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Libro Scotti. Lauro: sempre guerra alle mafia (Ro-Na, 22-23 maggio 2012)
Di Raffaele Lauro (del 24/05/2012 @ 21:09:53, in Il commento politico, linkato 411 volte)
MAFIA: LAURO (PDL), RAFFORZARE DNA E DIA RIPORTANDOLE A INTUIZIONE FALCONE = COSTITUZIONALIZZARE ORGANISMO PARLAMENTARE PER LOTTA A CRIMINALITA' MAFIOSA Roma, 22 mag. - (Adnkronos) - ''Il rapporto mafia-politica e' passato (e passa) attraverso la cosiddetta "zona grigia", che si e' ampliata a dismisura. Bisogna di nuovo interrompere questa nuova forma di 'pax mafiosa' partendo dalle fondamenta e ritornando ad un processo costituente, riforma della Costituzione e dello Stato, che affronti anche il problema della lotta alle mafie''. Lo ha detto il senatore del Pdl, Raffaele Lauro, intervendo alla presentazione del libro 'Pax mafiosa o guerra? A 20 anni dalle stragi di Palermo' dell'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti, nella sala conferenze di Piazza Montecitorio. Per Lauro, ex capo di Gabinetto del ministro Scotti, occorre inoltre ''disciplinare i partiti politici e imporre obblighi sulla trasparenza delle candidature e degli eletti, pena la decadenza. Non semplici codici morali facoltativi''. E ancora, rimarca l'ex prefetto, ''costituzionalizzando un organismo parlamentare per la lotta alla mafia, che si trasformi in propositore di nuove norme e grande controllore dei governi e delle loro politiche (la commissione antimafia, cosi' come e' stata concepita, non e' piu' all'altezza della situazione) e rafforzando le istituzioni delegate, come la Dna e la Dia, riportandole all'originale intuizione di Giovanni Falcone''. ''Se la democrazia e' incompatibile con le mafie -ha osservato Lauro- e nessuna pace mafiosa e' accettabile, questa e' l'unica strada da percorrere, se vogliamo liberare la nostra democrazia dal grande ricatto criminale e se vogliano evitare il destino della Colombia e del Messico''. Insieme al parlamentare del Pdl, alla presentazione del libro sono intervenuti l'autore, Vincenzo Scotti, l'ex Guardasigilli Claudio Martelli, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, l'ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Moderava Stefano Folli, giornalista del 'Sole 24 Ore'. (Gkd/Ct/Adnkronos) 22-MAG-12 16:56 NNNN -------- Mafia. Lauro (PdL): Onorare la memoria di Falcone non con la retorica dell'antimafia, ma realizzando, fino in fondo, la sua strategia di guerra alla criminalità organizzata. "Onorare la memoria di Falcone non con la retorica dell'antimafia delle chiacchiere, che, in questi giorni, ha raggiunto livelli insopportabili, ma realizzando, fino in fondo, la sua strategia di guerra alla criminalità organizzata, rimasta sostanzialmente inattuata." Con questo ammonimento-denunzia, il sen. Raffaele Lauro del PdL, membro della commissione antimafia, ha concluso il suo intervento di presentazione, a Napoli, del nuovo libro di Vincenzo Scotti, dal titolo "Pax mafiosa o guerra? A vent'anni dalle stragi di Palermo", Edizioni Unilink. "Sono stati sconfitti cosa nostra e il clan dei corleonesi, ma le mafie, anche straniere, prosperano nel nostro paese e a livello transnazionale, con il racket, l'usura, le estorsioni, il traffico degli stupefacenti, il gioco d'azzardo, il riciclaggio del denaro sporco e l'inquinamento del sistema economico-finanziario. Stiamo vivendo una nuova forma di pax mafiosa, più subdola delle precedenti, che viene garantita da una zona grigia, che si è dilatata a dismisura e minaccia la nostra democrazia. L'eredità morale di Falcone ci impone di affrontare, senza ulteriori indugi, il nodo mafia-politica, la