Dune. La spiaggia dello Scandalo; il ritrovo della trasgressione, dove gli assatanati del sesso vagano tra l’intricato e complice fogliame delle splendide dune alla ricerca di un improbabile incontro d’amore, spesso più vagheggiato che reale; il luogo prediletto del popolo della diversità manifesta, spettacolare, nel quale si incrociano e si fondono, in un mix armonico ed incredibile, tutte le modalità genetiche della passione e tutte le sfumature naturali della carnalità.
Dune. La spiaggia della Natura; il ritrovo cosmopolita dei romani e degli ospiti stranieri, cioè del resto del mondo, dove famiglie intere, compresi i bambini, cercano rifugio alla calura opprimente dell’Urbe; il luogo prediletto di chi ama, pur non essendo un convinto naturalista , senza neppure la mediazione di un costume da bagno, l’incontro con il cielo, con il sole, con il mare e con una sabbia finissima, fredda di mattina, di fuoco a mezzogiorno e tiepida di sera.
Dune. La spiaggia della Libertà; il ritrovo di chi vuole liberarsi dalla nebbia, dall’umidità e dal freddo dell’inverno trascorso e rotolarsi nudo, bagnato e gocciolante d’acqua marina, sulla sabbia dorata, accogliendo sulla pelle i raggi del sole; il luogo dove vivi il tuo tempo presente fuori dal tempo e dalla storia, dalla tua storia, senza nessun scudo di protezione, e puoi seguire con la mente, ad occhi socchiusi, la penetrazione del calore nel tuo corpo, verso le ossa, in un processo di identificazione con gli elementi naturali e con i colori trionfanti.
Dune. La spiaggia del Gioco; il ritrovo che ti aiuta a ritornare fanciullo, dove abbandoni, senza fatiche, le sovrastrutture mentali, le fatiche del vivere quotidiano, le trappole angosciose dell’arrivismo e del tuo essere nella società dell’apparire; e ti senti, di nuovo, miracolosamente limpido, trasparente e, quasi, rarefatto, molecola per molecola, atomo per atomo, nell’aria solatìa del giorno; il luogo dove riscopri la spontaneità di un tempo, lo spirito vitale, e ti piace, senza inibizioni, correre, danzare, cantare e gridare, gridare al vento la tua gioia di vivere.
Dune. La spiaggia degli Oggetti misteriosi; il ritrovo di cose di grande forza evocativa, lasciate sulla battigia, come segno della presenza divina, da qualche divinità marina o, forse, abbandonate da qualche extracomunitario in fuga, perché senza permesso di soggiorno, perché illegale venditore di paccottiglia sulla spiaggia, perchè inseguito da due affannati agenti di polizia; il luogo della memoria, messa in moto da un groviglio bronzeo di amanti, da un omino di colore ( in legno africano o caraibico ? ), da due grandi sfere di marmo, precipitate dall’Olimpo, e da una bottiglia di vetro con veliero, frutto del lavoro sapiente di un marinaio solitario.
Dune. La spiaggia della Fantasia: -chi sarà mai lo scultore di quell’intreccio sapiente di corpi?
Un artista divino o terrestre?
Egli avrà avuto, come modelli, dèi mitologici in amore o se stesso in gioventù
con una giocosa amante, il cui ricordo è rimasto incancellabile?
Avrà voluto fissare in una posa il piacere di un incontro, rendendolo assoluto
ed immortale nell’arte?
- quali mani di artigiano hanno scolpito l’omino di colore dallo
sguardo fisso nel vuoto ?
Mani rugose di un africano o di un caraibico?
Quale batter di tamburi e quali danze rituali avranno accompagnato l’esecuzione
della misera opera, venduta poi, per pochi soldi, in un mercatino dell’Africa
o dell’isola di Antigua?
- quali strumenti magici, sapientemente utilizzati, avranno
levigato le due sfere di silicio, così leggere alla vista e così pesanti alla
presa delle mani?
Che funzione avrà loro assegnato l’ideatore celeste di quelle perfette e concluse
rotondità, se non quella, unica, di rappresentare la bellezza e la perfezione,
cantate dai filosofi delle origini che credevano la terra piatta, circondata
dal grande mare Oceano?
- quale marinaio, ufficiale o mozzo, avrà costruito, in vitro,
il veliero sul quale aveva navigato per settimane e settimane, nella tempesta
o nella bonaccia?
Un pacifico veliero commerciale o un aggressivo corsaro?
Quali rotte, nella sua lunga e faticosa vita, avrà battuto e in quanti porti
del mondo sarà approdato, custode silenzioso di speranza e di timori, di angoscia
e di salvezza?
L’occhio è applicato a quel collo di bottiglia, come ad un potente cannocchiale, per tentare di raggiungere l’orizzonte al tramonto, la costellazione dell’Acquario e del Capricorno, la più lontana galassia dell’Universo o le ragioni profonde della vita, dell’amore e della morte?