Progetti in corso di realizzazione

 

 

 

Progetti 2007


A) "L'egemonia culturale della sinistra in Italia nel secondo dopoguerra (dal 1946 ad oggi) ed altri saggi"

Saggio politico:

L'egemonia culturale della sinistra

La questione islamica

La sinistra tra riformismo e massimalismo

Le trasformazione della democrazia.


B) Il traditore

Romanzo:

Un brillante musicista di trentacinque anni, Gabriel, di ricchissima famiglia ebrea americana, pianista, concertista di fama mondiale, improvvisamente, senza alcun apparente motivo, annulla i concerti, programmati dal suo agente di New York per dieci anni in tutto il mondo, abbandona la carriera artistica e si rifugia ad Ibiza, isola delle Baleari. Acquista, vicino a S. Antonio, una casa rustica e un appezzamento di terreno coltivato a mandorli. L'agente e il rappresentante della sua casa discografica, preoccupati, lo raggiungono ad Ibiza e cercano di convincerlo a rientrare, lo minacciano con le penali, ma Gabriel è irremovibile. Pagherà le penali, ma non ne vuol più sapere di applausi e di pubblico. Ha portato con sé soltanto il pianoforte a coda, che sistema al centro, nell'unico ambiente ampio della casa, e che suona tutte le notti, quando è certo che nessuno lo possa ascoltare. Di mattina dorme e, nel pomeriggio, si dedica alla coltura dei mandorli del suo fondo con l'aiuto di un vecchio contadino spagnolo, Juan, che gli insegna i trucchi del mestiere. Man mano che il loro rapporto cresce, Gabriel confida a Juan di essere un "traditore", come lo ha sempre definito suo padre, ricco finanziere di Wall Street (Gabriel è stato un eretico, perché ha tradito la religione familiare, le aspettative del padre per una carriera nell'alta finanza ed, ora, anche la carriera artistica). In cambio, Juan, piano piano, quasi timoroso, gli svela il segreto dell'isola, la "rivelazione", come egli la chiama, cioè la visione dei mandorli in fiore nelle notti di luna piena, il loro fulgore, lo spettacolo di assoluto che riescono a comunicare. Inizia così l'attesa dei mesi precedenti la fioritura. Gabriel, frequentando la casa di Juan, scopre, per caso, senza rivelarlo, che il vecchio contadino, così saggio e colto, è in effetti un famoso scrittore spagnolo di Madrid che, da quaranta anni, vive isolato ed in incognito ad Ibiza. Juan diviene così per Gabriel il paradigma della sua stessa condizione di isolamento. I due continuano ad appellarsi in modo formale: Juan diventa per Gabriel il padre che non ha mai avuto. Infine, arrivano la fioritura-rivelazione! Con essa, Gabriel coglie la verità di un insegnamento di Juan: il vero traditore è chi tradisce se stesso, il proprio sentire, e non le aspettative altrui, della famiglia o di altri. Quella notte, Gabriel compone un pezzo per pianoforte dal titolo "Io sono come sono", lo dedica a Juan e lo esegue per lui, nell'incanto della notte lunare. Commosso, Juan gli rivela la sua vera identità e lo invita a ritornare alla musica. Ora non deve avere più paura di essere come è: Gabriel accoglie l'invito e promette a Juan che andrà via quando finirà la fioritura. Quando essa cessa, Gabriel lascia l'isola, lasciando in custodia a Juan la casa, il pianoforte e la coltura dei mandorli. Rientra a New York, dove il suo agente e la casa discografica lo riaccolgono, dopo un anno di assenza, con esultanza. Riprende la carriera concertistica, ma con una clausola inderogabile con l'agente: si rifuggerà, ogni anno, ad Ibiza, nella sua casa, nella stagione dei mandorli in fiore. La ripresa della carriera è trionfale. Il tempo dei mandorli in fiore ritorna. Gabriel ritorna a Ibiza, questa volta in compagnia. Juan lo accoglie commosso e lo abbraccia: " Presentami la persona che è venuta con te ".

C) Memory

MEMORY (o LA GIORNATA DI MEMORY)
Lungometraggio a colori (e in bianco e nero)

Soggetto di Raffaele Lauro
Sceneggiatura: Raffaele Lauro, Bruno Montefusco e Gianni Caliendo


Roma. Stadio Flaminio. Esterno notte.

