DAL BACKSTAGE FOTOGRAFICO DI FABIO SANTORI
Ralph Lorbeer sul set de " La Trilogia della Vita"
LA TRILOGIA DELLA VITA - Film di 60' a colori, scritto e diretto da Ralph Lorbeer
La struttura del film è triadica, tre episodi da 20' ciascuno,
su di una cornice comune, differenziata e sottolineata da tre cromatismi dominanti:
il verde( Elogio della Vita), il rosso ( Elogio dell' Eros) e il blu ( Elogio
della Morte).
Protagonista unico è il pittore e scultore italiano , Marcello Mondazzi, ripreso
al lavoro su sculture e pitture, nel suo castello-antro-magico-laboratorio
di Pomezia (Roma), nel territorio dell' antica Lavinium. Il Maestro Mondazzi,
prima di applicarsi alla creazione artistica, narra allo spettatore le storie
di tre protagonisti del terzo millennio. Le storie di Barbara Stein, di Pascal
Lambert e di Milton Crois, che sono i personaggi dell' opera narrativa "La
Trilogia della Vita" di Ralph Lorbeer. Le tre storie rappresentano la metafora
del trionfo della vita dello spirito sull' eugenetica, dell' eros vissuto
su quello virtuale e della accettazione della morte, in una società, come
quella contemporanea, che tenta di esorcizzare la paura di Tanatos. L'elogio
viene reso visibile allo spettatore, tramite le opere mondazziane sul ferro
(vita), sui colori (eros) e sulle plastiche trasparenti (morte). Le musiche
originali di Maurizio Telerma esaltano la poesia delle opere di Mondazzi.
Il film è un audace, originale e ben riuscito intreccio tra letteratura, scultura,
pittura e musica. Lo vedremo prossimamente sugli schermi dalla RAI- RadioTelevisione
Italiana.
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Giovedì 7 Giugno 2001 |
EMOZIONE E SURREALISMO NEI FILM DI RAFFAELE LAURO
Ralph, tra arte e mito la regia da Costiera in tv
Parallelamente agli incarichi istituzionali, Raffaele Lauro,
di origini sorrentine (ha insegnato filosofia e ricoperto incarichi amministrativi,
in particolare anche come assessore alla cultura al Comune di Sorrento) continua,
con lo pseudonimo di Ralph Lorbeer, l'intensa attività di scrittore, sceneggiatore
e regista.
Dopo il film a puntate «I Ponti della Leggenda e della Storia», viaggio notturno
di due giovani nelle viscere sacre (il Tevere) della Roma storica e i misteri
dei ponti della classicità, che ha ottenuto un ottimo ascolto sugli schermi
della RaiNotte; ritorna alla ribalta televisiva, sempre su RaiNotte, con due
originalissimi reportage d'arte, due film d'autore, scritti e diretti da lui:
«Il Mondo di Carlos» e «La Trilogia della Vita».
Quest'ultimo articolato in tre puntate: Verde o Elogio della Vita; Rosso o
Elogio dell'Eros e Blu o Elogio della Morte.
E in questi ultimi lavori, Lorbeer tenta soprattutto una sintesi tra le immagini
artistiche di due pittori e scultori, che vivono nella campagna romana, il
tedesco Carlos Cairo e l'abruzzese Marcello Mondazzi, e il mondo della narrativa.
Appuntamento quindi in tv per la prima puntata che andrà in onda mercoledì
13 giugno.
Già, ma come vive questo binomio pittura-narrativa ne «Il Mondo Di Carlos?
«Vive attraverso una libera fonte di ispirazione: l'opera "Musa tragica"
di Henry James. Ho cercato di trasferire in un film di 26 minuti, la concezione
dell'arte di James, visualizzata attraverso la vicenda umana e la pittura
surrealista di Carlos Cairo».
Il soggetto del film?
«Tutto il film è girato in chiave surrealista. Un fantoccio di legno caraibico,
sghignazzante ed irridente, appare, in più punti e momenti, dapprima nel giardino
e, poi, nella casa del pittore Carlos che resta sorpreso ed irritato da questa
strana presenza, avvertita, peraltro, soltanto da lui. Il successivo dialogo
tra il pittore e l'omino porta quindi alla conoscenza tra i due e soprattutto
alla scoperta da parte di Carlos, che il suo strano ospite niente altro è
che l'espressione di un grande spirito artistico, di uno dei padri del surrealismo:
Salvador Dalì. L'addio tra due, nella notte, con un suggestivo ed imprevedibile
rogo, segna infine anche la riconciliazione di Carlos con se stesso, come
uomo e come artista».
Tutto questo in soltanto 26 minuti?
«Certo. Anche se il film vive di quattro momenti, che sono anche la metafora
della vita umana e dell'attività dell'artista, oggi, di fronte agli sviluppi
della globalizzazione e alla minaccia di Internet alla sua creatività».
Quattro momenti: mattino-sorpresa, giorno-conoscenza, pomeriggio-conciliazione
e notte-addio. Più complesso è l'impianto della Trilogia?
«In questo caso la struttura del film è triadica: tre episodi da 20' ciascuno,
su una cornice comune, differenziata e sottolineata da tre cromatismi dominanti:
il verde (la Vita), il rosso (l'Eros)e il blu (la Morte)».
Il protagonista unico è Marcello Mondazzi, al lavoro su sculture e pitture
nel suo castello-antro magico di Pomezia. Ma come si realizza il collegamento
narrativo?
«Mondazzi, prima di applicarsi alla creazione, narra allo spettatore storie
di protagonisti del terzo millennio. Le storie di Barbara Stein, di Pascal
Lambert e di Milton Crois, che sono i protagonisti della mia opera narrativa
"La Trilogia della Vita". E le tre storie rappresentano la metafora
del trionfo della vita dello spirito sull'eugenetica, della vittoria dell'eros
vissuto su quello virtuale e dell'accettazione della morte, in una società,
come la nostra, che esorcizza la paura di Tanatos».
Temi di grande attualità per l'uomo contemporaneo?
«Temi tosti, molto tosti; trattati, però, con mano leggera».
Ha avuto difficoltà a far lavorare dei pittori di fronte alla macchina da
presa?
«All'inizio erano curiosi e volevano capire la ragione di questa o di quella
inquadratura. Poi, quando hanno somatizzato il mio assoluto diniego a dare
loro spiegazioni, si sono placati. Così, ho lasciato che si esprimessero liberamente.
Non li ho disturbati, quando lavoravano. Ho chiesto alla troupe di farsi invisibile.
Ho impiegato molti piani-sequenza per evitare di interferire sul loro processo
creativo».
I prossimi impegni?
«Sto lavorando alla riduzione radiofonica della mia tragedia "Antinoo
- I segreti delle stelle", thriller storico sul mistero della morte del
giovane schiavo, amato dall'imperatore Adriano, e alle riprese di due film
per la televisione. Preparo, infine, per settembre, il debutto con il cinema-cinema
con un lungometraggio dal titolo "Memory". La storia, ambientata
a Roma, racconta di una donna anziana, la quale, dopo la morte del convivente
benestante, viene abbandonata da tutti (”la società bene”): è costretta a
prostituirsi e trova solidarietà soltanto in una comunità di emarginati, grazie
alla quale si salva dalla disperazione».
Vedremo, in futuro, qualche suo lavoro agli Incontri del Cinema di Sorrento?
«Lo spero».
E con lui anche tanti appassionati di immagine...