Negli occhi si è portato solo qualcosa del panorama esterno. Un pezzettino di cielo, l'ombra di una pianta rivelano
appena la rara presenza di una castigata natura.
Anche Giovanni Battista ha gli occhi chiusi. Solo la testa è ben evidenziata; per il resto ha perduto i contorni di
persona viva. Incombe e, come un padre, si fa custode di Gesù che, invece, si chiude indicando con le membra un circolo.
Quel cerchio della vita in cui il bimbo, non ancora nato si dispone. Tutto in Cristo, oltre che nel gesto, suggerisce
l'infanzia nel momento che precede l'ingresso al mondo, specie l'anatomia delicata e il gentile volto dormiente. Una
pausa innocente prima di immergersi nel flusso del suo destino divino che lo vuole Agnello per il sacrificio.
La composizione compatta, a piramide rovesciata, rammenta l'ineluttabilità di ciò che deve compiersi.
Queste due creature esprimono un legame di parentela con esperienze simboliste del secolo scorso e approdano al
nostro spazio e al nostro tempo come una trasgressione a quegli stessi modelli cui rimandano.
Così sul realismo del corpo di Giovanni cresce l'anomalia di una
metamorfosi fantastica contraddice la separazione tra riconoscibile e sconosciuto e la forma naturale è investita di
soffusa spiritualità.
La decisione sintetica con cui sono trattati i personaggi li pone fuori da qualsiasi ricalco dal vero. E' una pittura
precisa e veloce al tempo stesso, che manca di minuzia ma raggiunge il bersaglio.