascerà scampo alle inerzie e alle miopie. Ben venga la Banca del Sud o la collaborazione con il CNR, come ha annunziato Tremonti, ma ciò non basterà, se non si parte dal rinnovamento del personale politico. Spetta, innanzi tutto al PdL, partito nazionale per definizione e per consenso, iniziare l’opera, alla vigilia dell’appuntamento elettorale regionale del 2010. Altrimenti tutto sarà vano e il Mezzogiorno andrà alla deriva, una deriva tutta africana, lontana anni luce dall’Unione Europea!”
Napoli, 28 settembre 2009
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