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Il soggetto del nuovo romanzo di Raffaele Lauro: POMPEIAN PROFECY (11 giugno 2009)
Di Raffaele Lauro (del 11/06/2009 @ 15:58:32, in Il commento politico, linkato 461 volte)
POMPEIAN PROFECY di Raffaele Lauro 1. Una giovane fanciulla di colore, Namina, appena quindicenne arriva in Italia, a Lampedusa, su una barca di nuovi schiavi. Ha subito già l’infibulazione, ma è di una bellezza statuaria, dai tratti principeschi, ha grandi occhi verdi su un corpo scuro, di ebano, un fisico perfetto nelle forme, una natura profetica, per cui suscita in tutti gli uomini che l’avvicinano un grande desiderio sessuale, specie nelle persone anziane. Il padre, un capo tribù maghrebino, l’ha venduta, per tale qualità, per una grande somma, ad un potente mercante di carne umana, che, dopo averla sessualmente testata, la fa arrivare direttamente sul mercato della prostituzione italiana. Prima a Napoli e, poi, per decisione della camorra, viene offerta ai clienti, di notte, sul viale antistante gli Scavi di Pompei. Neppure il boss locale della camorra ha resistito a Namina e, piccandosi di essere uomo di cultura, le impone il nome di un’antica e famosa prostituta pompeiana: Domitilla. Tra i cultori del genere, specie anziani, diventa immediatamente nota per le sue specialità erotiche, che pratica con perfezione scientifica e, sempre, senza alcun coinvolgimento fisico o emotivo. Domitilla è una ragazza intelligente e vuole capire non solo il perché della sua condizione, ma anche il significato del suo nome. Sera dopo sera, con i clienti, cerca di apprendere, finché le capita un anziano professore di letteratura latina, che le rivela la storia di Domitilla. Approfittando della sua “ produttività “ sessuale (Namina - Domitilla è ricercatissima!) chiede al capo camorra di visitare i “luoghi” di Domitilla: i lupanari, i calchi del Museo Vesuviano e, con l’aiuto dell’anziano professore, ogni traccia che la colleghi alla storia della antica donna ed alla sua tragedia umana, nel corso dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. . Consapevole della sua forza erotica e della potenzialità economica, la nuova “ Domitilla” propone al capo camorra di offrire un’emozione in più ai facoltosi clienti, che, ora, se la contendono a colpo di migliaia di euro: offrire i servizi sessuali, all’interno del restaurato lupanare di Pompei di notte. La camorra corrompe tutti (guardiani, polizia, etc.) e riesce ogni notte a ricreare, nell’antico lupanare, l’attività della nuova Domitilla. 2. Quanto più Domitilla esercita, di notte, nel lupanare, tanto più si immedesima nel ruolo dell’antica Domitilla e acquista progressivamente la consapevolezza che l’antica schiava sia una sua lontanissima antenata. La nuova e la vecchia Domitilla sono ormai la stessa cosa. Convertuntur. Le immagini della riduzione in schiavitù, antiche e recenti, si sovrappongono nella mente della ragazza: la partenza dal villaggio, le prime violenze, il passaggio in mare e la nuova terribile condizione di schiava del sesso. Nel corso degli amplessi, pagati profumatamente, Domitilla parla in latino e agli sconvolti (ed affascinanti) clienti, che poco comprendono, se non la straordinarietà della cosa, racconta la vita della Pompei antica. Solo l’anziano professore si rende subito conto di quanto sia accaduto e chiede a Domitilla di descrivergli le ultime ore di Pompei, dando fondo a tutte le sue risorse finanziarie (vende anche un appartamento!) per frequentarla di notte nel lupanare. La camorra si frega le mani per il grande affare, ma non percepisce quanto stia accadendo. 3. Man mano che trascorrono le settimane, Domitilla diviene sempre più inquieta, sofferente. Nel corso dei servizi erotici, appare sempre più alterata e sconvolta, si sente progressivamente travolta da uno spirito profetico. I clienti credono si tratti di ulteriori “performances” dell’ormai famosa prostituta nera e se la contendono a colpi di migliaia di euro. Solo il professore coglie il messaggio profetico, che, prima in modo frammentario, e, poi, in maniera sempre più precisa, viene da lui ricostruito, come “voce profonda” del magma incandescente. È imminente una nuova eruzione del Vesuvio, devastante, che produrrà milioni di morti e colpirà l’intera area vesuviana. Il professore è tormentato se avvertire o meno le autorità, a partire dal prefetto, nel timore di dover svelare la inverosimile storia e passare per un vecchio, vizioso ed esaltato. Pensa anche di avvertire il boss della camorra, ma, poi, la paura di ritorsioni su Domitilla lo fa desistere. Man mano che si avvicina la data profetizzata, il professore viene preso da una sorta di fascino dell’evento, cresce in lui non tanto il desiderio di verificare la profezia della donna amata (ne è certo!), quanto viene preso dalla bellezza di una tragedia, così vasta, e dalla lezione della storia. Tenta di confessarsi anche dal suo padre spirituale, nella Basilica della Madonna del Rosario, ma ne riceve solo un conforto pietoso, come rivolto ad un vecchio satiro, ad un maniaco. 4. Il professore si adopera da solo per organizzare la salvezza di Domitilla. Prepara un piano dettagliato per farla sfuggire al suo tragico destino. Ma Domitilla pone come condizione che anche il professore fugga con lei. Lui non vuole partire, vuole essere presente e vivere, consapevolmente, la rinnovata tragedia. La data è vicina. In quella notte, in quell’alba, la terra comincerà a tremare. 5. Decidono allora di non partire, eroi consapevoli degli eventi, di vivere consapevolmente la loro tragedia. Liberatoria, per Domitilla, della schiavitù, e, per il professore, della vecchiaia incombente. Non gli par vero al professore di morire nelle viscere della Storia, di quella storia antica, tanto amata, come una ragione di vita. Il professore affitta per un’intera notte Domitilla e si reca nel Lupanara, al modo consueto. Parlano, nell’attesa della vita e della morte, in una tenera notte d’amore e di affetto. Poi, all’alba, un urlo di Domitilla accompagna l’inizio del terremoto e dell’eruzione devastatrice.