\\ Home Page : Articolo
Lauro: elogio funebre di Giannino (Capo di Sorrento, 9 febbraio 2013)
Di Raffaele Lauro (del 12/02/2013 @ 19:34:06, in Il commento politico, linkato 693 volte)
Commemorazione trigesimale
dell’on. Giovanni Casola
(Capo di Sorrento, 9 febbraio 1013)
Cara Adele, caro Don Antonino, carissime Amiche e carissimi Amici, tutti, di Giannino, oggi qui presenti per onorarne la memoria, con antichi sentimenti di memore affetto, di stima e di gratitudine imperitura, senza confini.
Non è facile commemorare un amico fraterno, come Giannino, quando tanti, troppi ricordi affollano la memoria, quando l’animo, anche dopo un mese dall’infausto evento, è ancora affranto!
E l’emozione non accenna a placarsi!
Giannino ha inciso, in modo determinante, nella mia vita ed in quella di molti di noi. Ed il Suo esempio di signorilità, di gentilezza e di generosità, continuerà a farlo.
Questo nessuno potrà e dovrà mai dimenticarlo!
Sorrento e l’intera Penisola Sorrentina, dai centri urbani alle colline, dalle colline alle marine, può vantare, nella sua storia civile, l'orgoglio di aver dati i natali a questo illustre figlio, di averlo avuto come integerrimo amministratore comunale, di averlo mandato, in Parlamento, come rappresentante della nostra terra meravigliosa e delle nostre gentili popolazioni.
Della nostra gente!
Ero legato a Lui da profondi, antichi e ricambiati sentimenti di affetto, di stima, di consiglio e di personale confidenza, mai sfiorati, in tanti anni, da una nube o da una piccola incomprensione.
Il mio cuore, dunque, è ancora ricolmo di tristezza!
Bellissimi ricordi sono collegati alle nostre famiglie, da antica data, in particolare il Suo legame, molto speciale, con mia madre Angela.
Giannino era uno della “triade” degli amici più stretti di mia madre: Lui, Alfonso Fiorentino ed Antonino Stinga.
Per cui, quando, a Roma, dal 1990 al 2001, Giannino veniva a pranzo, per mia madre era un giornata memorabile, un tripudio di gioia, una cavalcata di memorie complici del passato e di considerazioni sull’attualità politica.
Tanti sono, poi, i rimandi della memoria, legati alla nostra diretta collaborazione, sempre fervida ed attiva, nell'amministrazione municipale di Sorrento.
Noi tutti, avvertiamo, oggi, sentiamo, come se fosse qui, tra noi, come sempre, al primo banco di questa amata Chiesa del Capo di Sorrento, in tutte le manifestazioni significative di questa bella comunità parrocchiale, sotto la guida amorevole di Don Antonino, l'energia, la lucidità, la determinazione, la generosa dedizione e il carisma popolare, che riusciva a trasmettere, anche con le sue intuizioni esaltanti, stimolanti ed accessibili alla gente comune, al popolo.
La personalità di "Giannino" (per tutti era semplicemente "Giannino", non l'onorevole, il Vice Sindaco o l'Assessore!) era straordinaria e ricca (e sarà irripetibile), per la non comune capacità di relazioni interpersonali, per la squisita sensibilità, per il continuo dialogo con tutti, per lo spirito di amicizia, per il senso dell'onore, per il garbo, per la signorilità e per l'eleganza del tratto umano (e non solo di quello!).
E, non da ultimo, per quell'attaccamento, quasi morboso, alla sua Sorrento, per il rispetto della tradizione popolare, civile e religiosa della comunità; per lo spirito di servizio alla collettività e per l'assoluto disinteresse personale, dimostrato in tutti i pubblici incarichi ricoperti: da parlamentare nazionale ad amministratore locale.