regolamentazione dei partiti, l'obbligo di candidature trasparenti, la decadenza dalle cariche elettive, la costituzionalizzazione della commissione antimafia e il rafforzamento della DNA e della DIA, secondo l'originario disegno di Giovanni Falcone." Mafia, Lauro (Pdl): Onorare memoria Falcone realizzando sua strategia Roma, 23 MAG (il Velino/AGV) - "Onorare la memoria di Falcone non con la retorica dell'antimafia delle chiacchiere, che, in questi giorni, ha raggiunto livelli insopportabili, ma realizzando, fino in fondo, la sua strategia di guerra alla criminalita' organizzata, rimasta sostanzialmente inattuata". Con questo ammonimento-denuncia, il senatore Raffaele Lauro (Pdl), membro della commissione antimafia, ha concluso il suo intervento di presentazione, a Napoli, del nuovo libro di Vincenzo Scotti, "Pax mafiosa o guerra? A vent'anni dalle stragi di Palermo" (Edizioni Unilink). "Sono stati sconfitti Cosa nostra e il clan dei corleonesi - continua Lauro -, ma le mafie, anche straniere, prosperano nel nostro paese e a livello transnazionale, con il racket, l'usura, le estorsioni, il traffico degli stupefacenti, il gioco d'azzardo, il riciclaggio del denaro sporco e l'inquinamento del sistema economico-finanziario. Stiamo vivendo una nuova forma di pax mafiosa, piu' subdola delle precedenti, che viene garantita da una zona grigia, che si e' dilatata a dismisura e minaccia la nostra democrazia. L'eredita' morale di Falcone ci impone di affrontare, senza ulteriori indugi, il nodo mafia-politica, la regolamentazione dei partiti, l'obbligo di candidature trasparenti, la decadenza dalle cariche elettive, la costituzionalizzazione della commissione antimafia e il rafforzamento della Dna e della Dia, secondo l'originario disegno di Giovanni Falcone". - www.ilvelino.it - (com/gat) 231802 MAG 12 NNNN MAFIA: LAURO (PDL), COMMEMORARE FALCONE ATTUANDO SUA STRATEGIA = Roma, 23 mag. (Adnkronos) - "Onorare la memoria di Falcone non con la retorica dell'antimafia delle chiacchiere, che, in questi giorni, ha raggiunto livelli insopportabili, ma realizzando fino in fondo la sua strategia di guerra alla criminalita' organizzata, rimasta sostanzialmente inattuata." Con questo ammonimento, il senatore Raffaele Lauro del Pdl, membro della commissione antimafia, ha concluso il suo intervento di presentazione, a Napoli del nuovo libro di Vincenzo Scotti dal titolo "Pax mafiosa o guerra? A vent'anni dalle stragi di Palermo", Edizioni Unilink. "Sono stati sconfitti cosa nostra e il clan dei corleonesi -ha proseguito- ma le mafie, anche straniere, prosperano nel nostro paese e a livello transnazionale, con il racket, l'usura, le estorsioni, il traffico degli stupefacenti, il gioco d'azzardo, il riciclaggio del denaro sporco e l'inquinamento del sistema economico-finanziario. Stiamo vivendo una nuova forma di pax mafiosa, piu' subdola delle precedenti, che viene garantita da una zona grigia, che si e' dilatata a dismisura e minaccia la nostra democrazia". "L'eredita' morale di Falcone -ha terminato- ci impone di affrontare, senza ulteriori indugi, il nodo mafia-politica, la regolamentazione dei partiti, l'obbligo di candidature trasparenti, la decadenza dalle cariche elettive, la costituzionalizzazione della commissione antimafia e il rafforzamento della Dna e della Dia, secondo l'originario disegno di Giovanni Falcone". (Ega/Ct/Adnkronos) 23-MAG-12 19:34 NNNN INTERVENTO DI LAURO A ROMA Scotti (22 e 23 maggio 2012) 1. Pax mafiosa o guerra? Questo interrogativo è rivolto al trapassato remoto, al passato remoto, al passato prossimo, al presente e al futuro del nostro paese. Pax mafiosa: la costante. Guerra: l'anomalia. 