Mentre scorrono i titoli di testa, un’auto di grossa cilindrata si avvicina e si ferma lungo un viale della prostituzione romana, allo Stadio Flaminio. Si scorgono dei transessuali in attesa di clienti. La macchina da presa inquadra frontalmente l’interno della vettura. L’uomo che è alla guida, è giovane, bello, elegante, meno di trent’anni, fuma un mezzo sigaro. La donna, che gli è accanto, appare subito come una vecchia prostituta dal volto ancora piacente, truccata in modo evidente, con uno strano cappello in testa. L’uomo scende dall’auto, gira intorno ed apre, quasi con enfasi, lo sportello di destra, come se dovesse scendere dall’auto una gran dama. La donna, con qualche difficoltà, scende dall’auto, si gira, raccoglie le sue cose dal sedile (la borsetta e un piccolo registratore). L’uomo le bacia la mano, ancora con uno stile perfetto ed enfatico, poi la guancia, richiude lo sportello, si rimette alla guida e parte a razzo, sgommando. I titoli di testa si chiudono sul volto della donna, che ora è sul marciapiede e segue, con uno sguardo affettuoso, l’auto che si allontana.

Ora la donna è sul marciapiede, appare molto affaticata. Le si avvicina un giovane trans, bellissimo, alto e splendido su tacchi vertiginosi, l’abbraccia premuroso e le chiede con un gran vocione, con inflessione brasiliana: "Memory, come è andata: sei stata  via più di due ore?". La risposta è secca: "Come sempre, tanto gentile e tanto ossequioso". "Ti ha pagato bene?". "Al solito. Ora, però, sono stanca, voglio tornare a casa, mi sento stanca e, poi, domani mattina debbo andare a Monteverde a ritirare dalla portiera quella lettera proveniente da Londra. Chissà di che diavolo si tratta. Altri guai, certamente!". Il giovane trans, preoccupato: " Chiamo il taxi e andiamo a casa, non ti lascio sola". La scena si chiude con il giovane trans che chiede, sul cellulare, di un taxi.

Una piccola casa sbrecciata, su due livelli, sulla Tiburtina, con un piccolo giardino pieno di rose fiorite. Mattina tardi. E’ una bella giornata  di fine giugno, a Roma.

La macchina da presa indugia su di un piccolo giardino pieno di rose, su di una cuccia di legno e su di un cagnetto, bianco e nero, meticcio, che si muove per il giardino. Voci (off) provenienti dall’alto, da una finestra aperta. Il cagnetto, attratto dalle voci familiari, abbaia in direzione della finestra del primo piano. Una voce di donna (off), dall’alto, lo zittisce: "Basta Scilla, dormono tutti!". Il cagnetto smette di abbaiare. Si sentono le stesse voci (off). La macchina da presa,  come attratta da quelle voci, che vanno in crescendo e cominciano a distinguersi, entra in casa, percorre e indugia, al piano terra, in due piccole stanze (si capisce dai/dalle dormienti, dall’arredo, dall’abbigliamento sparso in giro, che si tratta di una casa-comunità di transessuali prostituti: vestiti splendidi, manifesti di drag-queens ed icone omo, mura sporche), sale la piccola scala interna, arriva al primo piano e si ferma in una camera da letto matrimoniale. Il giovane trans della sera prima è ancora nel letto matrimoniale, coperto da un lenzuolo, senza trucco e senza parrucca. Anche se assonnato si capisce che si tratta di un ragazzo bellissimo. In piedi, la vecchia prostituta della sera prima, quasi irriconoscibile, se non per i lineamenti, completamente trasformata in una anziana signora piccolo-borghese (dai capelli dipinti biondi, intercalati con fili di grigio, con un volto ancora bello, ma sofferto), sta per prepararsi ad uscire di casa. Nessuno potrebbe riconoscere, se non con un’analisi attenta, in quella garbata signora, con una grande borsa, la vecchia prostituta imparruccata della sera prima. "Memory, sei sicura di voler andare da sola a Monteverde. Ci manchi ormai da due anni!" le chiede, ancora assonnato, il giovane. "Non ti preoccupare di me, Ayrton. Pensa, piuttosto, a cucinare più tardi qualcosa per tutti, perché non so quanto tempo impiegherò e di che rottura di scatole si tratti. Gli altri sono tornati all’alba, li ho sentiti e saranno stanchi. E non dimenticare di dar da mangiare a Scilla, che già protesta". Il giovane si alza dal letto, completamente nudo (fisicamente potente ed ancora con tutti gli attributi maschili), abbraccia la vecchia donna con affetto e con grande tenerezza, le accarezza il volto: "Sei emozionata di tornare, di nuovo, là, mamma?" le chiede con un dolce sussurro. Non la chiama più Memory, ma mamma! La donna non risponde, si capisce che è turbata, che avverte una grande sofferenza interiore. Tuttavia, dopo aver restituito una carezza sul volto del ragazzo, gli chiede: "Chiamami un taxi, Ayrton, è meglio che vada. E’ tardi!".