Della nostra Sorrento, Giannino costituiva il simbolo civico vivente, la sintesi di tutte le virtù popolari sorrentine: la gioia di vivere, l'amore per gli altri, lo spirito dell'accoglienza, l'amicizia disinteressata, l'attenzione alla persone semplici e a chiunque Gli si rivolgesse.
Vorrei anche ricordare anche la punta di diamante del Suo carattere:
- il coraggio delle proprie idee e la coerenza nel difenderle;
- il coraggio anche di intraprendere progetti a prima vista impossibili, talvolta privi di ritorni immediati ma proiettati nel futuro;
- il coraggio di non arrendersi mai di fronte agli ostacoli, anche se apparentemente insuperabili, ma, e soprattutto,
- la tenacia di non adagiarsi mai sugli allori dei molti traguardi raggiunti, continuando a lottare per crescere, in mezzo alla gente, alla Sua gente.
Di questa tenacia, derivazione di una intelligenza, vivida ed intuitiva, ne avremmo avuto ancora tanto bisogno.
La commozione che noi tutti, oggi, abbiamo dentro non riesce ad esaurirsi nelle parole, anche le più espressive e le più belle, e meglio si esprime, anche senza di esse, nell’intimità del nostro cuore, evitando l'insidia di un'enfasi eccessiva o, peggio, della retorica, che Lui detestava.
Possiamo solo dire, cara Adele, che gli abbiamo voluto bene, ma non tanto, quanto e come Lui ce ne ha voluto, di bene.
Questo ci rende, forse, egoisticamente sazi.
Giannino ha lavorato tanto per noi, per renderci migliori e questo ci fa sentire responsabili e impegnati.
Il Suo esempio sarà uno stimolo e ci darà la forza per continuare a lavorare, per Sorrento e per la Penisola Sorrentina, in altre responsabilità, non più parlamentari.
La vita non è mai un percorso semplice e troppo spesso non è ciò che ci sia spettava potesse essere. Ma è una vita degna, se è fondata sulla coscienza di se stessi.
Se è coscienza di sé stessi!
E Giannino sapeva cosa volesse dire, essere vivi e vivere, essere coscienti di se stessi. Sempre!
Vivere consapevolmente è la più grande conquista della vita umana. Per tutto il tempo in cui ho avuto il privilegio di essere vicino a Lui, ho sempre avvertito questa consapevolezza e il privilegio di vivere, in armonia con sé stesso, in armonia con chi, come l’adorata Adele, Gli è stata vicina, fedele e pazientissima compagna di una vita intera.
Armonia che Giannino cercava con tutti, al di là della famiglia e degli amici più cari!
Per tale aspirazione all’armonia, Giannino ha sempre voluto rispettare tutto e tutti.
È stato umile, modesto, indifferente alle correnti, pieno di dignità, sensibile alla sofferenza, disponibile al bisogno, capace di comprensione, ricco di speranza e pronto al perdono.
Ha lottato e difeso le cose, in cui ha creduto, quelle per le quali ha vissuto.
Schietto e diretto, talvolta persino brusco, senza mai coltivare inutili ipocrisie, ha saputo preservare la sua personalità dal cinismo della politica, dall’inganno degli altri e dalla sopraffazione dei deboli, che, ahinoi!, dilaga, in questi tempi, di malversazione e di spudoratezza.
Giannino ha circondata la Sua vita dei valori della sensibilità umana, della bontà e dell’amore per l’altro da sé!
Adesso, nel tempo senza tempo, Giannino può cogliere il significato stesso della sua esistenza terrena e dei valori che ha sempre coltivato, anche per noi, assicurandoci quella premura e quella quasi discreta protezione, di cui ci ha fatto dono, sempre e disinteressatamente.
E che oggi avvertiamo più di prima, meglio di prima!
Per me nulla, da questo punto di vista, è cambiato, anche se mi mancano le sue telefonate, nel mezzo di una riunione, con le quali, quasi ogni mattina, mi richiamava all’ordine e ai miei doveri, con ferma cortesia: quando scendi a Sorrento? Non abbandonare la Tua gente!
