Lauro ai lettori di PinP: continuerň a fare il mio dovere (Sorrento, 1 settembre 2011)
A Vincenzo Califano - Direttore "PoliticainPenisola" -
Sorrento, 1 settembre 2011
Gentile Direttore,
l’attenzione, anche critica, sempre riservata alla mia attività politico-parlamentare, mi impegna subito a rispondere, e non solo per ragioni di personale cortesia, ai quesiti, che mi sono stati posti, e alle legittime osservazioni degli attenti lettori di “Politica in Penisola“. Mi riservo, alla ripresa, a più di tre anni dall’inizio della legislatura, di fare un primo bilancio di questa esperienza parlamentare, senza sconti per nessuno, a cominciare da me stesso, da portare a conoscenza degli elettori.
Ho criticato, anche aspramente, da solo, la politica economica e finanziaria del Ministro Tremonti, pur riconoscendogli, nella prima fase della legislatura, il merito di avere salvaguardato i nostri equilibri finanziari pubblici, tanto precari, a causa di uno spaventoso debito pubblico, cumulato in passato, e di un patologico deficit di bilancio.
Lo testimonia, da ultimo, il mio intervento, in primavera, nell’Aula del Senato, sulla legge di stabilità e sul Piano Nazionale delle Riforme, nel quale, cifre alla mano, ora agli atti, contestavo una manovra, non strutturale e non sufficiente, che avrebbe aperto il varco ad ulteriori misure, negate sfacciatamente dal Ministro, nell’ordine di almeno 50/60 miliardi di euro, come si e’ puntualmente verificato. Sulla manovra in corso, prenderò la parola, di nuovo, in discussione generale, in Aula, sul testo definitivo e non mancherò di sottolineare limiti e contraddizioni, in particolare la volontà, sfida intollerabile all’antimafia, di voler dilatare all’infinito, per esigenze di cassa, il mercato del gioco d’azzardo! Un errore che il nostro paese, in futuro, pagherà caro! Tra le mie proposte per abbattere il debito pubblico, in presenza di una crescita economica debolissima, due sono note: la lotta radicale all’evasione fiscale, con il sequestro e la confisca dei beni dei grandi evasori, che darebbe un gettito di 50 miliardi per anno; l’abolizione dei privilegi di tutte le caste, non solo di quella politica, e di tutte le rendite parassitarie e corporative (rinvio, per ragioni di spazio, all’elenco completo della mie proposte di legge), che mi ha attirato, anche aggressioni verbali, da parte delle potentissime lobby economico-finanziarie colpite e di gruppi di potere, che manovrano anche la stampa cosiddetta indipendente.
Solo raramente le mie proposte hanno sfondato la cupola del complice silenzio dei media nazionali. Non si dimentichi che ho proposto, tra l’altro, l’abolizione dell’ordine dei giornalisti e tutti i contributi pubblici alla stampa.
Su questo fronte, nonostante la resistenza silenziosa di maggioranza e di opposizione, ho colto un piccolo, ma significativo, risultato (non parlerei di successo!), che è destinato ad avere dei seguiti: l’aggiornamento, da lunedì 5 settembre 2011, dei prezzi del ristorante del Senato, per il quale avevo minacciato lo sciopero della fame. Dall’esterno può sembrare poca cosa, ma, per chi conosce le liturgie del palazzo, costituisce il classico granello di sabbia, che può diventare una valanga.
Qualcuno mi ha accusato anche di demagogia, ma chi frequenta il web sa che la gente comune è stufa e che ulteriori ritardi della classe politica nell’adottare una trasparenza assoluta nella gestione della cosa pubblica, può preludere ad una crisi irreversibile della rappresentanza democratica.
Il risultato politico, tuttavia, che più mi ha confortato, è nell’aver posto, agli inizi in totale solitudine, il dramma nazionale del gioco d’azzardo al centro del dibattito politico e della pubblica opinione: due relazioni approvate, all’unanimità, dall’antimafia sulle infiltrazioni mafiose nel gioco cosiddetto lecito ed illecito, che attendono di essere discusse in Parlamento. In passato, silenzio totale. Dietro interessi finanziari enormi di gruppi politici di ogni colore e di organizzazioni criminali. Una denunzia pericolosa (per me), a giudizio di qualche mio preoccupato elettore! Anche questo è insignificante, caro direttore? A me pare di no! Non merito elogi, nè medaglie, magari alla memoria, ma ritengo di aver fatto il mio dovere di rappresentante del popolo sovrano, senza vincoli di mandato e senza appartenere a nessun gruppo di potere, economico o finanziario!
E continuerò a farlo, fino a conclusione della legislatura, senza riguardi per nessuno!
Raffaele Lauro
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