Tarda mattinata estiva romana. Sulla Tiburtina. Interno taxi.

L’anziana signora è nel taxi. Chiede all’autista di portarla a Monteverde Vecchio, perchè, dopo, gli preciserà la strada. Il taxista è, al solito, ciarliero e curioso. La donna risponde malvolentieri, come se fosse immersa nei suoi pensieri. Quello incalza: anch’io ho abitato da giovane a Monteverde Vecchio, bel quartiere, conosco tutti, ma lei è originaria di Monteverde Vecchio? quasi una provocazione. La donna, dopo le prime risposte date, molto vaghe (e che non soddisfano l’interlocutore, che è sempre più incuriosito di quella anziana signora, così silenziosa e malinconica), precipita in un silenzio senza ritorno. Quello, inveendo contro pedoni e automobilisti (il traffico è caotico), riattacca su altri temi: il traffico non è cambiato dopo il Giubileo, a che sono servite tante opere etc....Intanto si completa il percorso sul Lungotevere fino al Gianicolo e a Monteverde Vecchio, attraverso Porta San Pancrazio. "Quale strada?" chiede, avido, l’autista, girandosi verso il sedile di dietro, quasi a scrutare il volto della signora. "Mi lasci a piazza Rosolino Pilo" tronca la signora. Il taxi è fermo nella piazza di Monteverde Vecchio. La donna paga e scende dal taxi. La voce (off) del taxista, con accento romanesco: "Eppure... a lei, mi sembra già di averla vista". La donna non risponde

Monteverde Vecchio. Piazza Rosolino Pilo. Parcheggio taxi. A colori, ma lividi, quasi smorzati, plumbei.

L’anziana signora è in piedi. Sola. Si guarda intorno in modo circospetto, quasi a scrutare il via vai delle signore in giro per la spesa. Getta lo sguardo al bar dell’angolo e vede un gruppo di donne intente a prendere il caffè e a chiacchierare tra loro. Il volto della donna si intristisce. Stringe al petto, come uno scudo, la grande borsa che ha portato con sé, quasi a difendersi dai ricordi, che le precipitano addosso.

Flash back. Esterno giorno. Tarda mattinata estiva - Lo stesso bar di Monteverde Vecchio, con tavolini all'aperto. Colori, pieni, luminosi e vivaci (il tempo della serenità borghese)..