Continuerà a seguirci e a consigliarci.
Il nostro affetto per lui dovrà essere più forte del nostro dolore. Il suo ricordo dovrà essere per noi conforto e consolazione.
L'infelicità e il dolore di averlo perso, nella sua fisicità, non possono farci dimenticare il bene che ci ha donato e non devono sopraffare la gratitudine per le tante Sue cose che vivranno, sempre, insieme con noi.
Non dobbiamo permettere alla morte o al dolore di cancellare i nostri ricordi gioiosi.
È necessario tenere ben stretta la gioia di averlo conosciuto, quella gioia che abbiamo condiviso.
Essa non dovrà mai andare dispersa!
Noi tutti, non dimenticheremo neppure quel suo volto scavato, energico, supremamente sorridente e cordiale; quella fronte alta e nobile; quelle mani pronte alla stretta forte, leale e confortatrice; quegli occhi profondi, severi, capaci di sondare, fulminei, l'intimo; quel sorriso fraterno e luminoso (il “sorriso di Giannino”, recitava mia madre, con enfasi!); quel gestire sobrio e composto, ma così carico di intima forza di persuasione; quella voce dal timbro chiaro e denso, scandito e posseduto fino alle ultime vibrazioni e, neanche, dimenticheremo, degli ultimi tempi, quel suo andamento incerto, che celava fatica e, talvolta, anche sofferenza, senza mai cedere un briciolo alla sua compostezza, alla sua dignità e alla sua “regalità”.
La Sua straordinaria eleganza nel vestire (i vestiti classici, le camicie di seta, le cravatte, i fazzoletti, le cinghie e le amate scarpe!) non era un superficiale orpello di vanità maschile, civetterie fine a se stesse, ma disvelavano il Suo bisogno profondo, identitario, esistenziale e quasi ancestrale di bellezza per la vita, di amore per gli altri e di armonia con il mondo!
In tanti anni di frequentazione, non ho visto mai Giannino in disordine, neppure quando, gli ho fatto visita, d’improvviso, a casa: mai!
Neppure quando Giannino, abbronzato del sole dei Caraibi, sfidava, con la camicia aperta sul petto, la tramontana, in piazza Tasso, di fronte a me che tra cappotto, sciarpa e cappello di lana, gli apparivo, intabarrato, come un marziano, come fossi Suo nonno! I miei cappottini da vecchio ed i suoi impermeabili "british", a confronto! Ero del tutto perdente! E, su questo, ha continuato a canzonarmi, affettuosamente, fino alla fine.
Questa differenza estetica, tuttavia, non ci ha impedito di essere grandi amici e di volerci bene!
Lo voglio ricordare così, cara Adele, anche oggi, ancora una volta, abbronzato, sorridente ed incurante della feroce tramontana battente, in Piazza Tasso, mentre mi raccontava, felice come un bambino, della luce e dei colori dei Caraibi!
Cara Adele, caro Don Antonino, carissime Amiche e carissimi Amici, tutti, di Giannino, oggi qui presenti per onorarne la memoria, con antichi sentimenti di memore affetto, di stima e di gratitudine imperitura, senza confini.
Ho un solo rammarico, un debito morale non onorato, verso Giannino: non aver potuto sottoporre al Suo giudizio il mio romanzo sorrentino. Lo ha atteso tanto, ahimè, invano! Dopo quattro anni di lavoro, “Il Principe della Luna” finalmente vedrà la luce!
Ci tenevo tanto e speravo di farcela! Non ci sono riuscito.
Mi farò perdonare, dedicando proprio a Giannino, questa piccola epopea di un giovane sorrentino, nella storia perigliosa del XVI secolo, tra mondo cattolico ed Islam!
Grazie, caro Giannino, tu che sei stato e rimani il vero "principe" di Sorrento, del cui ricordo non ci priveremo mai!
I commenti sono disabilitati.