1. La democrazia è incompatibile con la mafia, con le mafie, con associazioni criminali organizzate, che controllano il territorio, incrociano le rappresentanze politiche locali, corrompono le istituzioni, inquinano il tessuto economico-finanziario del paese e ricattano la politica. 2. La pax mafiosa, nelle sue molteplici forme ed evoluzioni, è la vera costante della nostra storia politica nazionale: dall'Unità d'Italia all'illusione fascista della vittoria sulla mafia ad opera del prefetto di ferro, poi senatore, Cesare Mori; dalle collusioni degli alleati con i capimafia americani e siciliani, fino a quelle del secondo dopoguerra, in Sicilia e nel Mezzogiorno, con il regime dei partiti. La commissione Cattanei (V Legislatura 1968-1972). La Commissione Pisanu (gioco d'azzardo) e rinunzia Monti alle norme antimafia sulle concessionarie. È ancora utile una Commissione antimafia? 3. La pax mafiosa in Sicilia riusciva a "riassorbire" anche i reiterati omicidi eccellenti di poliziotti, magistrati e dei pochi politici che osavano opporsi alla pax mafiosa, fino al delitto Dalla Chiesa. 4. Bastava allora ai Governi, allo Stato, agli Apparati della Sicurezza, celebrare funerali di Stato, cambiare prefetti e questori e, poi, istituire qualche organismo straordinario, come l'Alto Commissario per la lotta alla mafia, che desse l'impressione dell'apparente volontà dello Stato e della classe politica di "contenere il fenomeno", tanto per superare l'onda delle emozioni e delle reazioni. 5. Chi ebbe la "colpa" di interrompere questo "pacifico" tran-tran, che pur intervallato da sanguinosi omicidi di servitori dello Stato, garantiva gli interessi di una classe dirigente, intimidita o collusa, di imprenditori, intimiditi o collusi, di magistrati, intimiditi o collusi, e degli apparati della sicurezza dello Stato, che dialogavano, naturalmente per esigenze istituzionali, con gli interfaccia mafiosi e garantivano, di fatto, la stessa pax mafiosa? 6. Chi ebbe la "colpa" di imprimere una svolta (la guerra), nelle indagini e nei processi contro i mafiosi e Cosa Nostra, basata, di fronte alle capacità organizzative di Cosa Nostra, sulla specializzazione, sulla centralizzazione e sul pedinamento del denaro sporco, degli affari e della complicità degli interessi economico-finanziari? 7. Il punto di svolta di questa "follia", follia pascaliana, fu il maxiprocesso, con la condanna della cupola mafiosa e la carcerazione dei capimafia. 8. Come fu accolta questa "follia" nella magistratura locale, nelle rappresentanze nazionali della magistratura e nello stesso Consiglio Superiore della Magistratura? Basta leggere i documenti dei processi al "folle". 9. In tal modo, il "folle" si trasformò in esaltato, in traditore, in violatore delle prassi della magistratura e, infine, in colluso con il regime politico, quando intuì l'esigenza di una cessazione delle vecchie politiche antimafia, degli organismi straordinari e chiese, sul piano normativo, che lo Stato si organizzasse con istituzioni ordinarie e con norme, anche processuali e carcerarie, che affrontassero una vera "guerra" alla mafia. 10. Chi furono, a livello di governo, i pochi politici, altrettanto "folli", a capire prima, a raccogliere poi e a proporre infine, le richieste del "folle" di Palermo? Quelle riforme, documentate in questo libro, interruppero "momentaneamente" la pax mafiosa, che veniva invocata, magari inconsapevolmente, anche in Parlamento, dagli oppositori, espliciti od occulti, del grande processo riformatore antimafia dei "folli" del Governo. Le proteste dei deputati siciliani e campani contro lo scioglimento dei consigli comunali inquinati. 