La donna, ancor più giovanile e bella, bruna, quasi corvina, elegantemente vestita, è seduta con un uomo, anch’egli elegante, più anziano di lei, allo stesso bar, ad un tavolino all’aperto in compagnia di altre due signore. Ridono. Scherzano tra loro. Dalla conversazione si coglie che Carmen, di origini siciliane, vive felicemente con Frank una serena terza età in quel quartiere residenziale di Roma, a Monteverde Vecchio. Frank, un anglo-italiano di origini napoletane, di settantacinque anni, ben portati, l’ha incontrata vent’anni prima in Sicilia, quando è rientrato definitivamente in Italia da Londra, dove ha gestito, a Bedford Street, vicino Trafalgar Square, per circa trent’anni, un ristorante italiano, chiamato appunto Spaghetti House. Frank ha lasciato a Londra un figlio naturale, avuto da una compagna inglese, Martin, con problemi di alcool, al quale ha lasciato in gestione il ristorante. Questi continua a dargli, da lontano, molte preoccupazioni, perché il ristorante va a rotoli. "A pensare - pensa Frank - che nel mio ristorante cenava la principessa Diana". La donna, di dieci anni più giovane, nonostante i suoi sessantacinque anni, dimostra, a causa di un’altera bellezza e di un’eleganza sobria, un’età ancor più giovane. A tal punto che spesso chi li incontra la prima volta, pensa trattasi di padre e figlia. La coppia, che non ha prole né parenti a Roma (i parenti di origine dei due vivono in Campania ed in Sicilia, appunto), abita un bell’appartamento in affitto, con vista sulle Mura Gianicolensi, e conduce una vita da anziani benestanti, con la pensione di lui, una cospicua rendita assicurativa e la rendita del ristorante (sempre più ridotta per l’incapacità del figlio a gestire la situazione). La loro giornata è scandita da un rituale immutabile: la prima colazione in piazza Rosolino Pilo (all’aperto, se la stagione lo consente, con altri amici del quartiere), l’acquisto dei giornali (Frank esibisce sempre sotto il braccio il quotidiano di Londra, il Times, a segnare la differenza dagli altri), la spesa nel mercatino, la canasta (o altro gioco) pomeridiana con alcuni amici di Monteverde Vecchio, la messa di domenica e, dopo, l’acquisto dei dolci alla pasticceria di Monteverde. Qualche volta, un musical al Sistina (Rugantino o altro?). Frank ama i musicals, e racconta a tutti, fino alla noia, di quelli, tanto più famosi, visti a Londra, a TheatreLand, nel quartire degli spettacoli, dove ha condotto, nell’ultimo viaggio, anche Carmen. L’uomo, con un chiaro accento italo-british, racconta dell’ultimo viaggio a Londra fatto insieme con Carmen, che visitava Londra la prima volta, e delle cose che è riuscito, in una settimana, a farle vedere. Lei interloquisce sulle mète turistiche della capitale inglese (le classiche) e si emoziona, quando, entusiasta, racconta alle amiche, della commedia musicale Cats, da decenni in cartellone, vista a Londra e di quella canzone Memory che non riesce più a togliersi dalla mente.

Flash back. Esterno sera Londra e, poi, interno sera teatro, più altri flash back.

Mentre lui racconta, parte un altro flash back con le immagini di loro due a Londra di sera, prima fuori dal teatro e, poi, in platea, con brani della famosa commedia. Le immagini di Londra (uscita di loro due commossi dal teatro, con Carmen che cerca di canticchiare la canzone?) si chiudono sulla voce (off) di lui "Ora mi tocca, ogni sera ed ogni mattina, riascoltare Memory!.Non ti preoccupare, ho ordinato al negozio di hi-fi una cuffia senza fili. Così potrò ascoltarla in pace tutte le volte che voglio" gli risponde Carmen (raccordo in voce con il primo flash back). Tutti i flash back a teatro, dolci e distensivi, vengono intercalati con altri flash back, violenti e sgradevoli, di Frank con il figlio Martin (Carmen, ignara della situazione, visita il British Museum e la National Gallery), che svelano il motivo vero della visita di Frank, a Londra. La presa d’atto del fallimento del ristorante e della ripresa alcolista del figlio (scena a ristorante con i creditori e i dipendenti senza stipendio, scena nel w.c. della discoteca con il figlio ubriaco, scena con inseguimento del figlio nelle strade e nei gardens di Soho).

Monteverde Vecchio. Piazza Rosolino Pilo. Parcheggio taxi.

L’anziana signora è ancora in piedi, quasi in trance. E’ commossa. Un colpo di clacson la scuote, si sposta, cammina come un automa, si guarda di nuovo in giro e si rifugia nella chiesa vicina. Entra, sempre circospetta, nella penombra. Percorre la navata di destra fino all’altare centrale. Si gira verso i banchi vuoti.

