Interpellanza Lauro su Facebook ai Ministri Gelmini e Meloni (Senato, 11 dicembre 2010)
LAURO - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e della gioventù
Premesso che:
- nel caso di social network, come Facebook, risulta di fatto impossibile garantire la privacy, perché è l'utente stesso che immette volontariamente i propri dati in rete, nel momento in cui compila il proprio profilo, all'interno del quale possono essere presenti la propria foto, il nome e il cognome, l'indirizzo, il tipo di lavoro, gli hobbies ed altro. Tali informazioni sono, peraltro, disponibili per ogni 'amico' collegato alla rete virtuale dell'utente. Benché alcuni utilizzino uno pseudonimo e, al posto della foto personale, talvolta inseriscano la foto di un personaggio famoso o un disegno, la maggior parte degli utenti sceglie comunque di presentarsi con le proprie reali generalità;
- l'iscrizione a un social network, come Facebook, comporta automaticamente l'accettazione del contratto d'uso, che prevede, oltre alla cessione al titolare del sito dei diritti d'uso dei contenuti immessi, la non responsabilità della società per i danni che l'utente può subire a causa dell'uso del sito stesso,
considerato che:
- i social network prevedono un limite d'età per l'accesso e l’iscrizione, ma poiché non esiste alcun modo di verificare se l'età dichiarata dall'utente corrisponde a quella reale, di fatto qualunque minore intelligente può con facilità iscriversi, ad esempio, al sito di Facebook;
- i minori e i giovani in generale immettono in rete dati sensibili con facilità, sia perché non posseggono la stessa concezione della privacy delle generazioni più vecchie, sia perché non ritengono che i dati sensibili costituiscano una fonte di potenziali pericoli;
- i minori possono essere fatti oggetto di bullismo attraverso la rete (il cosiddetto cyberbullismo), sotto forma di aggressioni verbali e minacce più o meno spinte, ma possono evitare di farne parola con i propri genitori, con altri parenti, o con i conoscenti. Entra in gioco, infatti, un meccanismo di blocco psicologico dovuto, a seconda dei casi, alla paura che si avverino le minacce ricevute, oppure al senso di vergogna per essersi ritrovati vittime impotenti della situazione;
- i minori possono anche essere fatti oggetto di attenzione sessuale da parte di singoli individui o gruppi organizzati. Anche in questo caso è possibile che i giovani non rivelino ad alcuno la situazione per senso di vergogna o per il timore di punizioni da parte dell'adulto;
- alcuni minori trascorrono molte ore nei collegamenti a uno o più social network. Di per sé questo comportamento non provoca arresti dello sviluppo o danni irreversibili a livello della personalità, ma, di fatto, limitando le interazioni fisiche del minore con i coetanei e con il proprio contesto di vita, può condurre a una sorta di "analfabetismo emotivo", cioè alla difficoltà - da parte del minore prima e dell’adulto poi - sia nel gestire le complesse dinamiche di rapporto con le persone reali che nell'assumersi la responsabilità delle conseguenze che le proprie parole e le proprie azioni generano nell'altro,
si chiede di sapere se il Governo intenda intervenire:
- per costringere i gestori dei siti a rendere ben evidente l'informativa relativa alle condizioni d'uso; a differenziare i livelli di consenso al trattamento dati (compresa l'indicizzazione del profilo nei motori di ricerca); a consentire all'utente la propria cancellazione dal sito tramite una procedura chiara e di facile accesso (di recente anche Facebook ha reso più semplice l'identificazione del procedimento cancellazione);
- per incoraggiare gli utenti a usare uno pseudonimo al posto del vero nome; a non immettere dati sensibili come la propria foto, il proprio indirizzo, la propria sede di lavoro, le scuole o le università frequentate e in genere tutti quegli elementi della propria biografia che possano consentire la localizzazione dell'utente; ad accettare l'amicizia nell'ambito del social network solo nel caso di persone già ben conosciute in contesti reali;
- per promuovere campagne di sensibilizzazione dei genitori,attraverso i media (TV e giornali), invitando le famiglie a non trascurare la conoscenza di come i figli utilizzano la rete e a non rifuggire dal dialogo con loro;
- per promuovere anche campagne di sensibilizzazione rivolte direttamente ai minori e finalizzate all’uso responsabile e intelligente dei social network;
- per costituire, quanto prima, un osservatorio nazionale e/o più osservatori regionali finalizzati alla raccolta di informazioni e allo studio delle attuali modalità di utilizzo della rete da parte dei giovani, nonché incaricati di monitorare gli effetti delle nuove tecnologie sulla vita e sul comportamento delle giovani generazioni;
- per dotare i computer destinati ai minori, tramite predisposizione già al momento dell'acquisto, di programmi-filtro con i quali gli adulti possano limitare gli accessi a siti potenzialmente dannosi o non sufficientemente sicuri.
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