11. Le stragi di Capaci e di via D'Amelio furono la conseguenza diretta dell'interruzione della pax mafiosa. I "folli" di Palermo furono trucidati e i "folli" di Roma eliminati dalla scena politica o emarginati, purché si ripristinasse la pax mafiosa sotto altre forme, con altre modalità, con altre complicità e con altri territori inesplorati di lucro, da parte del crescente potere mafioso: non solo le estorsioni e gli appalti, non solo l'usura e il racket, ma l'inquinamento delle imprese e della finanza, il riciclaggio del danaro sporco ed il gioco d'azzardo. 12. Non sono mancati i "successi" in questo ventennio della seconda repubblica: scardinamento della struttura militare della mafia, isolamento in carcere dei capimafia, confisca e sequestri di miliardi di beni, ma questo non ha impedito alle società criminali di estendere la loro sovranità e di aumentare la loro forza ricattatrice. Come mai? La fallace illusione! 13. Perché non è stato mai veramente affrontato il nodo del rapporto tra mafia e politica e la classe politica si è adeguata ad una "nuova forma" di "pax mafiosa", più subdola delle precedenti, altrimenti non si spiegherebbe come la 'ndrangheta si sia diffusa su tutto il territorio nazionale e come, oggi, approfittando di una crisi economica micidiale, attraverso bancari infedeli, individui il reticolato di piccoli e medi imprenditori in difficoltà e li acquisisca alla società criminale. 14. Il rapporto mafia-politica è passato (e passa) attraverso la cosiddetta "zona grigia", che si è ampliata a dismisura. Se, nel corso della prima repubblica, la "zona grigia" era un breve intervallo, comunicativo tra la società criminale, la società legale e le istituzioni, nel corso della transizione della seconda repubblica, il secondo ventennio, la "zona grigia" si è dilatata a dismisura, diventando un'autostrada, comprendendo rappresentanti nazionali e locali dei partiti, banche ed istituzioni finanziarie, professionisti e quell'area sociale di "welfare criminale" che considera la mafia, la camorra, la 'ndrangheta e le altre mafie, anche straniere, come dei benefattori della povera gente (il caso dell'attentato di Brindisi e la dottrina della mafia "buona" che non tocca i ragazzi). Quali sono i rimedi ad una situazione che appare del tutto pregiudicata e lascia prefigurare una deriva colombiana o messicana del nostro paese, dove i narcotrafficanti eleggono direttamente dei propri rappresentanti negli organismi elettivi e, persino, nelle aule parlamentari? 15. Bisogna di nuovo interrompere questa nuova forma di pax mafiosa. Come? Partendo dalle fondamenta e ritornando ad un processo costituente, riforma della Costituzione e dello Stato, che affronti anche il problema della lotta alle mafie: a) Disciplinando i partiti politici ed imponendo obblighi sulla trasparenza delle candidature e degli eletti, pena la decadenza. Non semplici codici morali facoltativi. b) Costituzionalizzando un organismo parlamentare per la lotta alla mafia, che si trasformi in propositore di nuove norme e grande controllore dei governi e delle loro politiche (la commissione antimafia, così come è stata concepita, non è più all'altezza della situazione) e rafforzando le istituzioni delegate, come la DNA e la DIA, riportandole all'originale intuizione del "folle" di Palermo. Conclusione: Se la democrazia è incompatibile con le mafie, e nessuna pace mafiosa è accettabile, questa è l'unica strada da percorrere, se vogliamo liberare la nostra democrazia dal grande ricatto criminale e se vogliano evitare il destino della Colombia e del Messico. Vi prego, comunque, di considerare queste riflessioni, come quelle di un "folle"!