Flash back. Interno e poi esterno giorno - Chiesa di Monteverde Vecchio. Dal colore, pian piano, al bianco e nero( il tempo della disperazione)

Carmen rivede i funerali del marito, morto all’improvviso di infarto, poco dopo il rientro da Londra. La solidarietà di un giorno degli amici e dei parenti, venuti da lontano. L’abbandono successivo da parte di tutti. La solitudine. L’arrivo, dopo una settimana, del figlio inglese di Frank, Martin, alcolizzato a trent’anni, che, con la scusa di volerla aiutare e discutere del ristorante, ne carpisce prima la fiducia e, poi, la deruba di tutto: gioielli e denaro in banca. La scoperta del segreto di Carmen. Non era la moglie di Frank, ma una convivente. Perde, così, la pensione, la rendita assicurativa e l’assicurazione sulla vita di Frank. Non ha più nulla. In due mesi la condizione di vita di Carmen si è  rovesciata. Inizia il cammino della disperazione. Viene respinta, in momenti successivi: dai parenti campani, dalle istituzioni (non ha versato mai un contributo e non ha diritto a nessuna prestazione, alla faccia dei proclami dello stato sociale) ed anche dalla Chiesa cattolica di appartenenza (la scoperta della condizione di non sposata ha provocato scandalo nella comunità di Monteverde). Carmen vende le ultime cose utili. Cerva lavoro, anche come lavapiatti, invano: è troppo anziana! Viene buttata fuori dall’appartamento e diventa una delle tante homeless della Roma di notte (contrasto tra lo splendore del Grande Giubileo e la vita della barbona). Sulle immagini di vita della barbona, che adotta un cagnetto meticcio, preso dalla strada e battezzato Scilla, si chiude il lungo flash back: " Ci faremo compagnia, Scilla !".

Monteverde Vecchio. Esterno giorno.

La donna entra, quasi timorosa, in un elegante palazzina in via delle Mura Giancolensi. La portiera, Agnese, una romana autentica, la riconosce, l’abbraccia e la invita nella casa del portierato: "Come sta? Venga, venga, signora Carmen, venga, ora c’è l’intervallo, cosi possiamo parlare in pace. Mio marito è andato fuori Roma, a Tivoli, dove abbiamo quel po’ di terra e gli animali. Si ricorda le uova fresche che le portava per suo marito.....(si coglie l’imbarazzo).. Frank. Mio marito ormai si divide tra l’orto e Internet, ed io faccio la schiava". La donna, in un primo momento, si rifiuta. La portiera insiste ed ottiene che la signora Carmen mangi qualcosa con lei. "Non dimentico mai quello che ha fatto per me e per mio marito: aiutarci nei momenti difficili. Meno male che sono riuscita a rintracciarla per telefono presso quelle sue amiche della cooperativa di pulizie, al Tiburtino. Mio marito dice che la lettera è di un avvocato di Londra, molto importante. Ha visto il nome dello studio su Internet". Dal dialogo delle due donne si capisce che Carmen aveva mantenuto un filo di comunicazione con la portiera, pur senza rivelarle tutta la verità, il ché ha consentito, a quest’ultima, di rintracciarla. Apre la lettera, è incredula, si commuove. L’avvocato di Londra le comunica che l’amministrazione inglese, in base ad un sentenza innovativa sulle coppie conviventi, le riconosce la pensione di reversibilità, gli arretrati e la solida assicurazione sulla vita. Alla lettera è allegato un primo assegno. Si tratta di una cifra significativa, anche per il cambio particolarmente favorevole da sterlina a lira (o euro). " Meno male - urla la portiera Agnese - così potrà tornare da noi e non fare più le pulizie a ore". Ma Carmen, con fermezza, la corregge e, con orgoglio, si rivela: " Sono stata costretta e fare la puttana per salvarmi. Non tornerò più a Monteverde".

Roma . Lungotevere. Interno taxi. Giorno (p.m.)

Carmen-Memory è sulla via di ritorno in taxi. Tira fuori dalla borsa e rilegge, ancora incredula, la lettera. Il suo volto è rigato di lacrime. Getta lo sguardo fuori dal finestrino, sul Lungotevere e ripensa a quei transessuali che le sono stati solidali e, in particolare, ad Ayrton che le ha salvato la vita.

Primo flash back (nel taxi) .Lungotevere. Esterno notte. Bianco e nero

La vecchia barbona tenta di scavalcare il parapetto di Ponte Milvio per suicidarsi. Il cagnetto abbaia forte. Accorre un giovane travestito, Ayrton, che la salva e la porta con sè nella casa sulla Tiburtina. L’assiste e si adottano, come madre e figlio.

Secondo flash back nel taxi .Casa sulla Tiburtina esterno sera e, poi,  Stadio Flaminio esterno notte. Tutto bianco e nero

E’ la prima sera che Carmen decide, per solidarietà con chi l’ha aiutata e per protesta contro le istituzioni, di prostituirsi. Viene vestita in casa, con molta allegria, dai travestiti (una sorta di rito di investitura?) e battezzata con un nome d’arte. "Ognuno di noi, nel giro, ha un nomignolo, tu come ti vuol chiamare?" le chiedono in coro. Carmen risponde: "Memory". Risate e gags.

Al Flaminio, però, una banda di giovinastri fascistoidi da un’ auto la insulta:

" Vecchia troia, tornatene a casa". Ayrton la difende. Il branco scende dall’auto, pesta e cerca di violentare Ayrton. Le urla di Memory. L’arrivo degli altri travestiti in soccorso. Ayrton sanguinante. Memory  con in grembo Ayrton sanguinante.

( scena alternativa: l’uso del preservativo!)

Casa sulla Tiburtina. Interno sera.

La donna è seduta a tavola con i suoi amici travestiti. Stanno cenando. Ridono e scherzano. Brindano: "Ora, Memory, sei ricca, ci lascerai ". La donna non risponde. " Dai, vieni a battere con noi per l’ultima volta". La donna fa un cenno negativo con il capo. I travestiti, mezzi brilli, escono per andare battere. Ayrton, malinconico, si trattiene ancora un po’; poi l’abbraccia a lungo, prima di uscire. La donna rimane sola. Torna nella sua stanza. Mette un cd. Si stende sul letto. Si sente, finalmente, la canzone di Memory  con la voce di B. Streisand.

Ingresso Discoteca Alpheus. Esterno notte.

Un folla di giovani si accalca all’ingresso. Molti travestiti. Gran festa della trasgressione (in un giorno particolare?). Delle drags cantano sul palcoscenico. Memory dovrà parlare. Memory, vestita da puttana, va al microfono ed annunzia che con il danaro ricevuto e che continuerà a ricevere da Londra, costituirà un comitato di assistenza e di solidarietà per tutti gli emarginati e i malati di AIDS. Conclude il discorso, tra canti e urla di gioia: " Io resto dalla vostra parte, io resterò con voi, per sempre!". Mentre scende dal palcoscenico, le si fa incontro, tra la folla scalmanata, il giovane della prima scena, vestito, come sempre, in giacca e cravatta. Era un giornalista, non un cliente. Bacia la mano a Memory, l’abbraccia e le consegna la prima copia del libro che ha pubblicato su di lei e sulla sua storia, dal titolo, appunto:" Memory": "Manca l’ultimo capitolo, signora!". "Quello lo scriveremo noi tutti, insieme" risponde la donna, circondata dai suoi amici.

Titoli di coda sulla festa all’Alpheus.

Primi appunti:

Al di là delle lievi citazioni (De Sica ed Almodòvar), il film, che vuole essere una denunzia contro l’ipocrisia e la crisi dello stato sociale gestito dalle istituzioni, dovrà fare piangere ed anche ridere gli spettatori, dimostrando che la solidarietà umana è più frequente presso gli emarginati che altrove. I valori essenziali sono presenti in chi viola, apparentemente, la morale comune (i prostituti), e non in chi li proclama (l’ambiente borghese di Monteverde Vecchio). Il film ruota sulla protagonista femminile (C. Deneuve, o un’altra attrice internazionale o Virna Lisi) e sul travestito brasiliano Ayrton. Il loro incontro è la realizzazione del legame madre-figlio (si salvano la vita a vicenda), del figlio che Carmen non ha avuto e della madre che Ayrton non ha mai conosciuto (Ayrton è nato nelle favellas di Rio ed è vissuto per la strada). La solitudine di Carmen deve mettere in evidenza la condizione delle conviventi senza tutela. Il dramma Frank - Martin drammatizzerà la crisi della famiglia e il tunnel dell’alcolismo giovanile. Il film non avrà, nonostante l’ambiente della prostituzione, alcuna scena di sesso. Dovrà essere un film a forte dimensione etica, in contrasto con l’ambiente degradato.

La scena finale dovrà essere corale, coinvolgente e significante: l’umanità può anche salvarsi, se diventa realmente solidale e se rinuncia al proprio egoismo per gli altri. I valori possono albergare in qualunque persona, al di là del ruolo sociale che ciascuno è costretto a giocare.  

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